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Picasso e la danza chiude lEstateTeatraleVeronese

Lo spettacolo, in prima nazionale, propone quattro balletti dei Ballets Russes

Dopo le surreali magie dei Momix, dopo i Carmina Burana e dopo il Ballet Argentino che ha ripercorso la storia del tango, la sezione danza dell’Estate Teatrale Veronese (che si avvale del contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione del Veneto) si chiude il 27, 28 e 29 agosto, alle ore 21 al Teatro Romano, con la compagnia Europa Danse protagonista di Picasso e la danza.
Oltre a essere un omaggio al grande pittore spagnolo lo spettacolo – che propone quattro balletti messi in scena dai Ballets Russes di Sergej Diaghilev tra il 1917 e il 1924, quattro capolavori con scene, costumi e sipari a firma di Pablo Picasso – è un omaggio ai Ballets Russes di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita: evento che, nella fervida Parigi del 1909, rivoluzionò completamente i canoni della danza e per vent’anni (fino al 4 agosto 1929, data dell’ultimo spettacolo dei Ballets Russes due settimane prima della morte di Diaghilev a Venezia) fece sentire i suoi influssi a livello mondiale. Ma anche nei decenni successivi: le interpretazioni e le coreografie rivoluzionarie di Nijinskij (in particolare L'Après-midi d'un faune del 1912), la musica shockante di Stravinsky (si pensi alla Sagra della primavera del 1913 con l’altrettanto shockante coreografia di Nijinskij), gli interventi scenici di Picasso a cui Diaghilev chiedeva per il teatro “la stessa brutalità e intransigenza usate nella pittura”, fanno di quella stagione un punto di riferimento anche per la danza di oggi.
E proprio Picasso, è il trait d’union di questo spettacolo. Chiamato da Diaghilev (che per altri balletti si avvalse del contributo di altri celebri pittori, dei russi Alexander Benois, Léon Bakst, Alexander Golovin, Serge Soudeikin e Mikhail Larionov, degli spagnoli José Maria Sert e Joan Miró, dei francesi Henri Matisse, Georges Braque e Maurice Utrillo, del tedesco Max Ernst e del nostro Giorgio de Chirico) Picasso accettò con entusiasmo e firmò sipari, scene e costumi di quattro celebri allestimenti dei Ballets Russes. L’approccio di Picasso alla danza in quei sette anni è sintetizzato perfettamente da Sandra Reberschak Furlotti. «Se il cubismo s’identifica con Picasso, non altrettanto Picasso s’identifica con il cubismo. Un viaggio a Roma nel 1917 e la collaborazione con i Ballets Russes di Diaghilev lo riportano – scrive la studiosa – a un’arte realista, al disegno elegante, al recupero delle forme monumentali del mondo classico». I quattro balletti, firmati da Picasso, in programma al Teatro Romano sono Parade (1917, musica di Erik Satie, soggetto di Jean Cocteau) che sarà riproposto nella coreografia originale di Léonide Massine con la supervisione del figlio Lorca, Pulcinella (1920, musica di Igor Stravinsky) nella nuo-va coreografia di Ana María Stekelman, Mercure (1924, musica di Erik Satie) nella nuova coreografia di Thierry Malandain e infine Cuadro flamenco (1921), suite di dan-ze andaluse su musiche tradizionali che vede in scena anche sei danzatori del Con-servatorio Reale di Madrid. Parade, celeberrimo per il suo sipario di stampo realista, si avvale di costumi molto cubisti, in particolare quelli dei due manager, uno parigino e l’altro americano. Con Pulcinella l’impianto scenico si fa invece preminentemente cu-bista mentre risente del surrealismo quello di Mercure e rende omaggio a La loge di Renoir quello di Cuadro flamenco dove, in una sorta di teatro nel teatro, la scena rap-presenta i palchetti con gli spettatori.
Tra i danzatori in scena (tutti, selezionati nei paesi dell’Unione Europea, tra i sedici e i ventuno anni secondo lo statuto della compagnia fondata e diretta da Jean-Albert Car-tier) anche l’italiana Stefania Mancini.

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