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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Violenza sulle donne, raddoppiano le segnalazioni alle case rifugio in Veneto

Le donne denunciano più spesso i casi di maltrattamenti, lo rivela il report della regione Veneto. Aumentano anche i nuovi "casi presi in carico" dalle case rifugio e dai centri antiviolenza sul territorio che lo scorso anno sono stati 2.373, cioè 280 in più rispetto al 2017

Sempre più donne in Veneto si rivolgono ai centri antiviolenza: il report annuale sull’attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio rivela che nel 2018 le segnalazioni sono aumentate del 79%, passando dai 4.733 contatti registrati nel 2017 agli 8.464 dello scorso anno. In media, un contatto su tre si traduce in una effettiva presa in carico dalle strutture. Lo scorso anno i nuovi casi presi in carico dai centri veneti sono stati 2.373, 280 in più rispetto al 2017. Tradotto: in Veneto ogni 300 donne residenti una ha preso contatto con un centro antiviolenza e una ogni 700 è stata presa in carico.

Aumentano le segnalazioni, diminuisce la paura di denunciare

I dati, come sempre, vanno poi letti ed interpretati. Il fatto che le "segnalazioni" ai centri antiviolenza siano raddoppiate, non significa necessariamente che i "casi di violenza" siano raddoppiati. Come rivela lo stesso report della regione Veneto, i "casi di presa in carico effettiva" nel 2018 sono stati 280 in più rispetto al 2017 quando se ne contarono 2.373. Per quanto riguarda le "segnalazioni" pervenute ai centri antiviolenza, è doveroso tenere ben presente che in gioco vi è il fatto che oggi, di anno in anno grazie anche alle sempre più numerose campagne di sensibilizzazione promosse dalle istituzioni, molte più donne prendono coraggio e sentono di poter denunciare i maltrattamenti e le violenze subìte, in quanto si sentono maggiormente protette.

Il dato delle "segnalazioni" è cioè una sorta di Giano bifronte: da un lato rivela senza dubbio la gravità e l'attualità di un tema come quello della violenza sulle donne, ma dall'altro è anche indice di una forma di emancipazione femminile che l'esistenza stessa dei centri antiviolenza e delle case rifugio contribuisce a sviluppare. Un conto è "prendere botte" o subìre violenza psicologica e tacere, un altro è trovare la forza di ribellarsi, far partire una segnalazione appunto. E tale passaggio è tutt'altro che scontato. Non è un caso che a rivolgersi ai centri siano in prevalenza donne italiane (67%), dotate di un grado di istruzione medio/alto e con un lavoro, cioé appunto dotate di autonomia e senso d'indipendenza.

Non è dunque possibile sostenere con assoluta certezza che nel 2017, quando cioè le segnalazioni furono la metà rispetto al 2018, furono parimenti la metà anche i "casi di violenza". Non si può cioè escludere che il dato delle "segnalazioni" più basso, non nasconda un eventuale sommerso di "casi di violenza" non denunciati per paura, senso di insicurezza, riverenza etc. Il confronto utile da fare è con la situazione dei neri in America sotto l'amministrazione Obama: si diceva, con un presidente USA di colore aumentano i casi di razzismo, com'è possibile? Ad aumentare, anche in quel caso, erano le segnalazioni di casi di razzismo che l'America non ha mai smesso di conoscere nel corso della sua storia, purtroppo.

A testimonianza della complessità della lettura che è utile fornire circa i dati del report veneto, vi sono le parole pronunciate al riguardo dall'assessore regionale al sociale, Manuela Lanzarin: «È un segnale da seguire con attenzione. Se, da un lato, è la spia di un dramma sociale dagli esiti spesso tragici che continua a persistere nella nostra società, come purtroppo le cronache ci testimoniano, dall’altro conferma la valenza e l’attività di una rete di servizi, sia pubblici sia privati, sempre più diffusa e omogenea nel territorio, che si è strutturata e qualificata nell’offrire risposte alle donne in difficoltà e sotto minaccia. Quest’anno, con una variazione del bilancio regionale, abbiamo assegnato 100 mila euro in più alla rete delle strutture antiviolenza, portando così la posta complessiva a 600 mila euro. Sono risorse regionali che, integrate ai fondi statali per strutture e attività formative/sensibilizzazione, garantiscono un supporto indispensabile al lavoro continuativo dei centri antiviolenza e relativi sportelli e delle case rifugio. Consentiranno, inoltre, di avviare a breve una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione, perché le donne sappiano a chi rivolgersi per chiedere aiuto e sostegno».

Chi si rivolge ai centri? Donne italiane, ben istruite e coniugate

I percorsi delle donne presso i centri antiviolenza durano in media un anno e mezzo e in due casi su tre giungono a  termine. Quelli di ospitalità e reinserimento nelle case rifugio durano in media circa tre mesi e nel 50 per cento dei casi consentono alle donne di acquisire una loro autonomia. A rivolgersi ai centri antiviolenza sono in prevalenza le donne italiane (67%), coniugate o conviventi (59%), con un grado di istruzione medio alto (64%) e con un lavoro ( 52%), quasi sempre con figli (68%). In sei casi su 10 i figli sono testimoni delle violenze, e quindi a loro volta vittime da assistere e proteggere.  

Le donne riferiscono agli operatori dei centri di essere vittime in prevalenza di violenze psicologiche (50,6% delle segnalazioni) e di violenze fisiche (37,5%). Ma solo in un caso su 3 si rivolgono ai  servizi di pronto soccorso (754 accessi su 2110 violenze subite) e solo una su quattro prende il coraggio di denunciare la violenza alle forze dell’ordine. Percentuale invariata negli anni, nonostante il continuo aumento delle segnalazioni ai centri antiviolenza.

I numeri dei centri attivi in Veneto

La strutture attive in Veneto per contrastare la violenza contro le donne e accogliere e proteggere le vittime sono salite a 44 (22 centri antiviolenza e 22 case rifugio), con l’apertura di un nuovo centro antiviolenza a Legnago e di tre case rifugio nelle province di Verona, Treviso e Padova. Altri due Centri  antiviolenza sono in fase di avvio, ad Asiago e a Cogollo del Cengio, e una nuova Casa rifugio aprirà presto ad Asolo. La provincia con maggiore copertura territoriale è Venezia, con 6 strutture attive e 3 sportelli, seguita da Padova (4 centri e 5 sportelli territoriali). I finanziamenti pubblici in media riescono a coprire più del 70 per cento  del costo totale delle strutture.

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