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"Animali allo stremo per la siccità: Zaia stoppi l'inizio della stagione di caccia"

A lanciare l'appello è Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico: "Sarebbe opportuno rimandarla almeno alla prima metà di ottobre, invece nella nostra regione è stato addirittura deciso di anticiparla al 2 settembre"

Confermare la caccia estiva con la preapertura di sabato prossimo, viste le condizioni ambientali e climatiche, è un gesto da irresponsabili. Gli animali selvatici sono stremati dalla straordinaria e prolungata ondata di caldo e dalla siccità, Zaia intervenga per fermare questa follia, visto che mancano ormai pochi giorni.

È il consigliere regionale del Partito Democratico, Andrea Zanoni, ad avanzare questa richiesta al Presidente della Regione Veneto. 

Associazioni come Wwf, Lipu, Enpa, Lac, Legambiente, Italia Nostra e Pro Natura hanno già fatto un appello sia al Governo che ai Presidenti delle Regioni per sospendere l’apertura della stagione venatoria, prevista a livello nazionale per la terza domenica di settembre. Sarebbe opportuno rimandarla almeno alla prima metà di ottobre, invece nella nostra regione è stato addirittura deciso di anticiparla al 2 settembre, in piena estate. Gli ultimi due mesi sono stati pesantissimi per numerose specie di uccelli e di mammiferi: gli incendi hanno colpito habitat naturali come boschi e arbusteti; secondo le associazioni ambientaliste e animaliste a causa delle fiamme hanno perso la vita circa 40 milioni di animali selvatici in tutta Italia. Ai roghi va aggiunta la prolungata siccità, che rende il quadro estremamente drammatico, siccità che ha colpito in particolare il Veneto.

Zaia - prosegue il vicepresidente della commissione Ambiente - dovrebbe almeno essere coerente con se stesso: come può dichiarare che i danni all’agricoltura in Veneto sono enormi, emettendo ordinanze di calamità per avversità atmosferica e poi negare che ci siano conseguenze per gli animali selvatici? Il suo silenzio è davvero preoccupante, visto che ha la possibilità di intervenire, come previsto dall’articolo 17 della legge regionale sulla caccia, la n. 50 del 1993: ‘Il Presidente della Giunta regionale può limitare i periodi di caccia o vietare l’esercizio venatorio sia per talune forme di caccia che in determinate località, alle specie di fauna selvatica di cui all’articolo 18 della legge n. 157/1992, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità. Può inoltre vietare temporaneamente la caccia in località di notevole interesse turistico a tutela dell'integrità e della quiete della zona’. Dal 7 agosto sulla sua scrivania c’è anche la richiesta formale di bloccare la caccia estiva arrivata dalle associazioni, Wwf in primis, a cui non ha mai risposto. Una richiesta supportata da importanti e condivisibili ragioni scientifiche, tecniche e giuridiche di cui la Regione dovrebbe tenere conto.
Zaia applichi la legge dimostrando finalmente di non essere succube dell’estremismo venatorio e dei suoi rappresentanti istituzionali che in Veneto fanno il bello e cattivo tempo, e tanti danni, nonostante siano pochissimi, e salvaguardi la fauna selvatica che è un patrimonio di tutti e non solo di una sparuta minoranza di cacciatori.

Zanoni poi incalza sottolineando come questa richiesta non sia stata avanzata solamente dalle associazioni maggiormente interessate alla protezione della natura. 

Non ci sono solo ambientalisti e animalisti a mobilitarsi per il rinvio della stagione venatoria. Un appello autorevole è arrivato dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) con una circolare in cui chiede alle Regioni di sospendere la caccia estiva a causa delle avverse condizioni climatiche che hanno afflitto l’intera penisola.

Nel documento - puntualizza il Vicepresidente della commissione Ambiente - si legge che ‘i dati meteoclimatici indicano che il 2017 è stato caratterizzato, già a partire dagli inizi dell’anno, da una situazione meteorologica decisamente critica, caratterizzata da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità, che ha determinato in tutta Italia una situazione accentuata di stress in molti ecosistemi’. Questo, secondo l’Ispra, ‘comporta una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie’. E inoltre, si legge ancora, ‘può condizionare negativamente il successo riproduttivo e aumentare la mortalità degli individui giovani e adulti, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione’. In chiusura, l’Ispra sostiene che ‘in presenza di eventi climatici particolarmente avversi per la fauna, si ritiene che, seguendo il principio di precauzione, in occasione della prossima apertura della stagione venatoria, vadano assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni, in particolare nei territori interessati da incendi e condizioni climatiche estreme nel corso dall’attuale stagione estiva’. Da qui, sulla base dell’articolo 19 comma 1 della legge 157/1992 (Le Regioni possono vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie di fauna selvatica di cui all'articolo 18, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità), l’Istituto ha chiesto espressamente alle Regioni lo stop immediato dell’addestramento dei cani da caccia e dell’apertura anticipata della caccia agli uccelli migratori da appostamento prevista per il due settembre, il posticipo a ottobre di quella alle anatre, il divieto di caccia nelle aree incendiate, limitazioni temporali e di carniere per la fauna stanziale.

Ora Zaia non ha più nessuna scusa - conclude Zanoni - applichi la legge e sospenda l’apertura anticipata della caccia: lo chiede un autorevole organo tecnico scientifico dello Stato come l’Ispra, e lo chiedono i cittadini veneti che amano la natura e la propria regione.

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