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Riforma delle Camere di Commercio: applaudono centrodestra e Pd veronesi

Il decreto attuativo della Legge Madia sul riordino degli enti camerali, che verrà definitivamente approvato entro il 27 novembre 2016, trova il favore bipartisan della politica scaligera

Plauso bipartisan dal centrodestra e dal PD veronesi alla riforma delle Camere di Commercio. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato nei giorni scorsi, in esame preliminare, il decreto attuativo della Legge Madia sul loro riordino, introducendo tra le varie novità, la riduzione del numero delle Camere dalle attuali 105 a non più di 60, l’accorpamento per quelle con meno di 75.000 imprese iscritte, il taglio del 50% del diritto annuale dal 2017, la riduzione del numero dei consiglieri ed il limite di due mandati e gratuità degli incarichi negli organi di amministrazione.

"Le Camere di commercio tornino a fare il proprio lavoro – commenta l’Onorevole Vincenzo D’Arienzo, favorevole all’ipotesi del decreto di riordino - Questa riforma rappresenta un passo positivo verso la riorganizzazione del settore. Era necessario riorientare le funzioni dei vari comparti economici verso le attività ed i ruoli propri, riconferendo alle Camere di Commercio quella destinazione riconosciuta dalla loro nascita. La partecipazione attiva di questi enti nella gestione diretta di attività economiche a carattere pubblico, ha reso evidente una distorsione del sistema e l’urgenza di correggere un’impostazione che snaturava la mission stessa delle Camere. Molto importante sono anche la salvaguardia dei livelli occupazionali in essere e la riduzione del carico economico sulle imprese che avverrà attraverso la riduzione del diritto annuale del 50%".

Plaude alla riforma anche il consigliere regionale del Veneto, Stefano Casali, che afferma: "È necessario che le Camere di Commercio si dedichino alle esigenze delle categorie, valorizzando il personale e migliorando i loro servizi. È indispensabile poi che vengano ridotti costi per le partite iva, soprattutto in un periodo di crisi economica. Per questo fondamentale scopo - prosegue Casali - è urgente che vengano dismesse le partecipazioni azionarie delle camere di commercio in enti ed aziende, le quali nulla hanno a che fare con i servizi che devono svolgere i Consigli Camerali a favore delle categorie, anzi la gestione delle più variegate quote azionarie spesso distrae risorse umane dal vero impegno richiesto dalla normativa. La liquidità ottenuta dalle vendite delle partecipazioni potrà poi essere utilmente investita per ridurre i costi a carico delle categorie economiche e per l’aggiornamento e formazione del già qualificato personale".

Paolo Martari, consigliere provinciale, aggiunge: "Con questa riforma, le Camere torneranno alla vocazione originaria della formazione ed dell’informazione degli imprenditori e degli addetti ai lavori, nell’ambito di una prospettiva che vuole riordinare il sistema generale delle istituzioni italiane, attribuendo il giusto e doveroso peso e ruolo alla politica, limitandone la connessione con l'economia agli aspetti essenziali".

Anche il vicepresidente della provincia e consigliere comunale di Verona, Andrea Sardelli, apprezza la riforma e ritiene "senz'altro utile che le stesse mettano in vendita le proprie partecipazione nelle società pubbliche, con l'auspicio che i potenziali acquirenti possano essere gli enti locali, garantendo così continuità territoriale a beneficio delle varie comunità".

Il riordino delle funzioni prevede inoltre la tenuta e la gestione del Registro delle imprese e del fascicolo informatico d’impresa; tutela del consumatore, vigilanza e controlli su sicurezza e conformità prodotti, rilevazione prezzi; orientamento al lavoro e una funzione di supporto alle PMI per l’internazionalizzazione e promozione della cultura e del turismo. Lo schema di decreto legislativo sarà definitivamente approvato entro il 27 novembre 2016, a seguito dei pareri della Conferenza Unificata e delle Commissioni parlamentari competenti.

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