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Verona, "invidiose perchè io ho un bel fisico": così la moglie di Giacino insulta pm e ufficiale di polizia

Nella seconda ordinanza di arresto si segnala il comportamento "censurabile" tenuto da Alessandra Lodi nel corso della notifica. Nuovi dettagli sugli acquisti di lusso: 200mila euro per arredare il superattico

“Invidiose”, “solo perché io ho un bel fisico”. Un moto di rabbia per cui non è riuscita a trattenersi. Sarebbe una spiegazione convincente. Non si potrebbe infatti pensare che abbia insultato il giudice che coordinava le indagini contro di lei in una maniera così incauta. Si tratta ancora del caso Giacino e in special modo di Alessandra Lodi, moglie dell’ex vicesindaco di Verona. Lei, di professione avvocato, è finita nell’occhio del ciclone per presunte consulenze che le avrebbe affidato l’imprenditore edile Alessandro Leardini. Secondo la Procura altro non sono che tangenti “mascherate” con la quale la donna avrebbe dovuto attirare l’attenzione del marito, delegato comunale all’Urbanistica.

Lodi era stata arrestata il 17 febbraio scorso e messa ai domiciliari (a differenza del marito, detenuto a Montorio). Il primo colpo di scena del processo ai due coniugi, per concussione corruzione, era arrivato pochi giorni fa, ovvero quando il Tribunale del Riesame di Venezia revocò gli arresti per la donna, a causa di alcuni “vizi formali”. Ma già domenica il giudice per le indagini preliminari di Verona, Guido Taramelli, su richiesta del pm Beatrice Zanotti, ha firmato la nuova notifica di arresto. E proprio contro Zanotti, e contro l’ufficiale di polizia giudiziaria che gli aveva notificato il documento, la moglie di Giacino si era scagliata il 17 febbraio scorso. Come spiega L’Arena, lei non avrebbe

“perso occasione per dileggiare e criticare, anche fisicamente, il magistrato e l'ufficiale di pg che stanno conducendo le indagini sostenendo con i suoi interlocutori che in quella situazione ci era finita solo perchè lei, a differenza di «quelle due invidiose», ha un bel fisico. C'è anche la descrizione di questo comportamento nella richiesta con la quale il sostituto Beatrice Zanotti sabato ha chiesto e ottenuto una nuova misura cautelare, dopo che il Riesame aveva scarcerato la Lodi per l'omessa notifica del verbale dell'interrogatorio di garanzia al secondo difensore”

Un comportamento, appunto, “censurabile”: con la seconda ordinanza d’arresto, Lodi non potrà comunicare con l’esterno (a differenza di quanto avveniva prima) e potrà parlare solo con i genitori. Nel documento della Procura, inoltre, sono arrivati nuovi dettagli sull’indagine. Alcuni in relazione all’incidente probatorio cominciato lo scorso 6 marzo in tribunale a Verona, altri in riferimento agli acquisti della donna, anche per il superattico di via Isonzo dove è “rinchiusa” ai domiciliari. Nel primo caso l’imprenditore Leardini ha confermato tutte le accuse di aver versato tangenti nel corso degli ultimi anni, almeno 450mila euro. Nell’aula i due coniugi hanno avuto modo di rivedersi e rivedere il loro “grande accusatore”. Come spiega il quotidiano locale,

“per il magistrato non sono emersi «elementi tali da inficiarne la credibilità». Il riferimento è ad una fattura dell'11 marzo 2013 (per il pagamento della quale Leardini, assistito dagli avvocati Nicola Avanzi e Marco Pezzotti, è stato indagato per corruzione) e in particolare l'imprenditore sostiene che si trattava della formazione di un contratto retrodatato già predisposto che era stato spedito dalla sua ditta all'avvocato Lodi che lo aveva ri-inviato dopo aver aggiunto solo i dati della ditta. Dichiarazione che contrasta con la memoria difensiva depositata dai legali dell'indagata (nella quale si sostiene che l'attività fu ben più ampia e articolata).”

La seconda ordinanza di arresto però contiene anche i risultati degli accertamenti sulle carte di credito in uso dalla coppia e dai relativi conti correnti.

“non esisterebbe corrispendenza tra gli acquisti e e corrispondenti pagamenti dagli estratti conto. Cioè quelle carte, poichè non vi erano prelievi, venivano ricaricate in contanti. E la Lodi comprava quasi tutto in internet. In quelle informative ci sono anche gli accertamenti sugli acquisti dell'arredamento per l'appartamento di via Isonzo che sfiorerebbero i 200mila euro ma solo una parte minina sarebbe stata fatturata, tutto il resto sarebbe stato, su espressa richiesta di Giacino, pagato in contanti. L'ex vicesindaco si era difeso sostenendo che il contante era una provvista in «nero» frutto di due parcelle. E a ritirare le somme non fatturate della prestazione dell'avvocato Giacino sarebbe stata proprio la moglie.”

L’incidente probatorio continuerà il 13 marzo.

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