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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Federsolidarietà, l'assemblea provinciale conferma alla guida Erica Dal Degan

La presidentessa uscente resta quindi al suo posto. È stato rinnovato invece il consiglio provinciale, per cui sono stati eletti Stefano Fiorini, Gianfranco Zavanella, Francesca Menghin, Daniele Montresor, Lucia Zanoni, Paolo Stocco, Antonio Fasol e Marco Maffazioli

Venerdì 16 marzo, nella Sala Congressi "Opale" Hotel Veronesi La Torre di Dossobuono, l’Assemblea Provinciale di Federsolidarietà Verona ha riconfermato all’unanimità il mandato alla presidente uscente Erica Dal Degan.
All’ordine del giorno anche il rinnovo del consiglio provinciale, per cui sono stati eletti Stefano Fiorini, Gianfranco Zavanella, Francesca Menghin, Daniele Montresor, Lucia Zanoni, Paolo Stocco, Antonio Fasol e Marco Maffazioli.

Federsolidarietà raggruppa 98 cooperative sociali del terzo settore aderenti a Confcooperative Verona, sia di tipo A che di tipo B, con un fatturato annuo complessivo di 120 milioni di euro e circa 6000 soci lavoratori.
Nel suo intervento, la presidente Erica Dal Degan ha tracciato il bilancio del proprio mandato e illustrato le linee guida da perseguire nel prossimo quadriennio.

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Sono stati 4 anni decisamente intensi – afferma – caratterizzati da eventi le cui ripercussioni hanno avuto effetti importanti. L’impatto dello scandalo di mafia capitale, per esempio, ma anche la riorganizzazione di Confcooperative a livello provinciale e nazionale, per passare al nuovo Codice Appalti e arrivare alla riforma del Terzo settore. Ho rilevato con soddisfazione che in questo arco temporale le cooperative associate hanno mostrato di credere nell’attività di rappresentanza politico sindacale della federazione mettendo a disposizione le competenze dei propri collaboratori come consiglieri provinciali, regionali, componenti delle commissioni o semplicemente come interlocutori. Nessuno di loro – voglio sottolinearlo - ha mai ricevuto un compenso o un rimborso per i 45 consigli provinciali convocati.

Credo che il risultato più importante di questo mandato sia l’assunzione del ruolo di interlocutori delle istituzioni laddove si discute di welfare e di compartecipazione. E’ un ruolo che abbiamo guadagnato promuovendo tavoli di confronto e iniziative con i soggetti coinvolti a vario titolo nelle politiche del terzo settore. Non era scontato ma ci siamo riusciti: la nostra rappresentanza è visibile e siamo diventati un soggetto aggregatore per il Terzo Settore Veronese grazie ad un diverso approccio tra di noi, verso il territorio e verso la classe politica.
Ma la strada è ancora lunga – prosegue Dal Degan – e molteplici sono i bisogni con cui dobbiamo continuare a misurarci.

