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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Sant'Ambrogio di Valpolicella / Via Camillo Cavour

Sciopero regionale nel settore lapidei, protesta a Sant'Ambrogio di Valpolicella

I sindacati chiedono il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 marzo scorso. Il ritrovo sarà domani alle 9.30 in via Cavour, poi alle 10 partirà un carosello di auto per le «Vie del Marmo»

Otto ore di sciopero per tutti i lavoratori veneti del settore lapideo industria. Ad organizzarlo i sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil per domani, 23 luglio, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 marzo scorso. Il ritrovo della protesta sarà alle 9.30 in via Cavour a Sant’Ambrogio di Valpolicella, nel parcheggio della zona Fiera. Alle 10, partirà un carosello di auto per le «Vie del Marmo» e alle 10.30 ci saranno gli interventi dei lavoratori e dei loro rappresentanti in piazza Vittorio Emanuele.

Il contratto nazionale è scaduto a marzo, le trattative sono bloccate e Confindustria Marmomacchine e Anepla sono chiusi alle richieste dei lavoratori - hanno fatto sapere i sindacati - Dobbiamo dare valore a questo contratto e non permettere di allungare i tempi contribuendo a infliggere danni alle lavoratrici e ai lavoratori sia dei lapidei che delle cave. L'indisponibilità del mondo imprenditoriale ci obbliga ad azioni di lotta e di protesta, dallo sciopero al blocco degli straordinari e della flessibilità al lavoro.
Le posizioni datoriali più preoccupanti sono: la chiusura del contratto bilaterale che stava dando i primi frutti, venendo meno all'intervento sull'intera filiera delle costruzioni e alla bilateralità territoriale; il contratto a tempo indeterminato non sarà più prevalente, lasciando liberi di fatto i tempi determinati e in somministrazione, motivati da ogni tipo di causale o di scusante; la richiesta di deroghe ai limiti dei contratti precari per azienda, fino al 30%.
I datori di lavoro non vogliono più il modello contrattuale e in sostanza offrono soli 53 euro in tre anni, con verifiche del tutto incerte; un salario differito, con sanità integrativa e previdenza complementare, importanti per tutelare i lavoratori su pensioni e sanità, liquidati con pochi centesimi percentuali.
L'industria 4.0 senza un contratto 4.0 non è credibile e non serve al nostro paese. Pertanto, chiediamo con il rinnovo contrattuale di rispondere ai bisogni di innovazione e di professionalità di aziende e di lavoratori di un settore che è valore aggiunto per tutto il paese.

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