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Mezzi agricoli fermi e controterzisti sul piede di guerra contro la Provincia

"Comprendiamo eventuali disagi dell'ente, dovuti alla mancanza di risorse – ha affermato Dalla Bernardina - ma non è possibile che le imprese agromeccaniche non possano far circolare i loro mezzi, perché c’è una paralisi nell’autorizzazione dei permessi"

Stiamo valutando l’ipotesi di inoltrare un esposto alla Procura della Repubblica, perché le nostre imprese non stanno ottenendo i permessi di circolazione dalla Provincia di Verona. Con una campagna primaverile ormai iniziata, il rischio è di danneggiare seriamente l’agricoltura”. Lo ha detto sabato sera Gianni Dalla Bernardina, durante la sua relazione alla 73ª assemblea annuale di Apima Verona, l’associazione provinciale delle imprese agromeccaniche e agricole.

Non è esclusa dunque una battaglia a colpi di carte bollate fra l’Apima di Verona, 300 aziende che gestiscono oltre 50mila ettari di superficie agricola, e l’Amministrazione provinciale, su una questione di vitale importanza non solo per i contoterzisti, ma anche per l’agricoltura e l’agroalimentare. “Comprendiamo eventuali disagi della Provincia, dovuti alla mancanza di risorse – ha affermato Dalla Bernardina - ma non è possibile che le imprese agromeccaniche non possano far circolare i loro mezzi, perché c’è una paralisi nell’autorizzazione dei permessi”.
La preoccupazione è soprattutto per la fase di raccolta dei cereali, affidata per il 98% delle superfici agli agromeccanici, ma anche le fasi preliminari rischiano di essere compromesse. Su questo anche il presidente di Coldiretti Verona, Claudio Valente, ha annunciato il sostegno della propria categoria, riconoscendo il ruolo dei servizi in un’agricoltura che cambia e che “sempre più deve valorizzare la territorialità, la specialità e la distintività di prodotti della filiera agricola italiana”.
La meccanizzazione agricola in Italia, ha ricordato infatti dalla Bernardina, sta crescendo e sta accompagnando l’evoluzione del settore primario, dalle nuove colture alla multifunzionalità degli indirizzi agricoli, dall’avvento dell’agricoltura di precisione, di cui gli agromeccanici sono i portabandiera, fino alle certificazioni che - grazie al comparto agromeccanico – possono garantire ai consumatori finali la sostenibilità dei procedimenti e dei prodotti.
“A Verona – ha rimarcato Dalla Bernardina – partiremo con una sperimentazione nelle aziende che allevano bovini da carne, assistendo gli imprenditori nella fase della distribuzione della razione alimentare, consentendo di ridurre le spese di gestione, ma anche quelle veterinarie, come è stato dimostrato dagli studi effettuati nelle stalle olandesi, che per primi hanno sposato questa nuova formula di servizio”.

Per il mondo del contoterzismo, sempre più evoluto verso le nuove sfide, si apre una fase da protagonisti della filiera, come ha riconosciuto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. “Siete stati determinanti nel successo dell’ultima edizione di Fieragricola, grazie anche ai convegni che avete organizzato – ha esordito Danese -. Veronafiere è disponibile ad accompagnare la vostra parabola di crescita all’insegna dell’innovazione, per favorire la competitività e la modernizzazione delle tecnologie nel settore primario”.

Tecnologie che, sempre di più, sostengono la redditività e riducono i costi delle imprese agricole, come ha affermato Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. E sono anche questi i fattori che hanno portato la meccanizzazione agricola a crescere fino a 18mila imprese su scala nazionale, con un volume di affari di 3,7 miliardi di euro e una superficie agricola complessivamente lavorata pari a 6,4 milioni di ettari.
Un’affermazione numerica che oggi può contare anche sulla forza di una riunificazione sindacale che ha visto, dopo 13 anni di divisione fra Unima e Confai, la nascita di Cai, la Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, di cui Gianni Dalla Bernardina è presidente.
È stato un passaggio molto significativo per il settore, che ha davanti a sé il traguardo del riconoscimento della figura dell’imprenditore agricolo professionale all’interno del sistema agricolo – ha dichiarato Dalla Bernardina -. Riteniamo che in questo percorso anche l’alleanza sottoscritta da Cai e Coldiretti lo scorso 20 ottobre a livello nazionale sia decisiva per alimentare la collaborazione all’interno della filiera e garantire lo sviluppo di una nuova agricoltura, più attenta alle esigenze dei consumatori”.
Un dinamismo della categoria che porterà ad avere l’assemblea annuale del Ceettar, il sindacato degli imprenditori agromeccanici europei, in Veneto il prossimo giugno, al quale seguiranno gli incontri assembleari di Cai e di Cai Giovani.

Il rapporto fra agricoltori e agromeccanici si sta intensificando, anche per il fatto che ormai sono solo questi ultimi gli imprenditori che più investono nei mezzi agricoli, assumendosi un rischio di impresa dai contorni sempre più incerti. “Sono 40 anni che inseguo il sogno di un’alleanza per la crescita dell’agricoltura – ha detto il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini – e vedo che la collaborazione è sempre maggiore”.
Una collaborazione tutta all’insegna dell’innovazione. “E non parliamo solo di precision farming, di analisi dei big data, di tecnologie, ma anche di nuove attività, di orientamenti colturali magari fino a qualche anno fa impensabili, che trascinano tutta la filiera e che generano investimenti diffusi che solo noi imprenditori agromeccanici facciamo, perché siamo noi i capitani coraggiosi in questa fase in cui non sempre il mercato sostiene l’agricoltura”, ha puntualizzato Rossella Guizzardi, presidente di Feria, la federazione emiliano-romagnola degli imprenditori agromeccanici.

Rimangono alcuni nodi da scogliere. Come la questione del carburante agevolato, che rappresenta un problema serio per gli agromeccanici della Lombardia, “unica regione italiana che interpreta la normativa nazionale in maniera dissonante”, ha detto Leonardo Bolis, presidente di Confai Lombardia. Anche la burocrazia è un tema ostico. “La semplificazione, se è avvenuta, è avvenuta per lo Stato, non certo per le imprese – ha attaccato Cappellini -. Il prossimo maggio entrerà in vigore la norma europea sulla privacy, che spalanca le porte a incertezze e a nuovi vincoli, che si tradurranno in costi e tempo per il sistema”.

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