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Conte: «Misure enti locali meno restrittive sono illegittime». Pd: «Virus non è passato»

«Sarebbe semplice dal punto di vista del consenso la strada della riapertura totale delle attività commerciali, - ha detto il premier Giuseppe Conte - ma il nostro piano tutela la salute dei cittadini e non è un programma elettorale destinato a raccogliere il consenso»

«Dobbiamo essere consapevoli che il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità, abbiamo 105mila casi accertati, senza contare i casi di asintomatici che secondo ragionevoli proiezioni statistiche sarebbero anche molti di più», così il premier Giuseppe Conte nel suo intervento alla Camera di questa mattina, invitando tutti alla prudenza. «Sarebbe semplice dal punto di vista del consenso - ha quindi aggiunto il premier Giuseppe Conte - la strada della riapertura totale delle attività commerciali, eliminando anche tutte le restrizioni applicate alle relazioni sociali, ai trasferimenti, agli spostamenti, consentendo un immediato ritorno a scuola, questo è invece un piano che persegue esclusivamente l'interesse generale, anche con misure impopolari. Non è un programma elettorale destinato a raccogliere il consenso. Dobbiamo mettere al primo posto la salute dei cittadini». Il premier Giuseppe Conte ha anche sottolineato che «le iniziative di enti locali che comportino misure meno restrittive di quelle disposte su base nazionale non sono possibili, perché in contrasto con le norme del decreto legge numero 19 del 2020, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti di legge illegittime».

Speranza: «Alcuni Paesi hanno riaperto ma hanno avuto incremento dei contagi e sono stati costretti a richiudere»

Anche il ministro della Salute Roberto Speranza, in vista dell'allentamento del lockdown dal 4 maggio in poi, si era espresso nelle scorse ore con inviti alla prudenza durante la trasmissione DiMartedì su La7 il 28 aprile: «I numeri ci dicono che l'epidemia è ancora in corso, seppure ci siano segnali che ci fanno sperare: si riducono le terapie intensive, è ridotta la pressione sui pronto soccorso». Dal ministro l'invito ad usare ancora cautela e prudenza, perché «il nemico non è sconfitto». Le famiglie rappresentano ancora un luogo di contagio e la situazione continua ad essere critica soprattutto per gli anziani, nelle case di riposo e nelle Residenze sanitarie assistite RSA: «Dobbiamo mantenere un profilo di grande attenzione sia dal punto di vista sanitario sia dei comportamenti individuali. Il governo non può mentire, non può nascondere che la curva è significativamente piegata, ma siamo ancora dentro l'epidemia. Il messaggio della fase 2 è si riparte ma con prudenza. L'Italia ha adottato nella prima fase misure durissime, - ha quindi spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza - ora che l'indice del contagio è sceso possiamo iniziare ad andare verso un allentamento graduale delle misure restrittive. Alcuni Paesi che hanno riaperto hanno registrato un nuovo incremento dei contagi e sono stati costretti a richiudere. Il Paese vuole ripartire ma dobbiamo farlo con giudizio, monitorando l'evoluzione».

D'Arienzo: «Non è vero che tutto stia passando»

In Veneto hanno finora registrato reazioni politiche contrastanti le misure adottate dal governatore Luca Zaia attraverso le sue più recenti ordinanze, in particolare la numero 42 e la numero 43, con il Codacons ad esempio che ha comunicato di aver presentato «un ricorso alla Corte Costituzionale, impugnando l’ordinanza n. 42 del 24 aprile 2020 del Governatore Zaia che anticipa la fase 2, per conflitto di attribuzioni tra organi istituzionali». Il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo, invece, ha divulgato una nota nella quale spiega: «Zaia sta facendo passare l'assurda convinzione che tutto stia passando, cosa non vera. - ha dichiarato l'esponente Dem Vincenzo D'Arienzo - Leggo i documenti degli esperti, compresi quelli del suo consulente dott. Crisanti ed è chiara la situazione in cui siamo, o in cui potremmo trovarci di nuovo. Non vorrei che quando chiede di aprire il più possibile, tenesse conto solo del fatto che adesso in Veneto ci sono terapie intensive, apparecchiature necessarie e mascherine sufficienti e, quindi, il sistema sanitario veneto sarebbe in grado di affrontare i nuovi contagiati, anche in gran numero. Potrebbe essere vero, - conclude il senatore Vincenzo D'Arienzo - sono almeno il doppio di due mesi fa, ma per me i futuri decessi non sarebbero un dettaglio trascurabile».

Businarolo: «Essere frettolosi può costare caro. In provincia di Verona ci sono 3.000 positivi»

Anche la deputata veneta del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo ha manifestato scetticismo circa riaperture eccessivamente precoci e invitato a procedere con cautela: «No alla tentazione di "riaprire tutto", ricordiamoci in che condizioni eravamo un mese fa. Ricordo benissimo - ha quindi aggiunto la parlamentare Francesca Businarolo - le proteste di alcuni governatori ai primi di marzo, dopo il primo Dpcm che istituiva, temporaneamente, le "zone rosse". Il tempo ha dato ragione alle scelte governative. Il Veneto è riuscito a fermare i focolai e a evitare che la situazione peggiorasse anche grazie alla chiusura. La provincia di Verona, - ha poi evidenziato la deputata Francesca Businarolo - che sembrava risparmiata dal virus, ha avuto il cluster più grave della regione, con un boom di casi a partire dal 15 marzo. E a oggi, le persone che risultano ancora positive, 8.500 in Veneto, di cui 3.000 in provincia di Verona, sono oltre il triplo rispetto ad allora. Pianificare la ripresa delle attività economiche è necessario e, del resto, il governo ha delineato un percorso ben preciso. Ma essere frettolosi può costare caro. Auspico - ha dunque concluso la deputata M5S Francesca Businarolo - che lo capiscano anche quei sindaci che, da "sceriffi" si sono trasformati in permissivisti a velocità record».

L'intervento alla Camera del premier Giuseppe Conte - 30 aprile 2020

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