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Traforo, Bertucco: "Tosi sbaglia, sono altre le vere ragioni del fallimento"

Per l'ex sindaco, il progetto non è stato realizzato a causa della crisi economica e della burocrazia. Bertucco: "Le vere cause stanno nella fragilità del raggruppamento di imprese che si è presentato alla gara"

La crisi economica e l'ostilità di pochi dirigenti comunali. Sono queste le motivazioni che non hanno fatto decollare il progetto del traforo delle Torricelle. Senza queste variabili, l'opera sarebbe già stata realizzata. Questo è quello che crede l'ex sindaco di Verona Flavio Tosi, ancora convinto che l'opera si possa fare, ma che manchi la volontà politica agli attuali amministratori della città, a lui avversi.

Come avverso a Tosi è sempre stato il consigliere comunale Michele Bertucco, da sempre contrario al traforo e contento perché il Comune potrà incassare la fidejussione da 8 milioni di euro dopo che il Tar ha respinto il ricorso di Technital. E di fronte all'insistenza dell'ex sindaco, Bertucco vuole fare un po' di chiarezza.

Chiamare in causa la crisi è un disco rotto - scrive Bertucco - Tosi dovrebbe leggersi con più attenzione il parere dell’Anac del 2014 in cui non solo si rileva che il promotore non ha tenuto per nulla conto della crisi di proporzioni globali di cui erano già noti quantomeno i primi sintomi fin dal 2008, e precisa pure che addurre l'imprevedibilità dei cicli economici equivarrebbe a sostenere l'ignoranza o la scarsa diligenza professionale dell'operatore economico. Far ricadere, poi, le colpe del fallimento sulla burocrazia significa non avere, da parte di Tosi, il minimo senso dell'autocritica. La burocrazia non c’entra un bel nulla, a meno che per burocrazia non si intenda la salvaguardia dei principi fondamentali di un bando di gara pubblico.

Dopo aver smontato le motivazioni tosiani, Bertucco ribadisce quelle che lui reputa siano le vere cause del flop del progetto.

Le vere cause dell'implosione del traforo stanno nella fragilità del raggruppamento di imprese che si è presentato alla gara con aziende vicine alla crisi e in formazione incompleta, perché priva del costruttore e del gestore - sostiene Bertucco - In sostanza il Comune, al momento di emanare il bando di gara del 2011, si è impegnato a realizzare un’opera imponente senza conoscere neppure chi, in quel raggruppamento, avrebbe costruito l'infrastruttura e con la consapevolezza che il progetto posto a base di gara, con il suo cronoprogramma e i suoi costi, era stato redatto senza la partecipazione del costruttore. Non solo. Si è emanato il bando in pieno Ferragosto e si è concesso ai concorrenti un tempo molto limitato per presentare le offerte. Come dire: se non venite, ci fate un piacere. A buon intenditor, poche parole. Quello che Tosi non vuole accettare è che, troppo spesso in Italia, i project nascono come libri dei sogni spacciati come fattibili, ma poi finiscono col chiedere al pubblico di intervenire cambiando le regole del gioco, con il rischio, per le casse pubbliche, di un enorme esborso dall'accoglimento di progetti sbagliati. Abbiamo rischiato di andare in quella direzione. Stiamo, purtroppo, notando che il traforo sta di nuovo diventando la bandiera acchiappavoti della politica. Ci auguriamo che il fallimento del progetto voluto da Tosi induca a mettere al centro del dibattito una seria progettazione di mobilità sostenibile.

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