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A Verona tira una "brutta aria": smog, incidenti, rifiuti. Precipita al 55esimo posto. Ultima in Veneto

Il dossier "Ecosistema urbano" di Legambiente si rivela impietoso nei confronti del capoluogo scaligero: nel mirino raccolta differenziata, livello di traffico e piste ciclabili. Il presidente Albi: "Scelte politiche finora inconcludenti"

Nelle città italiane continua a tirare la stessa aria: inquinamento atmosferico a livelli d’emergenza e tasso di motorizzazione sempre in crescita. Scarse, nel complesso, le novità. Tra gli interventi messi in campo da chi gestisce i centri urbani è davvero difficile trovare una reale spinta a migliorare la qualità della vita di residenti e ospiti: mancano la capacità creativa e il coraggio di riprogrammare le priorità, cambiare la mobilità, abbattere o restaurare, rinnovare non solo singoli edifici ma interi quartieri fermando il consumo di suolo. Anche tra le prime cinque città in classifica - Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone - in testa grazie a performance superiori a quelle degli altri centri urbani, non mancano nei. In diversi casi i primati sono relativi, conquistati per la mediocrità delle altre contendenti. Trento ha valori eccessivi di biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete, Pordenone depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Non è difficile, allora, immaginare qual è la situazione in fondo alla classifica, dove si collocano Agrigento e Isernia, Crotone e Messina, Catanzaro e Reggio Calabria.

“Manca — interviene Lorenzo Albi, Presidente di Legambiente Verona — non solo la volontà di elaborare una strategia positiva di trasformazione dell’ecosistema urbano, ma anche la capacità di immaginare il traguardo, il punto d’arrivo verso cui tendere, sia nel breve che nel lungo periodo. Manca una prospettiva organizzata e pianificata che superi la frammentazione dei singoli provvedimenti e mostri una capacità politica di pensare un modo nuovo di usare il territorio e consumare l’energia, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza. Manca un piano nazionale, un insieme di provvedimenti che rendano obbligatoriamente coerenti le scelte di piano locali. Al contrario si promuove il decreto SbloccaItalia, un provvedimento per sdoganare ulteriori inutili e costosissime grandi opere ignorando la rigenerazione urbana, la mobilità nuova, la depurazione, la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico. E le città e i territori pagheranno anche questo”.

VERONA E IL VENETO - Peggiora significativamente la posizione di Verona rispetto allo scorso anno, scivolando dal 40esimo al 55esimo posto nella classifica generale con un punteggio di 51,27 su 100, subito dopo Padova e Vicenza. Tutto il Veneto in realtà retrocede, quasi a marcare una politica regionale metropolitana inadeguata e sbagliata, fondata su grandi opere, nuove strade e autostrade, nuovi centri commerciali e lontanissima da politiche generali rispettose dello straordinario patrimonio naturale, ambientale e monumentale che possiede. Solamente Belluno (seconda), piccola cittadina a ridosso del sistema montano, e Venezia (decima), splendida isola non solamente per la geografia ma anche per necessarie scelte di mobilità collettiva e per le ampie isole pedonali, si sottraggono dalle brutte performance delle altre 5 città venete risultate insufficienti: Rovigo 33esima, Treviso 45esima, Vicenza 53esima, Padova 54esima e ultima Verona 55esima.

Quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). Quattro indicatori su diciotto selezionati per la classifica finale (tasso di motorizzazione auto, tasso di motorizzazione moto, incidenti stradali e consumi energetici domestici) utilizzano dati pubblicati da Istat. E il fatto che l’Italia delle città sia un Paese a tre velocità – lente, lentissime e statiche – è confermato dalla lettura d’insieme dei dati di questa 21esima edizione del rapporto.

INQUINAMENTO - Insufficienti, quindi, le qualità ambientali e urbane delle cittadine venete anche se, va detto, solamente 14 città sull’intero territorio italiano raggiungono la sufficienza. Tra i decisori politici nella quasi totalità dei Comuni del nostro Paese manca non solo la volontà di elaborare una strategia positiva di trasformazione dell’ecosistema urbano, ma è completamente assente anche la capacitè di immaginare un futuro diverso, lontano dai modelli fin qui adottati a base di consumo di suolo e di viabilità privata Quanto si vuol evidenziare da questo rapporto è appunto l’assoluta mancanza di politiche di cambiamento. La costante, infatti, nei rilevamenti di Ecosistema Urbano negli ultimi dieci anni, per tutti gli indicatori considerati, è una curva pressochè orizzontale, come rivelano i grafici elaborati da Legambiente di Verona.

Le PM10, sinonimo di qualità dell’aria e prodotte principalmente da traffico e riscaldamento, pericolose per la salute umana e la cui concentrazione massima è stabilita dalle direttive comunitarie in 40 μg/mc come media annuale, scende di poco sotto il limite (36mg/mc) esclusivamente per effetto di condizioni metereologiche favorevoli. Nessuna misura significativa presa in considerazione è mai stata in grado di far fronte al costante superamento dei limiti (93 gg. nel 2013) e alle allarmate preoccupazioni espresse da più fonti mediche e dallo stesso Dipartimento per la Prevenzione dell’ASL 20 di Verona. Il livello medio di motorizzazione privata (la densità di automobili), che nei capoluoghi italiani continua ad aumentare, a Verona torna ai valori del 2003 (61auto/ab), pur in presenza di una congiuntura economica di forte riduzione delle spese. Sommati gli spostamenti in auto con quelli in moto, nella nostra città 3⁄4 dei trasporti sono effettuati con mezzi motorizzati privati.

