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Coronavirus rallenta ancor di più la crescita dell'occupazione a Verona

L'Osservatorio sul mercato del lavoro ha pubblicato l'analisi del primo trimestre di quest'anno. Nel Veronese il saldo occupazionale è positivo, ma in netto calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno

Il sito di Veneto Lavoro ha pubblicata la «bussola sul mercato del lavoro in Veneto nel primo trimestre 2020», un documento curato dall'Osservatorio sul mercato del lavoro e che prende in considerazione i primi tre mesi di quest'anno, un periodo caratterizzato dalla diffusione dell'epidemia di Covid-19.

Le conseguenze dei contagi di coronavirus sono state drammatiche dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista economico. Cali della produzione e dei consumi, crescita della disoccupazione e dell'indebitamento degli Stati sono gli effetti più immediati a livello globale. E l'Italia, già fanalino di coda in quanto a crescita, si è trovata suo malgrado tra i Paesi più colpiti dall'epidemia e le misure di contenimento adottate per contrastare la diffusione del contagio hanno avuto pesanti ripercussioni su settori chiave quali il turismo e l'export.
Il Veneto, prima regione turistica d'Italia e fortemente vocato all'internazionalizzazione, ha pagato più di altri il prezzo di questa crisi. La dinamica del pil regionale è prevista al -7,1% per il 2020 (a fronte di un dato nazionale del -6,5%), le esportazioni sono viste in calo del 9,1%, gli investimenti fissi del 13,1%, i consumi delle famiglie del 5,3% e l'occupazione del 3,8%.

In un contesto di rallentamento della crescita occupazionale già in atto da tempo, i primi tre mesi dell'anno mostrano i primi effetti dell'emergenza coronavirus sul mercato del lavoro regionale. Il saldo trimestrale risulta positivo, come tradizionalmente avviene ad inizio anno, ma per appena 20.200 posizioni lavorative, un terzo rispetto agli analoghi periodi degli anni precedenti. Il risultato è determinato dal brusco calo registrato a partire dal 23 febbraio, data di entrata in vigore delle prime misure di contenimento e di lockdown, e in particolare dal crollo delle assunzioni. Il divieto di licenziamento e l'estensione della cassa integrazione hanno invece limitato il numero delle cessazioni. Questo spiega anche la diminuzione dei disoccupati registrata nel trimestre.
Secondo i dati Istat, le persone in cerca di occupazione sono scese in regione a 119mila (erano 143mila nel primo trimestre 2019), ma ciò è dovuto principalmente all'aumento degli inattivi: 127mila a fronte degli 85mila del trimestre precedente e dei 101mila del primo trimestre 2019. Il tasso di disoccupazione scende al 5,2%, mentre il tasso di inattività sale al 28,8%. Stabile al 67,4% il tasso di occupazione.

Secondo gli elenchi dei Centri per l'Impiego, nel primo trimestre dell'anno sono state rilasciate 29.500 dichiarazioni di immediata disponibilità, un valore inferiore del 14% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il flusso di nuovi disoccupati è quasi esclusivamente limitato a chi ha visto concludersi nel periodo un rapporto di lavoro a termine. A determinare la tendenza negativa del trimestre sono soprattutto i contratti a tempo determinato, che complici il mancato avvio o la chiusura anticipata delle attività turistiche stagionali, oltre che il blocco delle attività produttive con il lockdown, mostrano un saldo di appena +4.300 contratti, il più basso di sempre. Proprio il settore turistico, innanzitutto ricettività e ristorazione, risulta il più colpito, con un saldo trimestrale negativo (-6.500) e un calo delle assunzioni pari al 37%. Positivi l'agricoltura, che guadagna +13.600 posti di lavoro (valore equivalente a quello del 2019) e l'industria, che segna un +7.000 a fronte però del +13.000 registrato lo scorso anno.

A livello territoriale, Verona mostra una saldo positivo delle posizioni lavorative (6.900), ma in calo rispetto al saldo positivo dello stesso periodo dello scorso anno (15.200).

La tendenza negativa dei primi tre mesi dell'anno si è poi aggravata nelle settimane successive, come ampiamente rilevato nelle misure di monitoraggio dell'Osservatorio di Veneto Lavoro: tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020 si è registrata una variazione dei posti di lavoro pari a -26mila unità, che sommate alle 35mila guadagnate nello stesso periodo del 2019 comportano una perdita netta di 61mila posti di lavoro dipendente nell'intero periodo di emergenza da Covid-19.

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