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Verona, nefrologi dell'università veronese premiati dalla più prestigiosa istituzione medica al mondo

Questo ulteriore riconoscimento è l'ennesima dimostrazione che i medici, clinici, ricercatori e le università di Verona e Padova, già nella top five italiana, non temono confronti nemmeno a livello internazionale

“E’ sempre più elevato, in qualità e quantità, il contributo della sanità e dei ricercatori veneti ai più importanti progressi mondiali della medicina e questo è motivo di grande orgoglio che, questa volta, ci arriva dal team di nefrologi dell’Azienda ospedaliera integrata di Verona ai quali va il grazie del Veneto e di tutti i malati portatori della patologia del rene a spugna midollare”.

Con queste parole il presidente della Regione, Luca Zaia, evidenzia l’ultimo di una lunga serie di riconoscimenti internazionali a scienziati e ricercatori veneti che si stanno distinguendo nel mondo per il loro lavoro in nel campo delle scienze mediche: si tratta del riconoscimento assegnato dalla "Johns Hopkins university" di Baltimora (una delle università private più prestigiose al mondo, soprattutto in campo medico) a tre nefrologi dell’università di Verona, il professor Antonio Lupo, la dottoressa Antonia Fabris e il professor Giovanni Gambaro (ora primario al policlinico "Gemelli" di Roma), giudicati i tre migliori nefrologi del mondo per i loro studi, svolti all'ospedale di Borgo Trento, sul rene a spugna midollare.

“Ancora una volta – aggiunge Zaia – il Veneto si dimostra vincente nel connubio tra università e Sistema sanitario regionale e nel portare avanti in maniera integrata ricerca clinica e ricerca di base. Questo ulteriore riconoscimento è l’ennesima dimostrazione che i nostri medici, clinici, ricercatori e le nostre Università di Verona e Padova, già nella top five italiana, non temono confronti nemmeno a livello internazionale e che, se una differenza c’è con i migliori competitors del mondo, non sta nella qualità ma nel marketing”.

LA RICERCA - Il team medico di Verona si concentra da oltre 30 anni sul rene a spugna midollare: in pratica nel midollo dell'organo sono presenti cavità simili a quelle di una spugna e che sono malformazioni cistiche particolarmente pericolose per almeno il 15% dei pazienti che soffrono spesso di calcoli. La patologia non presenta particolari sintomi se si presenta assieme ai dolori al rene. Partendo dall'osservazione clinica, i nefrologi veronesi hanno approfondito le ricerche portando a più ampie conoscenze sulla patologia e la terapia da seguire. Lo spiega il quotidiano L'Arena attraverso le parole del dottor Lupo

«Partendo da un'attenta osservazione clinica e dalla paziente raccolta dei dati», aggiunge il professor Lupo, «si sono progressivamente potuti documentare il carattere familiare della malattia, indagare i geni coinvolti nella sua patogenesi e le correlazioni genotipo/fenotipo, perché ciascun caso si manifesta in un modo differente. Abbiamo, inoltre, potuto indagare le complesse alterazioni di alcune funzioni dei tubuli renali di questi pazienti, la frequenza e il nesso fisiopatologico con altre patologie associate quali l'alterato metabolismo minerale dell'osso, che si demineralizza a causa della continua perdita di calcio attraverso le urine, sviluppare dei principi di terapia per neutralizzare le conseguenze della alterazioni tubulari, ridurre gli episodi di calcolosi e migliorare la mineralizzazione ossea».

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