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Economia

Viticoltura, la Valpolicella verso il marchio collettivo

Questa la proposta avanzata al Vinitaly al convegno di packaging della professoressa Capitello

Presentata a Vinitaly la ricerca su “Elementi e profili di package design per i vini della Valpolicella”, voluta dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella e svolta dalla professoressa Roberta Capitello del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli Studi di Verona. L’indagine ha riguardato 703 vini (204 di Valpolicella, 202 di Amarone della Valpolicella, 128 di Valpolicella Ripasso, 111 di Recioto della Valpolicella e 58 di vino rosso Igt), di 133 aziende (ovvero i 4/5 degli associati al Consorzio) di cui sono stati analizzati tutti gli elementi caratterizzanti la bottiglia, la capsula, l’etichetta anteriore e quella posteriore, quella sul collo della bottiglia e le informazioni in esse contenute.

Solo il 43% delle aziende presenta un’impronta univoca e uno stile ben preciso. A vincere nel packaging dei vini della Valpolicella è la tradizione, con cui raramente si osa rompere. Da notare che risultano ancora poco presenti elementi che rimandano alle nuove tecnologie È stato sottolineato come nella storia recente i premi per il packaging parlino esclusivamente straniero, a testimonianza di una resistenza al cambiamento che può diventare limitante. Proprio le piccole e medie aziende, a suo avviso, dovrebbero avere il coraggio di sperimentare nuove soluzioni, rompendo schemi consolidati che fanno riferimento a cultura e tradizione ma possono rivelarsi limitanti laddove non permettono di distinguere in modo netto un prodotto da un altro.

Rimarcato anche che i cambiamenti d’immagine nel mondo del vino sono più lenti in quanto strettamente legati al suo essere un prodotto multisensoriale e un alimento, ma ha rimarcato anche come questo fattore rappresenti un vantaggio perché offre margini di tempo più ampi per intervenire in modo efficace su un eventuale restyling. Allineato in questa direzione anche Francesco Bonfio (presidente di Vinarius – Associazione Enoteche Italiane), il quale, dal suo osservatorio privilegiato di trait d’union tra la realtà dei produttori e quella dei consumatori, ha evidenziato come attraverso la bottiglia il consumatore cerchi segnali predittivi sia sulla qualità del prodotto sia sulle emozioni che esso può dargli. In questo senso il packaging a suo avviso dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra storicità e modernità e per le quattro denominazioni della Valpolicella sarebbe opportuno un segno distintivo che dia modo di raccontare il territorio, anche facendo riferimento a tradizione e qualità che non devono costituire uno stereotipo ormai esausto ma un retaggio da valorizzare correttamente.

I risultati emersi dal convegno forniscono utili spunti per definire alcune proposte di immagine in sintonia con i nuovi linguaggi e con l’eredità storica dei vini della Valpolicella, Amarone in primis. Proprio l’Amarone, il cui successo internazionale lo ha reso quasi un marchio in sé e per sé, suggerisce la sfida di individuare un brand unificante del vino e del territorio, veicolando congiuntamente le peculiarità che ne costituiscono l’essenza. Alla luce di tutto ciò è negli intenti del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella dar vita ad un concorso di idee per la realizzazione di un marchio collettivo che dia un’immagine forte e immediatamente percepibile dell’identità territoriale; marchio collettivo che rappresenta inoltre un’opportunità prevista dalla normativa in materia di Dop e Igt.

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