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Economia

Emergenza cimice asiatica: gli agricoltori chiedono interventi e manifestano

Confcooperative Verona chiede di "aiutare i produttori con delle risorse ad hoc", così come Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura e Agri Veneto, che venerdì mattina protesteranno davanti alla Prefettura

Il flagello cimice asiatica ha portato alla luce in tutta la sua portata il tema dell’impatto strategico dell’agricoltura sul territorio e del suo ruolo nella tutela dell’ambiente.

Il presidente di Confcooperative Verona, Fausto Bertaiola, interviene sull’ultima piaga (in ordine di tempo) che si è abbattuta sul settore ortofrutticolo veronese, comparto in cui l'associazione “pesa” per un fatturato complessivo che supera i 185 milioni di euro, in virtù della produzione di 2.500 aziende agricole e 38 cooperative associate.

Per l’agricoltura veronese rischia di essere la mazzata finale – afferma Bertaiola – con conseguenze che forse non vengono considerate nella loro reale dimensione. Se questo dovesse accadere (e non siamo lontani), i consumatori si troverebbero di fronte alla necessità di dover acquistare giocoforza prodotti provenienti da altre latitudini, altro che prodotti a basso impatto ambientale e a chilometro zero. La perdita di un settore così strategico avrebbe inoltre un impatto devastante sotto l’aspetto paesaggistico. I terreni abbandonati dalle coltivazioni diventerebbero la fotografia di un’incuria che non gioverebbe né all’attrattività turistica né alla tutela ambientale. E poi ci sono le ricadute in termini sociali, con migliaia di lavoratori e le rispettive famiglie privati della fonte di sostentamento.

È dunque un quadro a tinte fosche quello prefigurato dal presidente provinciale di Confcooperative.

L'ortofrutta veronese svetta a livello regionale e nazionale per volumi e commercio – spiega -. Dando uno sguardo alle principali produzioni la situazione è piuttosto eterogenea. L'80% delle piantagioni di mele e kiwi veneti è su terra scaligera. Idem per pere e ciliegie. Per fragole e pesche nettarine si arriva al 90%. Nel Veronese si coltiva il 70% delle superfici a melone e si raccoglie la maggior quantità di patate, pomodoro da industria, zucchine, cetrioli e peperoni. Nonostante ciò il comparto sta vivendo una fase di crisi senza precedenti, dovuta a fattori quali i cambiamenti climatici, l’aumento di competitors esteri, e soprattutto l’insorgenza sempre più gravosa della presenza della cimice asiatica (Halyomorpha Halys).

Negli ultimi anni il settore ha dovuto fare i conti con una serie di calamità: dalla moria del kiwi alla Drosophila suzukii, fino alla cimice asiatica, che si sommano ai mutamenti climatici. Si impone una riflessione profonda sul futuro e sulla sostenibilità economica del comparto. – afferma Bertaiola - Se andiamo ad analizzare il trend scopriamo che per le pesche e nettarine c’è un calo del 17% delle superfici coltivate, 6% di calo per il kiwi, 3% di calo sulle ciliegie, in calo anche gli investimenti sulla fragola, che a Verona nel 2018 ha coperto circa 430 ettari, il 23% in meno rispetto all'anno precedente. Il danno maggiore si evidenzia soprattutto sulle pere che presentano un trend molto negativo, le William hanno una superficie in calo e rese unitarie 2019 in marcato ribasso (-50% sul 2018) Conference: netto calo di superfici (-15% sul 2018) e di resa (oltre -60% sul 2018). Abate: forte ribasso sia delle superfici produttive (circa -8% sul 2018) che di rendimenti (oltre -60% cumulato sul 2018).

Così i frutteti, non più redditizi, vengono estirpati e le aziende agricole chiudono. E quindi dove andremo a prendere la nostra frutta? Siamo giustamente attenti agli incendi nella foresta Amazzonica, ma probabilmente meno consapevoli della continua erosione dei frutteti sotto casa.

I correttivi da mettere in campo sono limitati ma se applicati possono limitare i danni. – propone Bertaiola – È indispensabile aiutare i produttori con delle risorse ad hoc, investire sulla ricerca che ha già individuato negli insetti antagonisti la forma di contrasto più efficace alla diffusione della cimice asiatica, e da ultimo ammodernare le aziende agricole con l’installazione delle reti antinsetto.

Pesche macero-2
Pesche al macero

LA PROTESTA - Chi invece ha deciso di passare alle vie di fatto per chiedere maggiore sostengno davanti ai problemi legati alla cimice asiatica, sono Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura e Agri Veneto.
I frutticoltori veneti infatti, in concomitanza con gli agricoltori emiliani e friulani, hanno lanciato per venerdì 13 settembre una protesta davanti alle Prefetture di Verona e Padova, per sensibilizzare sul grave problema per il settore, costituito da questo insetto. 

A Verona, alle 9.30, il presidente di Confagricoltura Verona, Paolo Ferrarese, di Cia Verona, Andrea Lavagnoli e di Agri Veneto, Renzo Aldegheri, incontreranno il prefetto Donato Giovanni Cafagna. I rappresentanti del mondo agricolo chiederanno di ottenere il risarcimento dei danni causati dal parassita e di arrivare in tempi rapidi ad autorizzare l’utilizzo dell’insetto antagonista, cioè la vespa samurai.

Occorre affrontare l’emergenza stanziando risorse da parte del Governo e intervenendo sulla normativa europea che vieta gli aiuti di stato per le calamità non da quarantena - spiegano i tre esponenti -, come nel caso della cimice asiatica. Poi va sbloccato, al ministero dell’Ambiente, il decreto che consente l’autorizzazione all’importazione, la sperimentazione ed il lancio del suo antagonista naturale.

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