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Verona, le ladre Rom della banda hanno figli piccoli "di cui uno malato": il carcere può attendere

La testimonianza delle due slave di 33 e 20 anni garantisce loro di tornare a casa, seppur ai domiciliari. Erano state arrestate due giorni fa per un tentato furto in casa, a Borgo Roma, via Basso Acquar

Hanno figli piccolissimi. Di cui uno gravemente malato. Questa la testimonianza resa nelle aule del tribunale dalle due giovani Rom che due giorni fa sono state arrestate per un tentato furto in casa, a Borgo Roma, via Basso Acquar. Secondo la polizia entrambe fanno parte di una banda specializzata in scasso, composta da almeno otto nomadi, e hanno precedenti specifici. La domanda che chiunque si pone ora (e non si sono certo esentati i giudici), è per quale motivo invece di curare i figli andassero a rubare nelle abitazioni di Verona. La 33enne e la 20enne, di origine slava, dovranno rispondere nel corso dell’udienza fissata il 18 dicembre, quando arriverà anche la sentenza sulle loro gesta. Intanto sono state dichiarate agli arresti domiciliari da scontare nelle loro case, nel territorio di Desenzano del Garda. Se fra sei mesi saranno giudicate colpevoli, tuttavia, non potranno beneficiare della pena sospesa e della conseguente libertà.

La convalida del loro arresto arriva a poche ore di distanza dagli accertamenti della polizia di Verona sull’organizzazione imbastita da almeno otto nomadi, ritenute tutte ladre specializzate in furti in appartamento. Negli ultimi sei giorni sono state tutte arrestate in flagranza: “Non le solite zingare” aveva spiegato il dirigente delle Volanti, in questura. Per non dare nell’occhio e attirare su di se’ sguardi sospetti si acconciavano elegantemente e nelle loro borse alla moda tenevano grimaldelli, cacciaviti, altri arnesi per lo scasso. Le ultime due Rom sono state fermate dopo che due ragazzini di 15 e 17 anni, in casa da soli, avevano avvertito papà dopo che le avevano notate nel condominio. Chiamato il 113 le hanno assicurate agli agenti. Le due ragazze sono state trasferite in questura per l’identificazione. Poche ore prima negli stessi uffici erano comparse sei presunte “colleghe” del furto.

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