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Liti col Fisco, Verona quinta in Veneto per numero di cause pendenti

Alberto Mion presidente dell’Ordine dei commercialisti: «Un numero così elevato di ricorsi è sintomo di un sistema che non funziona bene»

Secondo i dati del Ministero Economia e Finanze sul contenzioso tributario italiano e relativi ai primi sei mesi del 2018, al 30 giugno erano 406.946 le cause italiane pendenti contro il Fisco presso le Commissioni Tributarie, provinciali e regionali, di cui 121.079 relative ai nuovi procedimenti pervenuti nei primi sei mesi dell’anno.

In Triveneto il 2017 si è chiuso con 13.990 procedimenti pendenti in entrambi i gradi di giudizio, un dato che al 30 giugno 2018 è salito a 14.533, con una crescita media del 3% in sei mesi delle cause da decidere. In Veneto si è passati complessivamente (primo e secondo grado) dai 9.764 procedimenti pendenti al 31/12/2017, ai 10.009 pendenti al 30/06/2018; in Friuli Venezia Giulia si è passati dai 2459 ai 2766; in lievissima controtendenza le Commissioni Tributarie del Trentino Alto Adige che, con -9 procedimenti su base semestrale, sono passate dai 1767 a 1758 pendenti a giugno 2018.

In primo grado in Veneto, nei primi 6 mesi dell’anno, sono stati presentati 3.031 nuovi ricorsi alle Commissioni Tributarie Provinciali. Di questi, solamente a Verona sono 495 che portano a 755 il saldo dei pendenti al 30 giugno 2018. Così Verona è la quinta Commissione Tributaria Provinciale del Veneto per numero di ricorsi pendenti - dopo Venezia, Padova, Treviso e Vicenza - con un aumento delle pendenze del 37,77% in sei mesi (erano 548 pendenti a fine 2017, ne sono pervenuti 495 e definiti 288 al 30 giugno). Venezia, al primo posto per numero di pendenze, vede 2.342 procedimenti pendenti nonostante che il saldo tra decisi e sopravvenuti sia del -7% nel primo semestre. Calano le pendenza anche a Padova (-3,77% in sei mesi) dove a fronte dei 635 nuovi ricorsi pervenuti, sono 683 i definiti che portano il saldo dei pendenti a 1224 ricorsi (erano 1272 a fine 2017) e la provincia in seconda posizione, dopo Venezia, per numero di cause pendenti. Al terzo posto Treviso che si distingue per l’aumento dei procedimenti pendenti con un +39% in sei mesi (sono 548 i nuovi ricorsi presentati, mentre dei precedenti ne sono stati definiti 292); al quarto posto, Vicenza con un + 11,5% (in sei mesi sono 516 i nuovi ricorsi presentati, a fronte dei precedenti 430 che sono stati definiti); calano le pendenze a Rovigo (-11,8%), al sesto posto per numero di ricorsi pendenti, che passa dai 390 pendenti a fine 2017 ai 346 del primo semestre 2018: ne sono stati decisi 132 di precedenti e ne sono pervenuti 88 di nuovi. Chiude in pari Belluno con 35 ricorsi pervenuti in sei mesi e 35 decisi dei precedenti che portano ad un saldo a giugno 2018, di 107 pendenti, uguale a quello di fine 2017.

Nel secondo grado di giudizio, le cause pendenti presso la Commissione Tributaria Regionale del Veneto, sono passate dalle 3.523 del 31/12/2017 alle 3.488 del 30 giugno 2018 - in sei mesi sono pervenuti 871 nuovi ricorsi e ne sono stati decisi 906 - con un saldo negativo tra procedimenti pervenuti e procedimenti definiti di 35 unità ed una decrescita del 1% su base semestrale.

Dando uno sguardo alla tipologia di contenzioso fiscale, dei 3.032 nuovi ricorsi presentati alle Commissioni Provinciali nei primi 6 mesi del 2018, il 70% riguardano l’impugnazione di provvedimenti emessi dall’Agenzia delle Entrate, l’8% dall’ex Equitalia riscossioni, il 1,6% da Dogane e/o Monopoli, il 14% dagli Enti Locali e il 6,4% da altri Enti.

Sul fronte dei valori medi del contenzioso tributario in Triveneto, sempre nel primo semestre 2018, è in testa il Veneto con valori medi di 117mila euro per le cause in primo grado, seguito dal Friuli Venezia Giulia con 92mila euro e dal Trentino Alto Adige con 74mila euro; in secondo grado, presso la Commissione Tributaria Regionale, la situazione si ribalta: il Trentino Alto Adige è in testa con valori medi di 376 mila euro, il Veneto con valori medi di 219mila euro, seguito a ruota dal Friuli Venezia Giulia con 181 mila euro.

Un numero così elevato di ricorsi - osserva Alberto Mion presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona - è sintomo di un sistema che non funziona bene. E questo per una pluralità di ragioni: innanzitutto l’istituto della mediazione è ancora poco utilizzato, forse perché non ben compreso, mentre potrebbe costituire uno strumento deflattivo del contenzioso soprattutto nelle questioni valutative. In secondo luogo il numero elevato di contenziosi è dovuto anche alla lunghezza del procedimento. Anche se le cose funzionano meglio che anni orsono, arrivare a sentenze definitive in tempi brevi sarebbe di grande aiuto sia per i contribuenti che per il fisco.

«Il processo tributario va riformato - dichiara Federico Grigoli presidente della Commissione Accertamento e Contenzioso Tributario dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona - perché la normativa fiscale è complessa e richiede giudici professionisti e specializzati e, secondo questa logica, sarebbe fondamentale reintrodurre i dottori commercialisti nelle commissioni tributarie. Inoltre è necessario stabilire la vera parità della parti nel processo ed applicare con rigore il principio dell’onere della prova. In tema di accertamento, nel rispetto delle norme Ue, occorre rendere effettivo il principio del contraddittorio endoprocedimentale e abolire l’istituto dell’accertamento con adesione. Senza dimenticare che i premi ai funzionari dell’agenzia, ammesso che siano dovuti, vanno riconosciuti solo ad esito definitivo del contenzioso. Infine sarebbe importante eliminare il pagamento anticipato di un terzo delle imposte, attualmente necessario per poter presentare il ricorso: le somme dovute al Fisco, salvo l’esistenza di comprovate esigenze cautelari, si dovrebbero pagare solo all’esito definitivo del contenzioso».

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