Tra sangue e fango. La Grande Guerra nelle fotografie dei volti e nelle parole di chi l’ha vissuta
Nell'ambito dell'iniziativa "La Grande Guerra attraverso gli occhi del popolo", promossa dal Banco Popolare nel centenario della Prima Guerra Mondiale, si terrà giovedì 21 gennaio alle ore 17.00 presso il Banco Popolare in Piazza Nogara l'inaugurazione della mostra Tra sangue e fango. La Grande Guerra nei volti, nelle mani, nelle parole del popolo che l'ha vissuta. La mostra, proseguirà fino al 29 febbraio 2016 in orario di apertura filiale.
La Grande Guerra è stata profondamente differente da tutti i conflitti che l’hanno preceduta. Per la prima volta, si assistette a una mobilitazione totale (Ernst Ju?nger) degli stati impegnati, con un coinvolgimento non solo dei loro apparati politici e militari, ma anche e soprattutto dei sistemi produttivi e del tessuto sociale.
Fu una guerra che venne combattuta non solamente dagli uomini in trincea, ma anche nelle case, nelle strade, dalle donne e i bambini, trascinando nel suo turbine devastatore ogni fascia della popolazione. Si tratta di un evento storico di portata incredibile: dopo la Grande Guerra, niente fu più come prima.
Circa 9.700.000 soldati morti, 21 milioni feriti; circa un milione di civili morti in operazioni di guerra, quasi 6 milioni per cause collaterali. Senza contare l’enorme quantità di persone che, pur sopravvivendo al conflitto, videro negli anni successivi lo sbriciolamento della propria psiche, nel decorso di quel disturbo post-traumatico da stress che fu chiamato, in seguito, la nevrosi di guerra. Confrontarsi, oggi, con numeri del genere, non può lasciare indifferenti. Ma è necessario e doveroso prestare attenzione a non farsi abbagliare dal fragore quantitativo delle cifre, a non scivolare nella fredda erudizione statistica.
Si fa fatica, partendo da numeri così grandi, a compiere un percorso mentale in grado di farci restringere il focus sulla questione, trasportandoci dall’ordine dei milioni, attraverso le centinaia e decine di migliaia, fino ad arrivare all’unità. Ma è un percorso imprescindibile, per riflettere con umanità su un argomento così umano come la guerra. L’unità, il singolo, il soldato freddato da un colpo di fucile in trincea, la madre in lacrime nella solitudine dell’inverno, il vecchio contadino costretto ad abbandonare la propria casa, la moglie in attesa con il bambino tra le braccia. E allora a questo punto, quando su ogni unità si è disegnato un volto, delle paure, delle inquietudini, si può tornare ad ampliare la nostra visione, ripercorrendo la strada in senso opposto, fino a cogliere la drammaticità e la sofferenza di quella che dagli storici è stata chiamata la generazione perduta. La generazione dei nostri padri, dei nostri nonni. La generazione che ha dato il via a quel secolo unico, terribile e magnifico allo stesso tempo, che noi chiamiamo Novecento.
Le fotografie esposte in questa mostra, curata da Archivio Tommasoli, si inseriscono con forza all’interno di questo percorso diretto verso l’umano, avvicinandoci a soldati e civili, uomini donne e bambini. Noi abbiamo scelto di aprire un dialogo con il lato più umano della Grande Guerra, con le storie meno fragorose ma con gli sguardi più intensi. Con i soldati, le madri, i figli e le mogli. Perché la Grande Guerra si è combattuta con i fucili in trincea, ma si è combattuta, con la medesima intensità, anche nelle case, nelle strade, con i piatti vuoti e le speranze infrante.