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Economia

Crisi, Verona tra le province che hanno resistito meglio in questi sette anni

Il Sole 24 Ore ha stilato una classifica delle province italiane che dal 2007 al 2013 hanno resistito meglio alla crisi economica: al primo posto Vicenza, all'ottavo Verona. Viterbo e Latina quelle che hanno pagato il prezzo più alto

C'è anche Verona tra le prime dieci province che hanno resistito meglio alla crisi. La città scaligera è all'ottavo posto, in una classifica in cui il primato spetta a Vicenza seguita da Bolzano, Modena, Mantova, Pisa, Genova e Prato. Poi come detto troviamo Verona, che precede Aosta e Milano.

Le dieci province dove la crisi ha colpito di più sono invece Viterbo, Latina, Novara, Cosenza, Nuoro, Cagliari, Terni, Messina, Grosseto e Reggio Calabria.

È la classifica delle province italiane nei sette anni più difficili, dal 2007 al 2013, pubblicata da Il Sole 24 Ore che ha analizzato dieci indicatori, tra i quali la disoccupazione, i prestiti, il valore degli immobili, ma anche la quantità di rifiuti prodotti, il numero di laureati, la spesa per i medicinali.

Per ciascuno di questi parametri Il Sole 24 Ore è andato a vedere qual è l'intensità della "luce rossa" sul territorio, misurandola in base alla dinamica provinciale nei sette anni. Fino a costruire, sulla base delle dieci performance, un vero e proprio indice di "resistenza" alla crisi.

Ma la crisi non ha colpito tutti i territori nello stesso modo: alcune province più di altre hanno sofferto, registrando nel 2013 vistosi arretramenti rispetto al 2007.

Complessivamente, i centri piccoli e medi sembrano avere sofferto maggiormente, anche se i continui segni negativi hanno scavato ancora di più il solco che divide il Sud dal Nord del Paese. Ma in Piemonte, in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Lazio la crisi si è fatta sentire e diverse province tra quelle tradizionalmente considerate isole di benessere si sono ritrovate così in cima alla graduatoria delle più colpite.

Secondo l’inchiesta, se il Pil medio pro capite è calato di quasi il 2% (elaborazioni Prometeia), in alcune realtà è arretrato in misura più decisa (a Rieti, Ascoli Piceno e Latina), in altre invece ha tenuto: Milano, ad esempio, già prima per valori assoluti, segna persino un progresso.

Diminuito anche il ricorso all’indebitamento: il timore di non poter onorare i propri impegni (ma anche la minore disponibilità del settore creditizio a concedere finanziamenti) hanno tagliato del 7,4% l’importo medio dei prestiti personali (e di oltre un quarto in province come La Spezia, Teramo, Pistoia). Disorientate e preoccupate, le famiglie hanno preferito parcheggiare i risparmi in banca: i depositi pro capite sono cresciuti di quasi il 70%, percentuale che si è fermata però sotto il 30% in province come Forlì o Lodi e che è invece triplicata in altre come Potenza o Isernia.

Ma è il tasso di disoccupazione la spia che lampeggia con maggiore intensità: dal 2007 al 2013 l’indice medio nazionale è raddoppiato (dal 6,1 al 12,2%), destabilizzando anche aree che in passato potevano contare su indici inferiori alla media nazionale, come l’Emilia Romagna.

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