Fideiussioni false e società con capitali “fantasma” per comprare un terreno che Trenitalia aveva messo in vendita in via Galilei, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Vescovo. Per aggiudicarsela, due imprenditori romani avevano avanzato un’offerta da oltre nove milioni per la proprietà che era valutata 8 milioni e 600mila euro. Il problema è che i soldi non c’erano e non ci sono mai stati. Risale al 2004 la vicenda che si è conclusa mercoledì davanti al giudice di Verona Marzio Bruno Guidorizzi. Alla lettura della sentenza i due imputati non erano presentii in aula, così come i loro legali difensori: si sono comunque beccati definitivamente sei anni e sei mesi di reclusione e 2mila e 250 euro di multa. A cui si aggiunge una provvisionale da 500mila euro, a titolo di risarcimento, per la Banca dell’Etruria (“danno d’immagine”) e per la Ferservizi (per il tanto tempo trascorso e per aver pregiudicato la possibilità di vendita del terreno).

IL CASO - Nel 2007 Ferservizi Spa pubblicò un bando di gara per vendere il lotto conosciuto in città come “Area Donati”. I due imprenditori, come spiegano i quotidiani locali, avanzarono un’offerta ma si scoprì che le fideiussioni erano false poiché era riportato il nome della Banca d’Etruria per un capitale superiore a quelli di autonomia e quello di un funzionario mai stato alle dipendenze della filiale che i due avevano indicato. Si rivelò essere un raggiro anche l’assegno da 925mila euro che venne depositato da un notaio e serviva da caparra alla Ferservizi. L’accordo sulla compravendita rimase bloccato per tre anni, in attesa di completare il rogito. Mercoledì è arrivata la condanna in aula per turbativa d’asta, falso e truffa ai danni dello Stato.