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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Borgo Trento / Via Isonzo

Verona, nemmeno il tempo di assaporare l'aria di "libertà": la moglie di Giacino torna agli arresti

Notificato il nuovo provvedimento di custodia domiciliare all'avvocato Alessandra Lodi: venerdì scorso il Riesame di Venezia aveva giudicato decaduto il vecchio arresto per "vizi formali": un documento non presentato ai difensori

Appena il tempo per tirare un sospiro di sollievo che arriva la nuova “tegola” dalla Procura. L’avvocato Alessandra Lodi, moglie dell’ex vicesindaco di Verona Vito Giacino, è tornata agli arresti domiciliari. La sua “libertà”, dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Venezia che aveva accolto la richiesta della difesa di revocare la misura cautelare visti alcuni “vizi formali”, è durata a conti fatti meno di 24 ore. Il pm Beatrice Zanotti ha inoltrato nel weekend la richiesta al giudice per le indagini preliminari, Guido Taramelli, che domenica ha rinnovato gli arresti. E ieri pomeriggio il nome di Alessandra Lodi è comparso nuovamente sulla notifica della Procura. I due coniugi Giacino sono stati arrestati il 17 febbraio scorso (il marito ed ex braccio destro del sindaco Flavio Tosi è detenuto in carcere a Montorio): entrambi sono accusati di corruzione e concussione per alcune presunte tangenti incassate dal loro “grande accusatore”, l’imprenditore edile Alessandro Leardini, circa l’acquisizione di alcuni lotti da edificare in varie zone della città.

Presunte mazzette per un totale di circa 600mila euro, parte dei quali erano stati consegnati tramite quello che la Procura sospetta sia uno stratagemma: ovvero con consulenze professionali affidate alla Lodi. Lei resterà dunque “prigioniera” in quella che è stata definita la “cella d’oro”: l’attico coniugale superlussuoso di via Isonzo, zona Borgo Trento, a Verona. Tuttavia con la nuova misura cautelare arrivano nuove restrizioni: non potrà infatti comunicare con l’esterno e il collegamento internet le è stato “staccato”. Avrà possibilità solo di colloquiare con i genitori, che vivono al quinto piano dello stesso palazzo. Il Riesame, da Venezia, come spiega L’Arena, aveva fatto decadere i precedenti arresti per un “vizio formale” sulla procedura giudiziaria. In pratica un documento ufficiale non era stato recapitato ad entrambi gli avvocati difensori della coppia e così i giudici di Venezia avevano giudicato “decaduto” il provvedimento dei domiciliari.

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