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Economia

Pensionati ai Comuni: «Implementare i servizi contro le povertà»

Spi Cgil Verona porta avanti una contrattazione sociale con le amministrazioni locali: «Risultati positivi, soprattutto in Valpolicella e nel capoluogo»

Non ovunque, ma stanno avendo comunque buoni risultati i confronti che il sindacato dei pensionati di Cgil (Spi) sta avendo con i Comuni veronesi per intervenire su vecchie e nuove forme di povertà. «Risultati insperabili soltanto fino a pochi anni fa in alcune aree della provincia tra cui la Valpolicella e il capoluogo stesso - ha commentato Adriano Filice, segretario generale di Spi Cgil Verona - Ma ci piacerebbe che la logica della messa in rete dei servizi e l'attenzione alle situazioni di criticità sociale venisse fatta propria anche dagli enti sovraordinati, la cui attenzione molto spesso si perde in questione politiche di dubbia utilità pratica».

E sono soprattutto il lavoro povero e le povertà sanitaria, educativa ed energetica quelle «criticità sociali» su cui i pensionati veronesi chiedono l'attenzione dei Comuni attraverso dei colloqui in cui trovare possibili soluzioni. «Una delle nostre principali rivendicazioni è l’innalzamento della no tax area sull’addizionale Irpef a 12mila euro che abbiamo concordato con il Comune di Verona - ha spiegato Filice - Si tratta di misure di rilevanza sociale dal costo accessibile anche per le finanze degli enti locali. Indispensabile è poi potenziare e omogeneizzare le condizioni di accesso all’assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti, il che rappresenta la vera sfida posta anche dal Pnrr sanitario».

Rivendicazioni che lo Spi mette sul tavolo dei Comuni con lo spirito di negoziare misure di contrasto alla povertà. Misure che devono essere implementate e messe in rete per prevenire il rischio povertà nelle famiglie dove sono presenti anziani non autosufficienti, in chi si trova senza lavoro o è sottoccupato e in nuclei formati da donne sole con figli. «Le diseguaglianze tra i cittadini sono andate aggravandosi anche a causa della incapacità dei governi nazionali di mitigare o temperare gli effetti avversi dei cicli economici, che fin dagli albori dell’industria tendono a concentrare la ricchezza nella mani di pochi; ma anche della incapacità di sfruttare a pieno gli strumenti di rilancio forniti dall’Europa all’indomani della crisi pandemica, e di ascoltare le richieste di riforma fiscali, sociali e di politiche industriali provenienti dalle parti sociali e sindacali - ha dichiarato il segretario di Spi Cgil Verona - Per il territorio veronese abbiamo chiare evidenze di questo ultra-decennale processo di scivolamento verso il basso, ad esempio negli importi medi delle pensioni del settore privato pagate dall’Inps (che riguardano circa 191mila pensionati veronesi su un totale 238.573) che ammontano a 1.453,99 euro per gli uomini e ad appena 786,73 euro per le donne. In 35 Comuni della provincia di Verona, in special modo in ampie fasce della Lessinia e della Pianura Veronese, l’importo medio mensile delle pensioni private erogate dall’Inps è al di sotto dei mille euro mensili. Il rendiconto sociale dell’Inps di Verona per il 2022 ci ricorda che sul territorio vengono erogate oltre 40mila prestazioni legate all’invalidità civile o all’inabilità al lavoro. Le previsioni dicono chiaramente che il futuro pensionistico dei giovani è zavorrato alla triste prospettiva di non superare mai i mille euro lordi mensili».
Tale condizione delle fasce più deboli delle pensionate e dei pensionati viene ulteriormente aggravata dal fatto che per una serie dei servizi, come ad esempio la sanità, ci si deve rivolgere sempre più spesso al privato. «La povertà di pensioni e retribuzioni, la povertà sociale, viene aggravata dalla privatizzazione dei servizi socio-sanitari e dallo smantellamento del welfare che vanno avanti da anni», ha detto Filice, il quale chiede ai Comuni di intervenire effettivamente sulle sacche di povertà, attivandosi insieme alle associazioni del terzo settore per «intercettare la disponibilità di reti sociali e parentali di sostegno che molto spesso fanno la differenza tra la sussistenza e la caduta in povertà».

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