Capitan Salgari alla riscossa! Il 18 ottobre teatro per ragazzi e merenda di pasticceria
Ore 16.00 inizio spettacolo
Al termine merenda con the e pasticceria artigiana del Panifico De Rossi
Credeva talmente nei suoi racconti da mettere in scena la propria tragica morte, nel 1911, come fosse l’epilogo di un popolare melodramma. E forse in nessun altro eroe si identificò come nel pirata Sandokan, la tigre della Malesia. In Sandokan, durezza dell’epica, esotismo e convenzionali languori da Belle Epoque (nelle parole del critico Antonio Franchini) concorrono nella creazione di un archetipo che è servito a far sognare ragazzi nati, grosso modo, fra il 1870 e il 1970. Un secolo intero, in uno dei momenti di massima accellerazione, velocità, ricambio della storia e dei suoi miti, non è poco.
Salgari, Sandokan e il Corsaro Nero non sono più ciò che gli educatori ritenevano un invito alla fantasia anarchica e improduttiva, alla permanenza nella ripetitività circolare tipica dell’infanzia, alla monotonia ossessiva – quel mondo sempre identico di giungle, pagode, mari e prahos – un rassicurante giardino d’infanzia dal quale a un certo punto, con l’arrivo della maturità, sarebbe stato bene emanciparsi. Creatore e creatura, il capitano Salgari e il suo pirata, ricompaiono assieme, affratellati nello stesso paradigma, maturo, addirittura intellettuale, questa volta: l’amarezza per il valore sfortunato, la compassione per l’ingiusta irrisione dei contemporanei, la tenerezza verso l’immaginazione surriscaldata, la nostalgia per lo scarto insopportabile tra la realtà e l’avventura, lo stupore per una visione del mondo già multiculturale, anticolonialista e anticapitalista (già in Giovanni Arpino, Paco Ignatio Taibo II ed Ernesto Ferrero). Mi piacerebbe raccontare un po’ della mirabolante vita della fantasia di Emilio Salgari, unita a un’avventura della sua creatura di maggior successo, come omaggio a un grande narratore e per ricordare un genere letterario poco blasonato, ma di grande impatto.
Andrea Pennacchi