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PD: «Flussi turistici in calo perché Verona non ha saputo investire bene»

E i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani aggiungono: «Il rimpallo di responsabilità tra la vecchia amministrazione Tosi e l'attuale amministrazione Sboarina è triste»

Mancanza di una programmazione e di un calendario unico territoriale; strategie di sviluppo lasciate alle iniziative dei singoli per mancanza di una regia pubblica; assenza di una strategia di promozione sui mercati emergenti; carenze infrastrutturali a partire dall'offerta di mezzi pubblici; scarsa sostenibilità sociale per cui spesso le esigenze dei visitatori entrano in contrasto con quelle dei residenti.

Nel 2017, nel piano strategico DMO (Destination Management Organization) per il turismo di Verona, redatto con il coordinamento della professoressa Marta Ugolini dell'università di Verona, si potevano leggere questi difetti del sistema turistico veronese. Difetti emersi dopo un'analisi di dati raccolti tra operatori e visitatori.
A rimetterlo in risalto, a due anni di distanza, sono stati i consiglieri comunali del Partito Democratico di Verona Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani, aggiungendo che in sostanza queste lacune non sono state colmate. «Ed è triste - scrivono i tre consiglieri PD - assistere al rimpallo di responsabilità tra la vecchia amministrazione Tosi e l'attuale amministrazione Sboarina sul tendenziale calo dei flussi in corso».

Nonostante i dati di Ferragosto diffusi dal Comune di Verona, commentati positivamente dall'assessore alla cultura Francesca Briani, dunque, anche per il Partito Democratico di Verona, il turismo è in calo in città. «Un calo che era ed è nell'ordine delle cose - dicono La Paglia, Benini e Vallani - visto che il modificato contesto internazionale ha reso nuovamente disponibili altre mete turisticamente appetibili aumentando così la competizione. Questa, per Verona, dovrebbe essere la fase in cui mettere a frutto gli incrementi di redditività per singolo turista prodotti grazie agli investimenti tratti dai maggiori proventi degli anni di boom, invece non è stato fatto nulla ed ora siamo costretti a restare alla finestra».

I turisti restano concentrati nel solito triangolo formato da Arena, Casa di Giulietta e Tomba di Giulietta, costretti a lunghe file senza avere alcuna cognizione delle altre bellezze che li circondano a causa di una cronica mancanza di informazioni - concludono i consiglieri democratici - Gli stessi monumenti di punta non sono stati riorganizzati a dovere: il progetto di fruizione multimediale dell'Arena, che è il nostro grande museo a cielo aperto, non è mai stato preso seriamente in considerazione, a differenza che in altre città in Italia e all'estero, vedi ad esempio Brescia, che usano la multimedialità come sostegno alla conoscenza. La Casa di Giulietta resta una bolgia. Le iniziative di turismo esperienziale sono affidate alla buona volontà di singoli gruppi o associazioni, restando così delle lodevoli iniziative all'interno di un contesto ingessato. Il turismo congressuale non riesce a trovare una sua sede, visto che la Gran Guardia torna come con Tosi ad essere sede di mostre d'arte. Anche la guerra dei numeri tra Sboarina e Tosi su chi "porta" più fan ai concerti rock non rende giustizia dell'importanza della questione. I numeri che ci interessano sono quelli della spesa pro capite per turista, e ci dicono che, ad eccezione della stagione lirica, Verona resta la patria del mordi e fuggi. Questa amministrazione è partita con i grandi annunci su Verona Capitale della Cultura (bando affossato dal governo a trazione leghista) ed è finita a litigare su quale dialetto adottare per tradurre il sito del Comune. E dell'anniversario dantesco del 2021 non si sente più parlare.

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