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Economia

Spi Cgil Veneto: «2 lavoratori su 5 dichiarano meno di mille euro al mese»

Secondo il sindacato, i lavoratori dipendenti perdono potere d’acquisto dato che il reddito medio annuo è addirittura diminuito, mentre sarebbe in ascesa quello di imprenditori e lavoratori autonomi

Da una parte, i lavoratori dipendenti, che vedono eroso il loro potere d’acquisto. Dall’altra, i lavoratori autonomi e gli imprenditori, che invece godono di una accresciuta capacità di spesa. In mezzo, i pensionati, che riescono a fare fronte al costo della vita grazie anche agli accordi fra sindacati e governo del 2016. Risultato? Semplice. In Veneto aumentano le diseguaglianze sociali, come testimoniano gli ultimi numeri forniti dal ministero delle Finanze ed elaborati dallo Spi Cgil del Veneto. Un dato preoccupante, che deve far riflettere soprattutto considerando che due contribuenti su cinque dichiarano meno di mille euro netti al mese.

A sostenerlo è lo stesso Spi Cgil del Veneto, che poi prosegue nella propria analisi. 

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Ma andiamo con ordine. Nella nostra regione il reddito medio degli autonomi è aumentato di oltre 5 mila euro, passando dai 43.165 euro del 2015 ai quasi 49 mila euro (48.919) del 2017. Gli imprenditori (in contabilità ordinaria) hanno denunciato mediamente 37 mila euro circa nel 2015 e 39.784 euro nel 2017. Per entrambe le categorie l’inflazione non ha rappresentato un problema, anzi. Il costo della vita è stato ampiamente recuperato. Il reddito da pensione cresce, anche se di poco (da 16.442 a 17.062 euro lordi), con un aumento sufficiente a contenere l’inflazione. I lavoratori dipendenti veneti, invece, perdono potere d’acquisto dato che il reddito medio annuo è addirittura diminuito (da 21.471 euro a 21.361). Lo Spi Cgil regionale- che analizza i dati nell’ambito della negoziazione sociale che vede i rappresentanti dei pensionati confrontarsi con le amministrazioni e gli enti locali – rivela poi come la ricchezza si concentri su un numero limitatissimo di cittadini. Per intenderci, il 15% del reddito complessivo prodotto in Veneto viene suddiviso fra il 2,4% dei contribuenti (quelli che dichiarano più di 75 mila euro lordi all’anno) mentre circa 2 contribuenti ogni 5 (il 38,6%) dichiarano meno di 15 mila euro lordi all’anno, che significa meno di mille euro netti al mese.
«Questo trend – spiega Renato Bressan della segreteria dello Spi Cgil del Veneto - oltre ad allargare le disuguaglianze sociali nel nostro paese contribuisce a rallentare la domanda interna e di conseguenza pregiudica in maniera sostanziale la crescita economica. Pertanto, trovano ampia giustificazione le richieste del sindacato dei pensionati e più complessivamente delle nostre organizzazioni confederali di Cgil Cisl e Uil non solo al Governo nazionale, ma anche alle nostre regioni e alle amministrazioni locali per cercare di riorientare le scelte di politica economica e sociale a favore delle fasce più deboli delle nostre comunità. Per quanto riguarda la negoziazione sociale – conclude Bressan - insistiamo con i Comuni affinché sottoscrivano i patti antievasione al fine non solo di recuperare risorse utili al finanziamento del welfare locale, ma anche per arginare comportamenti illeciti che danneggiano i tanti imprenditori che fanno della fedeltà fiscale un comportamento responsabile all’interno di una competizione imprenditoriale volta all’innovazione e rispettosa dei contratti di lavoro».

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