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Cronaca via Tribunale

Verona, dopo 30 anni il serial killer Ludwig esiste ancora: "Abel rimane pericolo per la società"

Il Tribunale di Sorveglianza non concede la libertà a colui che è ritenuto l'altra metà dellla formazione neonazista incolpata di dieci omicidi tra il '77 e l'84. Il veronese nato a Dusseldorf è in semilibertà dalla madre

Dopo 30 anni dagli omicidi sotto il nome di “Ludwig”, Wolfgang Abel è ancora da ritenere potenzialmente pericoloso. Dal 2006 al veronese è stata concessa la semilibertà e vive con la madre sulle colline della Valpolicella con l’obbligo di non uscire mai alla sera e di non allontanarsi dalla provincia veronese. Ad Abel, che fondò assieme a Marco Furlan la formazione “Ludwig”, di ispirazione neonazista, non è stata concessa la libertà totale. La firma di “Ludwig”, secondo le indagini, si ritrovò in una decina di efferati omicidi compiuti nel Nordest d’Italia, in Germania e anche in Olanda tra l’agosto del ’77 e il gennaio 1984. Tra le loro vittime un sacerdote, don Armando Bison, ritrovato a Trento con un punteruolo piantato nel cranio e legato ad un crocefisso, e due frati del santuario della Madonna di Monte Berico, Gabriele Pigato e Giuseppe Lovato, che nel luglio dell’82 vennero rinvenuti morti a colpi di martello. A Milano secondo gli accertamenti, Ludwig uccise sei persone per un incendio scoppiato nella sala a luci rosse “Eros”. La decisione sulla libertà negata arriva dal giudice del Tribunale di Sorveglianza, secondo cui il veronese nato a Dusseldorf non è da considerarsi innocuo. Tut’altro, come spiega il Corriere Veneto,

Stando alla decisione depositata dal magistrato, il serial killer (difeso dall'avvocato Nicola Bonetti) rappresenta ancora un pericolo per la società, c'è il rischio di reiterazione del reato e quindi le misure vanno mantenute. In pratica vengono confermati i «legacci» tipici di chi, pur avendo scontato la pena, potrebbe tornare a colpire. E questo nonostante una relazione consegnata nel 2013 dai carabinieri al giudice di sorveglianza, nella quale si legge che la sua pericolosità sociale «va scemando».
Evidentemente non basta. Anche perchè in Abel non c'è alcuna traccia di pentimento: a distanza di trent'anni dai delitti, questo veronese figlio di un assicuratore tedesco continua a negare di essere «l'altra metà» di Ludwig.

Abel, impiegato come bracciante agricolo fino a poco tempo fa, continua a negare comunque di essere responsabile di Ludwig e quindi degli omicidi di cui è stato ritenuto colpevole assieme a Furlan (già liberato anni fa). Tra un anno il giudice sarà chiamato a rispondere ancora sulla concessione dell’eventuale libertà per lui.

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