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Economia

Nel 2023 spesa più cara e agricoltori sottopagati. Coldiretti: «Applicare la direttiva sulle pratiche sleali»

Alex Vantini, presidente della sezione veronese, chiede venga messo in pratica il decreto legislativo sulle pratiche commerciali sleali. «La Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare questa norma aprendo una vertenza con la denuncia della multinazionale francese Lactalis»

Nel 2023 le famiglie hanno speso il 5,8% in più per mangiare il 3,9% in meno, mentre gli agricoltori sono sottopagati per i prezzi che moltiplicano dal campo alla tavola. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio dal dettaglio dell’Istat. Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia: basti pensare, sottolineano dall'associazione, che un chilo di grano che viene pagato oggi agli agricoltori attorno ai 24 centesimi serve per fare un chilo di pane che viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, con una forbice che non è mai stata così ampia.

«Le distorsioni – sottolinea Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona – sono evidenti anche nei prodotti freschi come l’ortofrutta in cui il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali, nonostante non debbano subire trasformazioni dal campo alla tavola mentre il latte alla stalla pagato 0,50 centesimi viene venduto a quasi 2 euro sugli scaffali dei supermercati».

Per combattere le distorsioni è stato approvato il decreto legislativo in attuazione della Direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali, fortemente sostenuto dalla Coldiretti con i trattori a Bruxelles, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti. Si tratta di una norma che prevede soprattutto che i prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione.

«La Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare questa norma – continua Vantini - aprendo una vertenza con la denuncia della multinazionale francese Lactalis (che ha acquisito i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi».

Una azione che ha avuto adesso un primo positivo riscontro, spiegano da Coldiretti, con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che ha evidenziato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.

«Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese», prosegue Vantini nel precisare che «abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti a mobilitarci su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori come nell’ortofrutta dove il tema del rispetto prezzo minimo particolarmente grave». Molte aziende agricole, spiegano dall'associazione, avrebbero infatti timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantirebbe l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.

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