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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Bilancio di previsione dello Stato, per Casartigiani Verona "positivo ma con riserva"

Il disegno di legge è stato accolto con favore dalla Confederazione autonoma, con il presidente Luppi che invoca un’attenzione maggiore per il settore: "L’artigianato è relegato al ruolo di Cenerentola"

Giudizio positivo ma con riserva. Così Casartigiani Verona ha accolto il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per il 2018 e il pluriennale per il triennio 2018-2020, approvato il 16 ottobre dal Consiglio dei ministri. Una manovra – si legge nel comunicato stampa del Governo - indirizzata da un lato al rispetto degli impegni di bilancio presi con la Commissione europea e dall'altro al rafforzamento di una crescita sostenibile e inclusiva, con la mobilitazione di risorse per il 2018 per circa 20,4 miliardi di euro. Tra le voci principali della manovra, si conferma la sterilizzazione totale delle clausole di salvaguardia per un totale di 15,7 miliardi. Si eviterà quindi per il 2018 l'aumento delle aliquote Iva e delle accise. Gli altri interventi prevedono per il prossimo anno 300 milioni di investimenti pubblici aggiuntivi, che diventano 1,3 miliardi nel 2019 e 1,9 miliardi nel 2020. Per le politiche a favore dei giovani (essenzialmente la riduzione del cuneo fiscale per le nuove assunzioni con i contratti a tutele crescenti) sono previsti circa 300 milioni che salgono a 800 milioni nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020.

Chiediamo un’attenzione specifica ai settori produttivi dell’artigianato – afferma il presidente scaligero Luca Luppi – in considerazione delle sue peculiarità. Chi si azzarda oggi ad avviare un’impresa nel settore meccanico o in quello del mobile? – si chiede Luppi - Agli adempimenti burocratici sempre più pesanti va aggiunta la mancanza di agevolazioni, indispensabili perché chi inizia generalmente non ha un capitale a disposizione; e per di più negli ultimi anni è venuto meno il sostegno delle banche alla microimpresa. Bisognerebbe che i grandi gruppi bancari chiarissero la loro posizione rispetto alle imprese artigiane. Sono o non sono attività imprenditoriali? E se lo sono, le banche sono disponibili a fare degli investimenti? L’artigianato è relegato al ruolo di Cenerentola e lo si tira in ballo solo in occasione degli appuntamenti elettorali”.

Secondo i dati della Camera di Commercio di Verona, le imprese artigiane registrate a giugno 2017 nel capoluogo erano 5.669, il 21,4 % sul totale. La flessione è di 22 unità rispetto al 2016 (5.691) e di 61 a fronte delle 5.730 iscritte nel 2015. In Provincia, alla stessa data, il numero è di 25.442 (il 26,4 % sul totale) e le cessazioni sono state 127 in confronto al 2016 (25.569) e 490 in rapporto al 2015 (25.932).

“La qualità del lavoro artigiano è cambiata. – aggiunge il presidente - È sparita dal mercato una tradizione di abilità, schiacciata dalla globalizzazione dei mercati. Raramente i giovani decidono di portare avanti l’attività dei genitori. Nella maggior parte dei casi – ed è un bene - sono orientati allo studio ma i percorsi formativi degli istituti professionali andrebbero rivisti, favorendo l’accesso alla professione, e incentivando il praticantato.”

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