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Economia

Ortofrutta, via alla sfida veronese a Grecia e Spagna

La Coldiretti: "Dobbiamo intercettare i gusti del consumatore e ampliare le nostre strategie"

Verona si conferma una grande produttrice di ortofrutta ma deve riqualificarsi sul mercato. Non tanto per i prodotti che sono eccellenti, quanto per tutti quei servizi necessari all’export, specie in un momento competitivo come questo in cui avanzano Paesi come Spagna, Sudafrica e Grecia e altri come la Germania, finora tra i primi acquirenti dei nostri prodotti, sta diventando a sua volta produttore ed esportatore di ortofrutta. E’ questo, in sintesi, quanto è emerso dalla tavola rotonda organizzata ieri da Coldiretti Verona “Ortofrutta: Verona e l’Europa. Trend, sviluppo e criticità del sistema veronese” all’Accademia dell’Agricoltura.

“E’ importante mettere al tavolo gli attori della filiera- ha detto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Verona- partendo dall’analisi dei mercati per capire come questi si evolvono e proporre azioni di riqualificazione. Dobbiamo conoscere cosa vuole il consumatore che sta cambiando i suoi gusti, come si stanno muovendo i concorrenti e quindi individuare le strategie adatte”. Diego Begalli, professore alla Facoltà di Economia dell’università di Verona, ha messo in evidenza una serie di punti centrali della questione poi discussi dagli altri relatori: Verona si basa più sulla sua produzione standard che sulle richieste del mercato, esiste la necessità di una programmazione delle coltivazioni anche per competere con l’andamento dei prezzi, bisogna valutare il rapporto con la grande distribuzione che sta assorbendo sempre maggiori quantitatà di prodotti ortofrutticoli e di conseguenza crea uno squilibrio tra i grandi gruppi e l’offerta.

“Tutto questo - ha detto il docente - significa creare un’organizzazione a monte”. Di questo parere è stato anche Fausto Bertaiola, Presidente del Consorzio O.P. Cop che ha evidenziato: ”Assistiamo a una disorganizzazione del nostro sistema specie quando si confronta con realtà più evolute dal punto di vista commerciale. L’aggregazione veneta in O.P. è rappresentata soltanto dal 25 – 30% dei produttori”. “La Germania è il nostro primo mercato e assorbe il 45% delle nostre produzioni – ha sottolineato Paolo Pesce, Direttore dell’Istituto Nazionale per il Commercio estero (ICE) di Verona – Il nostro settore deve quindi diventare trainante per il Made in Italy. Se pensiamo che alla più grande fiera dell’ortofrutta di Berlino, Fruit Logistica, il 20% degli espositori sono italiani, circa 450 solo quest’anno, io credo che il distretto veronese possa diventare capofila del sistema dell’ortofrutta italiana, trovando, ad esempio, alleanze con altri sistemi fieristici come Cesena e Bolzano”.

Il tema fieristico è stato al centro del dibattito. Infatti, di recente Verona, attraverso il presidente dell’Ente fiera Ettore Riello si è candidata a creare una grande manifestazione italiana sull’ortofrutta come quella di Berlino. Claudio Valente, vice presidente della Fiera ha detto “L’Italia è la nazione più importante per l’ortofrutta e ha gli spazi per creare una fiera importante come quella di Berlino. Una manifestazione così potrebbe essere anche a Verona ma per organizzare una fiera nuova oggi bisogna mettere insieme tutte le forze nazionali e pertanto sono necessari il coordinamento delle forze anche politiche oltre al’organizzazione dei servizi”.

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