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Casa di Giulietta, reciproche accuse d'inconcludenza tra Tosi e Sboarina

Per l'ex sindaco: «Sboarina e Briani dormono da tre anni». Secca la replica del primo cittadino: «Fatto più noi che lui in dieci anni»

«Sboarina deve impugnare il parere del soprintendente Tinè sulla casa di Giulietta. È un'invasione di campo, un soprintendente è pagato per tutelare un monumento, non per stabilire in che modo devono essere fatte le visite». L'intervento è dell'ex sindaco di Verona ed ora consigliere comunale di minoranza Flavio Tosi, il quale con una conferenza stampa si è rivolto al suo successore Federico Sboarina, tirando però in ballo anche soprintendente di Verona Vincenzo Tinè.
Il tema è la riorganizzazione degli ingressi al cortile e alla casa di Giulietta, in Via Cappello. L'attuale amministrazione è alle prese con alcune proposte avanzate dai privati per riqualificare uno dei luoghi maggiormente visitati di Verona. Queste proposte, però, sono state bocciate da Tinè, «ma così uccide qualsiasi possibile offerta, perché disponendo che le visite debbano svolgersi nell'intero percorso, compreso il museo, bocciando quindi l'opzione della sola visita al cortile, eliminerà la gran parte dei turisti», sostiene Tosi, il quale prosegue: «Tinè come motivazione adduce le caratteristiche storiche e museografiche storicizzate della Casa di Giulietta, ma sappiamo che il balcone è un falso storico. E anche gli affreschi del '500 a cui si riferisce Tinè sono stati portati nella casa a fine '800. Insomma di medievale nella Casa non c'è quasi nulla, quindi viene a mancare anche la motivazione della tutela storica».
Ma anche Sboarina e il suo assessore alla cultura Francesca Briani vengono attaccati da Tosi: «Dormono da tre anni - ha dichiarato l'ex sindaco - La Briani ha sempre rinviato e Sboarina non sa decidere. E privo com'è di capacità politica e amministrativa, si fa scavalcare da un burocrate».

E all'attacco di Tosi, Sboarina ha risposto così: «In dieci anni, la precedente amministrazione non ha concluso nulla. Di tutte le opere pubbliche che l'allora sindaco Tosi aveva più volte garantito, non ne è partita nemmeno una: traforo, filovia, stadio, Arsenale, Statale 12, restauro dell'Arena. E per fortuna che, nell'inconcludenza generale, non ha nemmeno realizzato le brutture che non piacevano a nessun veronese, come il cimitero verticale e la copertura dell'Arena. Per noi adesso non è difficile fare bella figura rispetto al nulla cosmico di prima. Sulla Casa di Giulietta in tre anni, abbiamo fatto il cento per cento in più rispetto ai dieci precedenti, a cominciare dal decoro. Lui non è riuscito nemmeno a togliere cerotti e gomma da masticare dai muri. Per non parlare delle carte. Di concreto in mano non aveva niente, tanto è vero che nessun progetto è mai stato portato in soprintendenza mentre noi ne abbiamo portati due. Alle sue chiacchiere, rispondiamo con gli atti amministrativi, gli unici che contano se vuoi lo sviluppo vero della città e rompere l'immobilismo in cui era piombata. Noi invece stiamo andando avanti».

Ed anche tra le forze politiche di minoranza, c'è chi ha criticato l'affondo dell'ex primo cittadino. «Sentire lezioni di politica culturale da Tosi, che per dieci anni ha mortificato la cultura veronese, è fra l'imbarazzante e il ridicolo - ha dichiarato il presidente dell'associazione Traguardi Pietro Trincanato - Che il nodo del cortile e del balcone di Giulietta vada sciolto è chiaro, e Tosi ha avuto tutto il tempo per farlo, non riuscendoci perché, come lui stesso sa, la soluzione più logica passa per un atto che nessun politico, men che meno quelli arruffapopolo come lui, vuole intestarsi: l'esproprio. Ma la soluzione non può essere nemmeno quella di fare il gradasso con le istituzioni preposte alla tutela. La richiesta del soprintendente di considerare come un unicum cortile e balcone non è solo logica, ma pure storicamente fondata, nonostante Tosi non riesca a farsene una ragione. Ci auguriamo che l'amministrazione non segua i consigli di un ex sindaco in cerca di visibilità, ma apra finalmente un tavolo con la Soprintendenza per identificare le caratteristiche chiave che dovrà avere il nuovo progetto di fruizione. E su quella base bandisca finalmente un concorso di idee per dare nuovo lustro e valore a un pezzo importante dell’identità culturale di Verona, evitando di trasformare la nostra città in un triste parco a tema».

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