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Verona, riciclaggio e "truffa" Mondialfruit, la Finanza sequestra beni e azioni per 850mila euro

Presgue l'inchiesta: finora 26 indagati. La mole di documentazione bancaria esaminata ha permesso di risalire ad altri due bresciani di 62 e 48 anni e un monzese di 56 anni, i quali fungevano da schermo ai denari frodati dall'organizzazione di un 44enne

Prosegue l'indagine sul crac "Mondialfruit". Nei giorni scorsi la guardia di finanza di Verona ha sequestrato ulteriori beni immobili, quote sociali e disponibilità bancarie riconducibili al patrimonio sottratto alla società di Montecchia di Crosara specializzata nel commercio di prodotti ortofrutticoli.

I sequestri sono il frutto dell’ulteriore attività d’indagine svolta dai finanzieri della Compagnia di Legnago, i quali, seguendo il flusso di denaro evidenziato da una segnalazione di operazione sospetta, apparentemente riferita a persone estranee e diverse rispetto a quelle già indagate nel corso delle indagini condotte nei confronti degli organizzatori della “truffa” Mondialfruit, sono riusciti a rintracciare un’ulteriore parte del denaro sottratto alle banche di cui si erano perse le tracce.

La mole di documentazione bancaria esaminata ha permesso di risalire ad altri tre soggetti: due bresciani di 62 e 48 anni e un cittadino monzese di 56 anni, i quali fungevano da schermo ai denari frodati alle banche tramite il fallimento Mondialfruit. Il valore degli ulteriori beni sottratti al sodalizio criminale capeggiato da un 44enne, ammonta complessivamente a circa 850mila euro, costituito da otto immobili situati nelle province di Monza-Brianza e Brescia, di disponibilità finanziarie e di quote di capitale sociale di quattro società. Salgono dunque a 26 gli indagati, responsabili a vario titolo di essere i fiancheggiatori del 44enne con un recupero in termini di sequestri preventivi di valori patrimoniali per un importo complessivo di quasi 11 milioni di euro.

AGGIORNAMENTO - Il sequestro preventivo è stato revocato dal Tribunale del Riesame perchè non ci sarebbero prove che il denaro utilizzato da un gallerista bresciano sia da ricondurre al riciclaggio. Il gallerista stesso deve rispondere di riciclaggio assieme ad altre 8 persone per l'acquisto e la rivendita di quadri per conto dell'ideatore della truffa da 30 milioni alle banche. La ricostruzione dei movimenti contabili avrebbe portato all'identificazione del 48enne e del 56enne.

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