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Amministrative 2017. Casali si candida a sindaco. Pd: "Noi alternativi a Tosi"

Il capogruppo della Lista Tosi in consiglio regionale è pronto a correre cercando convergenze nel centrodestra, mentre per i democratici è cominciato il dopo Bertucco

Le elezioni amministrative del prossimo anno saranno una corsa per trovare il nuovo sindaco di Verona. La corsa al voto sarà la campagna elettorale, mentre questo periodo che la precede è un movimento continuo sulla linea di partenza per trovare la giusta posizione da cui scattare allo start. Un movimento che di settimana in settimana cambia la situazione. Giusto sette giorni fa era stata lanciata l'ipotetica candidatura a sindaco della senatrice Patrizia Bisinella, compagna di Flavio Tosi. Ipotetica perché la stessa Bisinella ha dichiarato di preferire un terzo mandato di Tosi, se la legge lo permettesse. Quindi non si è fatta avanti, ma non si è neanche tirata indietro e alcuni tosiani non la vedrebbero come una brutta candidata, capace di simboleggiare la continuità amministrativa dopo la decade di Tosi.

Ma l'area tosiana non è così omogenea e proprio il capogruppo della Lista Tosi in consiglio regionale Stefano Casali è pronto a candidarsi. L'anticipazione è stata lanciata dal giornalista de L'Arena Enrico Giardini che sulle colonne del quotidiano locale scrive che tra un paio di settimane potrebbe organizzare un'assemblea pubblica per presentarsi come candidato sindaco per Verona Domani, un movimento di centrodestra creato da Casali e da altri esponenti di area tosiana.

Consigliere comunale nel 2007, assessore nel 2012 e vicesindaco nel 2013, Stefano Casali ha un passato amministrativo interno al comune di Verona prima di essere eletto nel 2015 in consiglio regionale. Ora si presenta come candidato sindaco di un movimento moderato, ma molto più vicino alla galassia di partiti e associazioni della destra veronese di quanto non lo sembri Fare! di Flavio Tosi.

Se da una parte dello schieramento questa candidatura forte potrebbe innescare un imprevedibile effetto domino, dall'altra parte c'è un PD in cui è cominciato il dopo Bertucco. Il nuovo capogruppo democratico è Luigi Ugoli e nel giorno della sua presentazione i vertici locali del partito hanno voluto chiarire il caso, rispondendo anche alle accuse avanzate dallo stesso Bertucco. "Mai pensato, né dichiarato alleanze con Tosi - questa la linea dettata dal segretario cittadino Orietta Salemi - Il PD è stato, e resta, alternativo all'attuale amministrazione. Lo abbiamo messo nero su bianco e se serve lo ripetiamo: il PD correrà alle elezioni comunali ponendosi come forza alternativa a Tosi, cioè in discontinuità con la gestione amministrativa di questi ultimi 10 anni, e in contrasto con tutte quelle forze che oggi si fregiano di verginità, ma hanno condiviso con Tosi scelte inique per la città. Al ballottaggio dovrà essere la politica, non i rancorosi puntigli, a guidare le nostre scelte".

Quindi PD e Tosi restano divisi, ma i democratici vogliono tenere aperta la porta ad una possibile alleanza in caso di ballottaggio. "Nessuno ha chiesto a Michele Bertucco di rinnegare il proprio operato, né di abdicare alla sua coerenza - ha spiegato il segretario provinciale PD Alessio Albertini - Solo di farsi più piccolo, ma nel senso di lavorare per far emergere e accrescere non la propria idea, ma l’idea del Partito Democratico che a Verona ha l’intenzione di provare a governare e ha il diritto e il dovere di mostrarsi unito e di parlare con una sola voce, con chiarezza e senza ambiguità. A prescindere dall’abnegazione encomiabile nel lavoro amministrativo svolto, non è purtroppo stato possibile trovare un punto di sintonia politica che si concretizzasse in comunicazione e azioni coerenti".

"Nella sua strada verso le amministrative - ha aggiunto Salemi - il Pd deve provare ad andare oltre la protesta, oltre gli esposti in procura, senza limitarsi a quel (sia pur) fiero controllo, che in certi momenti ha rasentato il personale, ossessivo accanimento. Modalità, questa, che a volte ha persino oscurato le giuste ragioni, diventando espressione di un’ostruzione fine a se stessa, senza utili e proficui sbocchi".

Poi è lo stesso Luigi Ugoli a descrivere la frattura che si era ormai creata tra Bertucco e il partito: "Negli ultimi tempi le complesse dinamiche nelle relazioni nel gruppo consiliare hanno reso sempre più difficile quella sintesi e quella coesione utili per condividere, anche con le segreterie, scelte chiare e univoche sulle più importanti sfide che attraversano oggi il partito e il Paese. Il gruppo consiliare ha cercato di evitare, fino all’ultimo, strappi che inevitabilmente lasciano cicatrici ma, insieme al partito, ha chiesto quella compattezza di linea politica e quell’unità d’intenti che da tempo sono venute meno, determinando una crisi di rappresentanza del gruppo e del partito che recentemente si è fatta sempre più marcata. In questo senso non hanno alcuna rilevanza le presunte alleanze in nome delle quali si sarebbe consumata la sostituzione".

"Tosi è nostro avversario - hanno concluso i tre esponenti del PD - Il fatto che sia schierato a favore di una riforma costituzionale, perché ne comprende la portata e le possibili conseguenze politiche, non significa che siamo suoi latenti sodali. Non significa che ci contaminiamo con la sua vicinanza. Noi siamo pronti a cercare una strada che unisca il centrosinistra. Un centrosinistra che provi a comunicare e a rappresentarsi in modo nuovo, intenzionato a governare, per affermare finalmente i suoi valori, e non solo impegnato a fare opposizione".

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