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Il Veneto apre al fine vita, la Regione dovrà garantire percorso a chi ne fa richiesta

Approvata la mozione della consigliera 5 Stelle Baldin, che commenta: «Un bene per tutta la cittadinanza, data la carenza normativa». Contrario il Popolo della Famiglia: «Zaia rinsavisca»

Ieri, 2 maggio, è stata aperta una breccia verso una regolamentazione laica sul fine vita in Veneto. Il consiglio regionale ha infatti approvato a maggioranza la mozione con cui la consigliera del Movimento 5 Stelle Erika Baldin chiedeva un impegno a garantire per tutti la massima libertà possibile sul fine vita.

Due i voti contrari alla mozione e sei gli astenuti, mentre 32 sono stati i voti favorevoli. Un risultato raggiunto anche grazie alla libertà di coscienza accordata dai capigruppo alle consigliere ed ai consiglieri. Con questo via libera, in sintesi, la giunta regionale dovrà individuare un percorso oggettivo e rapido per tutte le persone che avanzano richiesta di fine vita. Inoltre, sempre la giunta dovrà promuovere in tutte le istituzioni il principio per cui il ruolo della politica è quello di garantire la libertà di scelta, astenendosi da qualunque intervento, anche ideologico, potenzialmente in grado di condizionare la libera scelta dei cittadini.

«Un grande successo - ha commentato la consigliera Baldin - Un bene per tutta la cittadinanza, data la carenza normativa nel settore. C’è stato chi ha dovuto accumulare debiti per potersi recare in una clinica svizzera a porre fine alle proprie sofferenze. Ora il Veneto viene loro incontro, garantendo un percorso eguale in tutte le Ulss e la vicinanza dei propri cari al momento del commiato».

La mozione ha preso le mosse dal caso del vicentino Stefano Gheller, il 50enne di Cassola affetto da una rara forma di distrofia muscolare, che lo scorso ottobre si è visto prestare l’assenso dell'Ulss 7 Pedemontana alla richiesta di fornitura della strumentazione e dei medicinali da autosomministrarsi per il fine vita. «Di grande importanza - ha aggiunto Erika Baldin - è stato anche l’impegno dell’associazione Luca Coscioni, la quale ha raccolto oltre settemila firme nel territorio veneto, a sostegno del progetto di legge regionale per il suicidio assistito. Anche questa volontà, trasversalmente espressa dalla cittadinanza, è servita a sensibilizzare il consiglio».

E il progetto di legge proposto dall'associazione Luca Coscioni viene sostenuto anche dalla consigliera de Il Veneto che Vogliamo Elena Ostanel, che ieri ha votato a favore della mozione di Baldin. «L'aula ha dimostrato sui temi etici una maturità che la società veneta aveva già raggiunto da molto tempo - ha commentato Ostanel - Il prossimo passo è quello di far proseguire il cammino della proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul fine vita. È sui temi etici che si misura la civiltà di una nazione e il suo progresso. Ora la nostra assemblea regionale è chiamata a convalidare le firme raccolte e a discutere questo progetto di legge in commissione, senza preconcetti e senza barricate politiche da difendere, ma pensando unicamente al bene dei malati, delle persone la cui volontà, in questo tema così dedicato, deve essere ascoltata e protetta».

E dall'esterno del consiglio regionale si è alzata la voce contraria al fine vita del Popolo della Famiglia, il cui coordinatore regionale Massimiliano Zannini ha commentato: «La mozione approvata in regione è una mozione che parla di "cura dei malati" quando in realtà ne propone la mattanza. Luca Zaia rinsavisca e capisca che quel che lui considera "modernità" è in realtà un profondo tradimento delle radici culturali e religiose del popolo veneto che mai si piegherà alla cultura della morte e resta un popolo saldamente collegato ad un radicamento che fa del rispetto degli anziani sofferenti un architrave di cultura e sguardo del futuro. Il governatore si prodighi invece con estrema urgenza affinchè la sanità pubblica sia accessibile a tutti i pazienti nei tempi previsti dalle prescrizioni mediche, riducendo le eterne liste di attesa che li costringono a ricorrere ingiustamente alla sanità privata a pagamento e creando di fatto pazienti di serie A e serie B».

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