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Cronaca Borgo Roma / Via da Salizzole Verde

Verona, "Lucia uccisa in una stradina": lui ha meditato il suicidio per giorni

Emergono ora i dettagli sull'assassinio della giovane Bellucci estetista di 31 anni. L'avvocato veronese di 44 anni, Vittorio Ciccolini, sta confessando tutto al procuratore di Trento. Dopo l'omicidio non era più tornato a casa

L'avvocato Vittorio Ciccolini, arrestato per l'omicidio di Lucia Bellucci, nell'interrogatorio davanti al magistrato ha fatto "un'ampia confessione", fornendo agli inquirenti elementi per ricostruire le fasi dell'omicidio e la fuga verso Verona. Lo ha detto il procuratore di Trento, Giuseppe Amato, che ha parlato di "circostanze obiettive che indicano nel legale veronese l'autore dell'omicidio". Lucia sarebbe stata prima strangolata e poi accoltellata come era emerso dalle primissime ipotesi. Secondo Amato, il fatto sarebbe avvenuto nella notte fra venerdì 9 e sabato 10 agosto nell'auto dell'uomo, in una stradina vicino al ristorante. Sarà l'autopsia sul corpo della giovane donna, che sarà eseguita a Verona fra martedì e mercoledì, a chiarire le cause esatte della morte e il numero delle coltellate, ha aggiunto il magistrato. Subito dopo aver commesso l'omicidio, il 45enne avrebbe girovagato in auto in Trentino con il cadavere della donna sistemato sul sedile anteriore. Ad un certo punto avrebbe trascinato il corpo della fidanzata in un prato con l'intenzione di suicidarsi.

SCOMPAIONO PER GIORNI, LEI VIENE RITROVATA MORTA ACCOLTELLATA

Dopo aver rinunciato, Ciccolini avrebbe caricato nuovamente la vittima sul sedile anteriore e ripreso il suo viaggio con direzione Verona. In precedenza avrebbe cercato di sistemare il cadavere nel bagagliaio della sua Bmw Cabrio ma avrebbe rinunciato per lo scarso spazio a disposizione. Arrivato alle porte di Verona, Ciccolini avrebbe dormito in un albergo, poi il giorno seguente sarebbe passato nello studio legale dove lavora e la sera avrebbe ancora dormito in un albergo vicino a Verona. Un'altra notte l'avrebbe passata in riva all'Adige. "Ho commesso un'oscenità'': così avrebbe detto l'uomo nel momento in cui è stato individuato dai carabinieri mentre camminava nella sua città, sul Lungadige Capuleti, in pantaloncini corti, dopo essere tra l'altro passato nello studio legale dove lavorava. Per quei tre giorni e quelle due notti il professionista scaligero aveva vagato fra Trentino e Veneto, con l'intenzione di togliersi la vita. Poi, nella tarda mattinata di martedì è stato notato dai carabinieri mentre stava camminando nei pressi dei bastioni. Vistosi scoperto ha accennato ad una fuga ma è stato prontamente bloccato.

L'AVVOCATO NON SI DAVA PACE PER LA FINE DELLA LORO RELAZIONE

Ciccolini avrebbe manifestato in alcune lettere l’intenzione di ammazzare l’ex fidanzata. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, infatti, l'avvocato avrebbe in qualche modo pianificato ed addirittura preannunciato l'atto di violenza in alcuni criptici accenni e in alcune missive, la cui copia è stata trovata all'interno della sua auto, accanto al corpo senza vita di Lucia. I carabinieri sostengono fossero indirizzate con raccomandata a due persone vicine alla vittima. Entrambe datate 7 agosto, e quindi due giorni prima del delitto, non sarebbero state ancora consegnate.  

Negli scritti, contenenti minacce rivolte all’ex fidanzata, si parla chiaramente di "rapporti conflittuali" con Lucia. "Le lettere - ha detto il magistrato - sono scritte con estrema lucidità". In un passaggio Ciccolini evoca "l’omicidio morale" che sarebbe stato commesso dalla giovane donna nei suoi confronti. Poi l’avvocato accenna ad un secondo omicidio, senza indicare di che cosa stia parlando. Secondo il pm, potrebbe essere questo l’annuncio dell’intenzione di compiere il fatto di sangue.

"HO COMMESSO UN'OSCENITA'" - Lui intanto ha confessato ed ha usato un termine molto preciso: "Ho commesso un'oscenità". Lo ha detto l'avvocato Guariente Guarienti, uno dei due difensori di Ciccolini. Il penalista di 45 anni è assistito anche dall'avvocato Fabio Porta, due colleghi dello studio legale in cui lavorava a Verona: giovedì scorso la sua ultima causa in tribunale, un processo per direttissima in cui ha difeso un ragazzo accusato di furto. "Questo per noi è un dramma - ha spiegato Guarienti - a tutto avremmo pensato, fuorché di arrivare a questo. Vittorio è sempre stata una persona tranquilla. Per carità, spirito tormentato, però uomo tutt'altro che portato alla violenza: non credo che in tutta la sua vita abbia mai colpito qualcuno nemmeno con uno schiaffo. Quindi si può comprendere il dramma che lui stava vivendo interiormente, ma che questo sfociasse in quello che noi riteniamo un momento di follia, fino a portarlo a uccidere, è sconvolgente"'. "Il nostro pensiero - ha concluso - va a questa povera ragazza, che ci fa una grandissima pena: Vittorio Ciccolini ha rovinato definitivamente una persona ed ha rovinato la sua vita per il prossimo futuro". Un biglietto con una sola parola: ''perdonatemi'', è stato il messaggio che i colleghi del 45enne hanno trovato lunedì mattina. Precisa Guarienti: "Probabilmente Vittorio ha lasciato questo biglietto sabato o domenica. Noi non c'eravamo, lo studio era chiuso, lunedì mattina ho trovato un biglietto con scritto 'Perdonatemi. Vittorio'. Inizialmente l'ho attribuito al fatto che si era preso le chiavi della nostra segretaria e non le aveva restituite. Minimamente pensavo che potesse essere una cosa drammatica e così tragica come si è rivelata subito dopo''. L'avvocato Guarienti conferma che Vittorio Ciccolini ''negli ultimi tempi era cambiato. Era molto tormentato, anche se essendo una persona riservatissima, faceva capire poco. Qualche confidenza sulla sua vicenda sentimentale l'aveva fatta con l'avvocato Porta che lo difende assieme a me. Con me ne aveva solo accennato. Noi non pensavamo che il suo problema fosse così drammatico".

MANCATA FUGA - "Se avessi voluto scappare non sarei tornato a Verona e non sarei certo rimasto in zona'' ha confidato Ciccolini ai suoi avvocati, che lunedì sera lo hanno assistito durante il primo interrogatorio alla Procura di Trento dopo essere stato fermato a Verona. ''In un primo momento - ha spiegato Guarienti, uno dei suoi due difensori - Ciccolini non voleva parlare , si riservava di rispondere quando sarebbe stato più tranquillo. Ha detto di non dormire da due notti e di avere le idee molto confuse. Poi grazie ad un pubblico ministero molto gentile, capace e corretto, si è indotto a parlare ed ha raccontato a grandi linee quello che ha fatto". "Ma ci aspettiamo precisazioni, mercoledì, quando ci sarà l'interrogatorio per la convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari".

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