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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Ferrara di Monte Baldo / Località Spiazzi-Graziani

Verona, sulla cresta del Baldo per ricordare Andrea: la fiaccolata dei 200 accende la commozione

Tanti i partecipanti alla passeggiata organizzata dal gruppo di appassionati che conosceva il ragazzo di 32 anni veronese, scomparso in una vetta sull'Himalaya per una valanga. Tutti vicini alla famiglia

Una salita al rifugio sul Baldo per ricordare Andrea. Duecento persone in fila, fiaccola in mano, hanno creato uno spettacolo. Una scia “di fuoco” che ha lasciato indelebili ricordi per un’esperienza emozionante e commovente. Verso il Chierego a cima Costabella, a oltre 2mila metri di altitudine, sono stati tantissimi quelli che hanno celebrato il compleanno di Andrea Zambaldi, alpinista veronese scomparso dopo essere stato travolto da una valanga sull’Himalaya, a 8mila metri, poco prima di toccare vetta. Avrebbe compiuto 32 anni. E sulla cresta del Baldo due bengala hanno illuminato per pochi attimi il cielo sopra la montagna veronese, verso il lago di Garda. Sono stati amici, appassionati di scalate come lui, conoscenti e famigliari a partecipare alla passeggiata commemorativa per il ragazzo, un professionista della montagna. Da Prada anche mamma Nadia, papà Pier Alberto e la sorella Giulia con amici hanno assistito alla fiaccolata.

Gli organizzatori hanno voluto ringraziare i partecipanti sul profilo Facebook del rifugio, a ricordare tutti quelli che non hanno potuto esserci quanto indimenticabile possa essere il ricordo di Andrea che sul Baldo e sul Carega ha passato intere giornate facendo quello che più gli piaceva: "Grazie a chi si è unito a noi per condividere queste grandi emozioni, sono state due giornate incredibili in onore del nostro amico Andrea”.

La fiaccolata sul Baldo per ricordare Andrea Zambaldi

Una fiaccolata andata in scena la notte tra sabato e domenica, terminata con il riposo nel rifugio gestito da amici di Zambaldi, quelli dell’”XAdventure team”. Alcuni di loro fanno parte del Soccorso alpino e speleologico. Salvano vite, soccorrono feriti, aiutano chi si trova in difficoltà in ambienti, quelli montani, che potrebbero rivelarsi pericolosi. Uno di loro, Mirko Benedetti, spiega sul quotidiano locale di aver messo lui il primo “imbrago”. E da quel momento è sbocciata la passione. Altri infatti lo descrivono come  

«….un fuoriclasse, versatile: speleologo, rocciatore, sciatore-alpinista, fino a praticare canyonig e anche la downhill, e non rischiava. Era entusiasta, solare … aveva un entusiasmo contagioso e la sua vita ci deve insegnare a vivere tutti al massimo, con coerenza, facendo ciò che ci piace fare. Del resto il suo viso, senza che parlasse, trasmetteva questi valori»

E l’ultimo pensiero per Andrea lo lasciano i genitori e la sorella:

«Sentiamo la vicinanza di tante persone», dicono la mamma, il papà e la sorella di Andrea, «e questo è molto importante. Andrea era speciale»

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