Sul fronte disabilità, dopo circa 8 anni è stato finalmente raggiunto un accordo sulla retta standard per i servizi dedicati. Ci siamo arrivati attraverso una sensibilizzazione delle forze politiche (sindaci, amministrazioni comunali, consiglieri provinciali e regionali), mappando dati e risorse con un rigore che ha consentito ai nostri sindaci di prevedere in bilancio per i prossimi tre anni i fondi necessari per conseguire l’equità nei diversi territori. Verona – voglio ricordarlo - è stata la prima provincia del Veneto ad applicare la retta a tutti gli effetti e a siglare un protocollo di gradualità. A ciò va aggiunta la Costituzione del tavolo tecnico dedicato alla disabilità Veronese, aperto anche ad altri temi del welfare quali la salute mentale e che ha permesso la sospensione del regolamento per la compartecipazione delle comunità residenziali che sarebbe stato lesivo sia per i familiari che per i gestori. Tra i temi da affrontare quello del Dopo di Noi e della relativa Delibera Regionale, che ci porterà a ragionare su nuovi modelli di azione congiunti nel territorio.
Per quanto riguarda la salute mentale, insieme alla federazione regionale ci stiamo impegnando per la non applicazione della Deliberazione della Giunta Regionale sui nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) che prevede un taglio ulteriore di risorse ai comuni e contestualmente abbiamo portato una bozza di emendamento sulla proposta di delibera regionale sul riordino dei posti letto di salute mentale, affiancando le cooperative che si sono viste bloccare accreditamento ed autorizzazioni.
In tema di immigrazione le nostre cooperative hanno aderito alla “Carta per la Buona Accoglienza delle persone migranti” sottoscritta tra il Ministero dell’Interno e l’Alleanza delle Cooperative Italiane insieme all’associazione Nazionale dei Comuni. Su questa tematica molto delicata ed attuale stiamo promuovendo una rete di buone prassi e collaborazioni tra le cooperative del territorio, la Caritas e le varie associazioni di Volontariato.
In questi anni abbiamo segnalato molti appalti al massimo ribasso, ottenendo che venissero bloccati e ridefiniti. E’ dell’ottobre scorso un Corso di formazione specifico sul tema che ha coinvolto funzionari pubblici e cooperatori sociali da cui è scaturito un documento di Buone Prassi inviato all’Anac a Roma per poi essere adottato anche a livello regionale.
Per la prima volta abbiamo elaborato un documento condiviso da tutte le cooperative per il rinnovo del contratto nazionale, inviato alla federazione regionale che l’ha inoltrato al tavolo della contrattazione nazionale.
Ora dobbiamo alzare l’asticella – aggiunge la presidente uscente, guardando al futuro - rafforzando ulteriormente il ruolo di rappresentanza di tutte le realtà associate coinvolgendole, ascoltandole e richiamandole se necessario, mantenendo nel contempo il legame con le altre realtà a livello provinciale e regionale. Dobbiamo implementare i rapporti con le università e le varie associazioni di categoria per costruire idee nuove; dobbiamo contribuire sempre più, come associazione, allo sviluppo di policy di coesione sociale e sviluppo delle nostre comunità (insieme anche ad altri soggetti non cooperativi) in risposta ai bisogni e problemi complessi che le cooperative ci pongono.
Federsolidarietà deve proporre soluzioni, essere partner nella redazione del piano di zona e delle politiche sociali territoriali e regionali.
Con la Riforma del Terzo Settore le cooperative sociali, da sempre agenti di sviluppo delle comunità, devono ridefinire la propria identità. A fronte di nuovi e complessi bisogni la realtà propone una riduzione della risposta pubblica a tali bisogni attraverso il contenimento delle risorse. In questo quadro la cooperazione sociale diventa impresa sociale a tutti gli effetti, chiamata a sganciarsi dall’esclusivo meccanismo delle esternalizzazioni, spesso legato esclusivamente al prezzo, e ad agganciare invece le comunità e i portatori di interesse come risorsa e non più solo come utente finale.
Bisogna quindi attivare efficaci servizi di tutoraggio, orientamento a accompagnamento finalizzati alla creazione di reti tra i vari soggetti, coinvolgendo il volontariato e i soggetti del for profit per consentire alle singole cooperative di allearsi ed unirsi su progetti comuni, pur mantenendo la propria autonomia.
La cooperazione sociale, con le cooperative di inserimento lavorativo, deve trovare nella riforma la propria strada per continuare a diffondere un modello di inclusione sociale di persone diversamente abili e con una ridotta possibilità di occupazione lavorativa.
Di fondamentale importanza resta la battaglia alle cooperative “spurie”, in sinergia con gli Osservatori provinciali della Cooperazione, INPS, Agenzia delle Entrate, DPL, valorizzando i comportamenti corretti delle cooperative che producono capitale sociale e posti di lavoro”.

Personalmente – conclude Dal Degan – sono convinta che i valori della cooperazione sociale debbano essere protagonisti nella realtà veronese e veneta, per una crescita complessiva della società nella quale viviamo e operiamo.

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