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«Siccità del 2022 ha colpito 43% dei vigneti nel Nordest. Servono microinvasi»

"Il clima che cambia. Nuove sfide per la nostra viticoltura" è stato il convengo organizzato durante il Vinitaly da Condifesa Verona (Codive) e Asnacodi (Associazione nazionale Condifesa)

Durante la scorsa estate, i vigneti delle colline veronesi, come nelle zone del Soave e della Valpolicella, sono stati tra i sistemi agricoli più colpiti dalla siccità e dal grande caldo, con temperature anche superiori ai 35 gradi centigradi. E nelle zone sprovviste di impianti di irrigazione, i vigneti hanno manifestato segni di sofferenza. Ma nonostante il calo di precipitazioni, sono possibili strategie e soluzioni a salvaguardia del sistema viticolo. Soluzioni che sono emerse nel convegno "Il clima che cambia. Nuove sfide per la nostra viticoltura", organizzato durante il Vinitaly, in Veronafiere, da Condifesa Verona (Codive) e Asnacodi (Associazione nazionale Condifesa).

codive siccità vinitaly 2023

L'incontro è stato aperto dal presidente di Codive Luca Faccioni, che ha sottolineato: «Il cambiamento climatico sta creando sempre più problemi anche alla viticoltura veronese. Se ormai buona parte delle colture sono dotate di impianti di irrigazione, il problema della scarsità di acqua preoccupa fortemente i produttori. In questo contesto, è fondamentale trovare soluzioni che garantiscano la tutela delle nostre produzioni e delle imprese agricole. Le coperture assicurative sono fondamentali per la sopravvivenza delle attività agricole e rappresentano un punto fermo nel settore».

Moderate poi da Corinna Gianesini, si sono susseguite le relazioni degli esperti. Paolo Tarolli, docente di idraulica agraria all'università di Padova, ha presentato i risultati di una ricerca recentemente accettata per la pubblicazione sulla rivista internazionale Agricultural Systems. «Nel dettaglio, usando dati satellitari - ha spiegato Tarolli - è stata mappata la severità della siccità agricola per il mese di luglio 2022, ovvero l’impatto della siccità sulle colture rispetto alla media degli ultimi anni. Sono state poi monitorate aree con elevata temperatura della superficie. In generale è stata colpita circa il 38% dell’area agricola del Nordest e in particolare: il 41% dell’agricoltura irrigata di pianura e ben il 43% dei vigneti sia di pianura che collina».
Il professore ha poi illustrato una possibile soluzione al problema della scarsità di pioggia: «Un supporto a un'agricoltura eroica più resiliente all'estremizzazione climatica in atto potrebbe essere la progettazione di microinvasi. Essi dovrebbero essere progettati in punti idrologicamente efficaci per un ottimale raccolta dell'acqua come in aree collinari ad alta pendenza, con una progettazione attenta, mirata e a basso impatto. Questo può favorire il riuso dell’acqua a scopo irriguo per le colture, la mitigazione di eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico l'aumento di biodiversità nelle aree umide e il mantenimento del valore paesaggistico».

Il presidente di Asnacodi Albano Agabiti ha parlato della gestione del rischio nella nuova programmazione comunitaria ed ha evidenziato l’estrema utilità anche sociale che la gestione del rischio offre alle aziende agricole. Con i cambiamenti climatici in atto la tutela delle aziende agricole è indispensabile per la sopravvivenza delle stesse. Infatti, ha detto, basta un fortunale di pochi minuti per distruggere il raccolto di un’annata. Anche per questo nella programmazione agricola comunitaria la metà dei fondi saranno messi a disposizione per polizze assicurative e fondi mutualistici.
E tra i fondi mutualistici la novità di quest'anno è il Fondo Agricat, gestito da Ismea. Fabrizio Giuliani di Ismea nell’illustrarlo ha detto: «È uno strumento che per la prima volta in Italia offrirà a tutti gli agricoltori, sia assicurati che non assicurati, una copertura mutualistica contro gli eventi catastrofali, quali gelo, brina, siccità e alluvione, garantendo il diritto a un indennizzo economico in caso di perdite di produzione. La quantificazione varia a seconda che l’azienda sia assicurata con avversità catastrofali o meno. Lo strumento è al suo debutto quest’anno ed è quindi ancora sperimentale. La disponibilità nazionale attuale è di circa 350 milioni di euro, fondi che andranno a ristorare nei limiti della disponibilità economiche le aziende agricole che hanno subito perdite da avversità catastrofali. Quello che è sicuro è che questo è un ulteriore passo verso una maggiore tutela delle aziende agricole».

Nel suo intervento, invece, Giuseppe Boatto di Agrifondo Mutualistico Veneto-Friuli si è focalizzato sulle fitopatie della vite. Boatto ha evidenziato l’estrema utilità che l'Agrifondo Mutualistico ha dimostrato nel territorio veneto-friulano. Uno strumento nato nel 2010 per ristorare le perdite avute dalle aziende agricole per i danni da fauna selvatica, senza alcuna contribuzione pubblica. E che oggi, nel 2023, copre più di un miliardo di produzioni agricole del territorio veneto-friulano, tra cui l'uva da vino. L'Agrifondo Mutualistico Veneto-Friuli conta più di 10.200 soci ed è riuscito a creare 4 fondi mutualistici con agevolazione pubblica fino al 70% e, solo nel 2022, ha quantificato ed andrà a ristorare perdite per fitopatie ed infestazioni parassitarie su uva da vino per due milioni di euro, danni soprattutto da flavescenza dorata.

Infine, Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi dell'associazione Graspo hanno parlato della resilienza dei vitigni dimenticati. «Ricordiamoci del passato e di come siamo arrivati fino a qui nella viticoltura - hanno sottolineato - I vitigni sono gli elementi stabili per una infinità di generazioni di viticoltori e, dove i cambiamenti climatici sono avvenuti più lentamente, si è evitata una erosione genetica devastante. Conservare la biodiversità viticola e valorizzarla non significa quindi mantenere le varietà di vite in una collezione ma, per le profonde connessioni tra vitigno antico e cultura del luogo che lo ha selezionato e coltivato fino ad ora, queste varietà devono ritornare ad essere le protagoniste dello sviluppo agricolo ed economico di questo territorio».

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