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Economia

L'allarme di Confcommercio: "Imu insostenibile"

Con una lettera ai sindaci scaligeri l'associazione di Paolo Arena mostra la sua preoccupazione

Liberalizzazione delle attività commerciali, aumento della tassazione, Imu: tre fonti di grandi preoccupazioni per gli operatori del commercio, turismo e servizi dell’intera provincia, secondo quanto emerso ieri mattina in un’animata quanto affollata assemblea dei Presidenti di categoria e del territorio di Confcommercio Verona, tenutasi nella sede della principale organizzazione del terziario di mercato. I temi esaminati dalla dirigenza politica dell’associazione presieduta da Paolo Arena erano particolarmente scottanti.

Un coro di proteste è stato indirizzato alle politiche di liberalizzazione del settore, con particolare riferimento alle aperture domenicali e festive, agli orari ed alla possibilità di nuovi insediamenti della grande distribuzione sul territorio. Il settore, hanno sottolineato vibratamente i presidenti di categoria e di territorio, ha già dato e molto, a partire dal 1998, quando l’allora ministro Pierluigi Bersani con il decreto legislativo 114 del 31 marzo liberalizzò l’accesso al settore distributivo e cancellò molte regole. Passando alla fiscalità la platea ha sostenuto che la pressione fiscale in Italia ha superato, ormai, i limiti della sopportabilità per tutte le categorie di contribuenti. Particolare preoccupazione è stata manifestata a proposito dell’introduzione dell’Imu, imposta municipale unica; gli spunti emersi dall’assemblea sono stati riassunti in una lettera, a firma del presidente Arena, già inviata ai sindaci dei 98 Comuni della provincia in cui si pongono all’attenzione dei primi cittadini veronesi una serie di considerazioni legate all’istituzione della nuova imposta ed in particolar modo alle pesanti ripercussioni che si rifletterebbero nei bilanci delle imprese del terziario di mercato.

“Ci risulta – si legge nella missiva - che molte amministrazioni comunali stanno deliberando la misura dell’Imu sull’abitazione principale e sue pertinenze con un’aliquota ridotta, talvolta al di sotto della soglia dello 0,4%. Questa scelta, dal valore sociale decisamente importante, comporta però che il mancato gettito venga recuperato attraverso un ritocco della misura prevista sia per le “seconde case” che per gli immobili ad uso diverso, quali per esempio, quelli strumentali per l’esercizio di un’attività commerciale: abbiamo elaborato alcune proiezioni della nuova imposta verificando che per quest’ultima categoria di immobili si verifica un aumento rispetto alla “vecchia Ici” addirittura di tre volte tanto”.

“Questa situazione – prosegue Confcommercio Verona nella lettera - si manifesta ovviamente nei confronti delle imprese proprietarie, ma anche per quelle il cui titolo di possesso è la locazione. In quest’ultimo caso, l’aggravio si concretizzerà al momento del rinnovo del canone in quanto il proprietario si vedrà gioco forza costretto ad un ritocco degli affitti tale da coprire i maggiori oneri tributari. Aggiungiamo anche che il danno è addirittura doppio: la normativa prevede che l’imposta sia indeducibile ai fini della determinazione del reddito di impresa. Cio comporterebbe un aumento del carico fiscale delle aziende che si troverebbero a pagare imposte su imposta”.

Per questo Confcommercio Verona chiede “che nella determinazione delle aliquote Imu, le amministrazioni tengano conto degli elementi segnalati: queste considerazioni nascono da oggettive necessità di sopravvivenza delle imprese rappresentate, oggi come oggi già in seria difficoltà”.

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