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Fondazione Arena, per il PD "la rinascita passa per un'assunzione di responsabilità"

"Senza la riapertura dei termini della Legge, ottenuta dai deputati veronesi Pd (firmatari: Rotta, Dal Moro, Zardini) l'alternativa sarebbe stata il commissariamento senza nessun tipo di salvagente"

La decisione del Comune di Verona di ricorrere alla Legga Bray per salvare la Fondazione Arena, che sta attraversando un momento complicatissimo tra problemi di bilancio e rivolta dei dipendenti, ha dato il via ad un nuovo attacco dell'opposizione scaligera, giunto in uno nota firmata dai Democratici Michele Bertucco, Elisa La Paglia e Damiano Fermo, i quali chiedono che la rinascita dell'ente "sia effettiva e che a pagare sia anche il management che ha sbagliato". Ecco di seguito le loro parole diffuse agli organi di stampa: 

L'adesione della Fondazione Arena alla Legge Bray per il salvataggio delle fondazioni lirico-sinfoniche rappresenta l'estrema ratio, per nulla scontata, davanti ad una situazione di conti totalmente fuori controllo e dell'incapacità dell'attuale management di costruire un progetto industriale ed artistico in grado di supplire alla pluri-annunciata riorganizzazione della contribuzione statale con risparmi, razionalizzazioni e l'attrazione di investimenti privati.

Senza la riapertura dei termini della Legge, ottenuta dai deputati veronesi Pd (firmatari: Rotta, Dal Moro, Zardini) l'alternativa sarebbe stata il commissariamento senza nessun tipo di salvagente. Resta l'amarezza per l'incapacità del Sindaco di ritrovare un dialogo con le parti sociali dopo l'errore marchiano della disdetta unilaterale del contratto integrativo dei lavoratori.

Tutto ciò che l'amministrazione comunale e il management non hanno voluto e non hanno saputo fare in autonomia (il piano di risanamento, il piano di rilancio, la riduzione dei costi) ora dovrà essere fatto sotto la supervisione del commissario. E pensare che appena 20 giorni fa, durante il consiglio comunale straordinario, Sindaco e Sovrintendente escludevano categoricamente la possibilità di dichiarare lo stato di crisi.

Il Pd è pronto a fare la sua parte affinché la rinascita della fondazione sia effettiva e che a pagare sia anche il management che ha sbagliato: l'eredità di Girondini è pesantissima ed è tutta racchiusa nei bilancio 2014 i cui numeri temiamo di trovare pesantemente peggiorati in quello 2015: vendita di biglietti a picco; nessuna innovazione del progetto artistico; esposizione bancaria cresciuta di più di 5 volte dai 3 milioni di euro del 2011 ai 16 milioni del 2014; indebitamento verso i fornitori che ha raggiunto gli 11 milioni di euro; debito storico a quota 30 milioni; il fallimento del museo dell'Amo con cui Fondazione Arena si è di fatto accollata un debito che originariamente era del Comune; il mancato apporto di Arena Extra, società creata con il preciso scopo di integrare con l'extra lirica le risorse decrescenti della lirica.

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