Il piacere degli occhi | America oggi: all'Alcione "Full metal jacket" di Kubrick
«Il corpo dei marines non vuole dei robot. Il corpo dei marines vuole dei killer. Il corpo dei marines mira a creare uomini indistruttibili... uomini senza paura». Ma per renderli tali occorre prima annientarli (moralmente e fisicamente) e poi farli rinascere dalle loro ceneri come fenici. Fenici senz’anima e assetate di sangue.
I nostri occhi in questo abisso (che alla fine, citando Friedrich Nietzsche, scruterà anche dentro di noi) sono quelli del soldato Joker, che sopravvive al disumano addestramento del Sergente Maggiore Hartman (fomentatore di un clima d’odio fatale per la più fragile delle reclute) e quindi giunge in Vietnam come giornalista addetto alla “disinformazione”, con il simbolo della pace appuntato sull’elmetto accanto alla scritta “Born to Kill”. Nato per uccidere (in originale The Short-Timers, 1979) è anche il titolo italiano del romanzo alla base del film, scritto da Gustav Hasford (ex marine e corrispondente di guerra), che ha sempre negato di essere Joker, definendolo piuttosto un personaggio teso a rappresentare «la maggior parte dei ragazzi di stanza in Vietnam. Erano tutti perduti, non cresciuti e spaventati a morte».
Nelle mani di Stanley Kubrick quel libro (considerato dal regista «straordinario, insolito e scritto in modo scarno, quasi poetico») divenne uno spietato, claustrofobico e iperrealistico manifesto contro la lucida follia della guerra, dove lo scontro a fuoco sembra quasi un sollievo e si avanza nella notte cantando la Marcia di Topolino.