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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Piazza dei Signori

Verona, si chiude l'era delle Province: ultimo Consiglio infuocato. Poi foto (su Facebook) e malinconie

Maggioranza messa all'angolo sulla votazione della vendita di Villa San Eugenia a San Floriano in Valpolicella, sede dell'Istituto sperimentale di Frutticultura e viticoltura. L'opposizione è uscita dall'aula, facendo mancare il numero legale

Estate vicina: chiudono le scuole… e anche la Provincia. Sembrava proprio l’ultimo giorno degli scrutini per votare promossi e bocciati quello di mercoledì, a palazzo Scaligero. Solo che a venire “bocciati”, metaforicamente parlando, sono stati in toto i membri del Consiglio provinciale. Immediato effetto della cura “dimagrante” voluta dal governo di Matteo Renzi. Con il taglio delle Province oltre la metà lascerà ogni funzione e tornerà a “vita normale”. Non più votazioni, delibere, discussioni, mozioni, conferenze stampa. L’ultimo Consiglio provinciale si è tenuto mercoledì, nello stesso giorno in cui il presidente Giovanni Miozzi ha riassegnato a tre suoi assessori le deleghe di Fabio Venturi, ex vicepresidente della Provincia ed ex assessore all’Ambiente e al settore Faunistico.

L’ultima riunione, tuttavia, non si è conclusa con brindisi e strette di mano. Almeno non da parte di tutti. Anzi, per un attimo sono volati gli stracci. La maggioranza infatti è stata messa all’angolo sulla votazione della vendita di Villa San Eugenia a San Floriano in Valpolicella, sede dell’Istituto sperimentale di Frutticultura e viticoltura. L’opposizione è uscita dall’aula, facendo mancare il numero legale. Hanno pesato anche le assenze di sei consiglieri della Lega Nord, di un consigliere di Nuovo Centrodestra e del presidente del Consiglio, Antonio Pastorello. Una delibera difficoltosa, quelle sulle alienazioni, che faceva serpeggiare il malumore anche tra gli stessi membri della Giunta provinciale. Come quello che ha colto l’assessore al Bilancio, Stefano Marcolini, che ha spiegato a L'Arena che

«Non mi piace venire in Consiglio per vendere i gioielli di famiglia o per chiedere sacrifici per per estinguere debiti, come ho fatto fino ad ora, invece che per impegnare risorse per opere pubbliche. Ma questo è quello che ci impone lo Stato per rispettare il Patto di stabilità dal momento che anche quest'anno abbiamo altri 5 milioni di trasferimenti in meno».

Si teme che la villa possa essere “saccheggiata” da mani private. Ed è quanto ha spiegato la consigliere di maggioranza Francesca Zivelonghi che si è scagliata contro la decisione, accusando di aver ripresentato in votazione una delibera identica a quella che era stata chiesta di modificare durante il Consiglio precedente. A quanto pare le discussioni sulle vendite del patrimonio architettonico avevano acceso il dibattito negli ultimi mesi della Provincia: si volevano attivare altre “opzioni”  per altri beni immobili e realizzare scelte meno dolorose. Così salta l’approvazione, la seduta viene sospesa: manca il numero legale. L’opposizione cerca di placare ma alla fine fa l’effetto della benzina sul fuoco, come spiega il quotidiano locale

«Perché vi scaldate adesso mentre stavate zitti quando vi suggerivamo di vendere le quote della Serenissima per ripianare i bilanci?».

"UN SOLLIEVO" - Non ci è andato leggero il capogruppo provinciale del Partito Democratico: "Vista l'assoluta incapacità da parte del presidente Miozzi di interpretare un ruolo istituzionale più dinamico e moderno, vicino ai cittadini piuttosto che alle consorterie politiche, è un sollievo per tutti che l'esperienza della Provincia di Verona sia finalmente giunta al termine - ha commentato Lorenzo Dalai -. Fino all'ultimo, al presidente è mancato il coraggio di smarcarsi dalle vecchie logiche spartitorie politiche che hanno tenuto paralizzato l'ente per quasi cinque anni. Nel più perfetto stile del manuale Cencelli ha diviso le deleghe dell'ex vicepresidente Venturi tra due leghisti: Marcolini e Castelletti, mentre ad un altro leghista è andata la vicepresidenza (Ambrosini) dell'ente.

"Come gruppo consiliare Pd rivendichiamo lo stop imposto alla delibera sull'alienazione di Villa Eugenia con azienda sperimentale agricola annessa, sulla quale abbiamo fatto mancare il numero legale. Miozzi ha un bel dire che ha ridotto il debito del 60%. La verità è che i tagli erano imposti dal Patto di Stabilità, e che per l'ultra-indebitamento dell'ente bisogna ringraziare le due precedenti amministrazioni Mosele e Merlin, sempre di centrodestra".

LE LUCI SI SPENGONO - Infine le luci si sono spente sulla sala, ed è stato un momento da film malinconico. Ci si scattano foto e le si pubblicano su Facebook, si riconsegna in massa il badge di accesso agli uffici provinciali, ci si scambiano i numeri di telefono, abbandonando quelli “di servizio”. Miozzi, che più si era scaldato per lo “svuotamento” delle Province (non si tratta di un vero e proprio taglio) appare tranquillo, ma non rassegnato

«Non sono deluso, è un momento particolare, tanti consiglieri sono impegnati nei nuovi Consigli comunali, posso capirlo. Scriverò a tutti una lettera per ringraziarli di questi cinque anni passati assieme. Anni in cui abbiamo fatto molto e bene, come ad esempio aver ridotto il debito del 60 per cento. Se tutti avessero fatto come noi saremmo un Paese migliore».

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