TRASPORTO PUBBLICO - Legambiente Verona spiega che il trasporto pubblico rimane costantemente sui valori di 6/7 anni fa (130 passeggeri trasportati/anno) è inimmaginabile che possa ridursi l’uso del mezzo proprio. La città, che fino agli anni ’80 possedeva un servizio pubblico tra i più efficienti e capillari, oggi si ritrova nel complesso “al palo”, praticamente fermo, anzi in generale riduzione in attesa di una “filovia” che e comunque sarà sostitutiva e non integrativa dell’ attuale sistema pubblico.

PEDONI E BICI - Invariata la situazione anche per le isole pedonali (0.16 mq/ab), ben al di sotto della comunque scadente media nazionale (0.36 mq/ab). Pur essendo una città storica tra le più importanti al mondo e che fonda buona parte della propria economia urbana sulle molteplici forme di turismo, non riesce ad uscire da un inqualificabile modello che considera il pedone un ostacolo e un elemento che rallenta la circolazione, tanto da farne la principale vittima, insieme ai ciclisti, nell’incidentalità cittadina. Invariati anche i chilometri (87) di piste ciclabili dall’anno precedente, che mantengono l’indice di ciclabilità a 12,3 metri eq/100ab, lontano dalle buone performance della migliore, Reggio Emilia, che ha di poco sfiorato i 40 m eq/100ab in continua e costante crescita anno dopo anno. La ciclabilità italiana rimane in ogni caso ben lontana dalle capitali europee: basti pensare che tre sole città europee (Helsinki con 1.500 km, Stoccolma e Hannover con 750 ciascuna) eguagliano i 104 capoluoghi italiani.

RIFIUTI - Solamente la sfavorevole situazione economica ha permesso una modesta riduzione della produzione pro capite di rifiuti (495.5 kb/ab/anno. Il fatto che ancora oggi non sia stato definitivamente abbandonato il progetto di Ca’ del Bue non ha permesso l’attuazione di politiche di riduzione della produzione di rifiuti, sostenuta da più parti anche nella maggioranza di governo locale. Lo stesso progetto di inceneritore ha stoppato ogni buona pratica per la raccolta differenziata che rimane, tra l’altro, ben al di sotto degli obiettivi di legge fissati al 65% per il 2012. Nelle città dove prevalgono politiche di qualità rispetto al trattamento dei rifiuti si sono raggiunti obiettivi straordinari in pochissimi anni, e risulta del tutto falso e fuorviante l’idea che nelle grandi e medie città gli obiettivi europei non sono raggiungibili.

ENERGIA ELETTRICA - Costante anche il consumo di energia elettrica con un leggero calo nell’ultimo anno probabilmente legato alla crisi. Appare comunque indispensabile puntare maggiormente sulla produzione di energie rinnovabili, confermando l’andamento degli ultimi anni che vede Verona attestarsi al sesto posto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile (24kw/1000ab), Inoltre appare indispensabile che il comune di Verona, che ha aderito al “Patto dei Sindaci”, protocollo volontario che impegna i sottoscrittori a ridurre di oltre il 20% le emissioni di Co2 entro il 2020, adotti e realizzi nel breve periodo interventi di risparmio energetico sugli edifici pubblici. Sui consumi idrici domestici con 159,3 lt/ab/giorno Verona si attesta vicinissimo alla media nazionale (154,89 lt/ab/giorno pro-capite), con un costante leggero calo rispetto agli anni precedenti. Costantemente negativo invece rimane la percentuale di perdite della rete idrica (30%) che impone al soggetto gestore un impegno politico ed economico per la soluzione e il controllo del più rilevante bene comune.

Spiega Albri di Legambiente Verona, tirando le somme che "di fronte al venir meno degli impegni economici che alcuni soggetti privati avevano garantito per l’attuazione di taluni discutibili e discussi progetti, quali ad esempio il traforo delle Torricelle, gli attuali amministratori, seppur in presenza di procedimenti penali da accertare, non hanno abbandonato gli intenti pre-crisi. Nulla è cambiato nei programmi urbanistici, che vedono ancora centinaia di Piani urbanistici in attuazione pur in assenza di domanda e in presenza di migliaia di metri cubi liberi da occupare, con delega alla pianificazione e alla programmazione urbana agli stessi soggetti attuatori. Intere periferie a sud (e non solo) della città, meriterebbero interventi rigenerativi e di riqualificazione energetica indispensabili per raggiungere gli obiettivi europei, che creerebbero nuova occupazione e nuove opportunità".

"Se l’inquinamento atmosferico resta ai livelli di emergenza - continua Albi - che tra l’altro come recentemente confermato produce allarmanti e gravi patologie, vanno immediatamente implementate azioni volte a dismettere e sostituire gli obsoleti impianti di riscaldamento negli edifici pubblici. Inoltre, va disincentivato con ogni mezzo l’uso dell’auto in ambito urbano, rinnovando contemporaneamente il parco mezzi pubblici assolutamente insufficiente nelle ore diurne e incredibilmente assente nelle ore serali. L’uso dei mezzi pubblici è direttamente proporzionale all’offerta del servizio, quindi va attivato immediatamente il progetto di filovia, che rimane inadeguato per questa città ma comunque attualmente unico progetto approvato e implementabile nel breve periodo. Contemporaneamente vanno attuati i parcheggi scambiatori ai quattro poli della città dai quali si possa con facilità utilizzare il servizio della municipalità. L’ampliamento delle ZTL e delle isole pedonali sono sempre più spesso acclamate anche dagli stessi operatori, consci che la mobilità slow paga sia dal profilo ambientale che da quello economico".

I DATI COMPLETI DI LEGAMBIENTE VERONA

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