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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Crisi governo M5S-Lega, Luca Zaia: «Ho sentito troppi "no". È la fine di un'agonia»

Duro commento del governatore della regione: «Stiamo ancora attendendo una risposta in merito all'autonomia del Veneto, nonostante siano passati 660 giorni dal referendum»

La crisi del governo M5S-Lega continua a suscitare reazioni ai più diversi livelli della politica nazionale. Tra coloro i quali certamente non si stracceranno le vesti nell'assistere alla conclusione dell'esperimento di potere gialloverde, vanno sicuramente annoverati i governatori delle regioni Lombardia e Veneto. Sia Fontana che Zaia avevano avuto modo di trattare direttamente con il premier oggi sfiduciato Giuseppe Conte, su quello che è forse uno dei veri motivi silenziosi della crisi di questi giorni: l'autonomia. Che gli ambienti della Lega non digerissero facilmente i tentennamenti su un tema a loro così caro, è cosa di per sé evidente, ma oggi un po' oscurata dal presunto "incidente di percorso" sulla Tav, vera maschera di una strategia politica che Matteo Salvini e i suoi fidi consiglieri a là Giancarlo Giorgetti, non hanno certo aspettato l'ultimo voto in parlamento sull'alta velocità per pensare di mettere in atto.

L'idea che la crisi si sia innescata per il presunto "incidente" parlamentare sulla linea Tav, è evidentemente una sciocchezza buona per gli ingenui. Altri argomenti avrebbero potuto costituire il "casus belli" decisivo, non ultima la questione dell'autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ma di fatto, nessun vero incidente di percorso era necessario perché la crisi attuale si verificasse. La fine era nell'inizio. È lecito supporre che i vertici leghisti, sin dalla nascita dell'esecutivo avessero ben in mente di poter trarre diversi vantaggi dalla formazione di un governo a tempo con i neofiti grillini, quale, su tutti, quello essenziale di incrementare il proprio consenso a detrimento proprio di quello dei partner pentastellati. Il tutto si è poi prontamente verificato (lo certifica il clamoroso ribaltone delle elezioni europee), grazie soprattutto ad un'abile e strategica collocazione politica che ha consentito alla Lega di presentarsi agli elettori come quella forza che, pur essendo al governo ma in minoranza (il famoso 17% contro il 32% grillino delle elezioni politiche) di fatto esercitasse le sue funzioni esecutive quasi come fosse all'opposizione. Il vantaggio è evidente: ciò ha consentito alla Lega di presentarsi come una forza di governo in diritto d'intestarsi gli eventuali successi del governo gialloverde, ma al contempo in diritto altresì di scaricare sugli alleati grillini ogni responsabilità di insuccesso. Il caso dell'autonomia del Veneto e delle altre regioni che da tempo ne fanno richiesta, è in questo senso emblematico.

Non stupiscono dunque affatto le parole del governatore Luca Zaia, il quale ha voluto commentare con toni aspri e risoluti lo scoppio della crisi di governo in atto: «La fine di questa esperienza governativa è la fine di un'agonia. - ha dichiarato il governatore del Veneto - Ci abbiamo creduto fino in fondo, ma alla fine dobbiamo guardare i dati concreti, ossia che con la politica dei "no" non è possibile governare. Lo dico da Governatore del Veneto, - prosegue Zaia - visto e considerato che questi "no" li ho sentiti sulle grandi partite del Veneto, come la Pedemontana, la Tav e l'autonomia».

«Stiamo ancora attendendo una risposta in merito all'autonomia del Veneto e, nonostante siano passati 660 giorni dal referendum, - prosegue nel suo duro intervento Luca Zaia - siamo ancora di fronte a un nulla di fatto. Ora si chiuda quest’esperienza e si vada subito a votare. L'unica cosa che serve ai cittadini - conclude il governatore del Veneto - è avere un governo forte, che esca dalle urne e che presenti un programma utile a uscire dalla crisi e a concludere le molte cose che vogliamo fare».

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