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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona, caso Report, Tosi adirato: "Fango da gente disperata". Chiesta indagine e scontro sulle Ater

Il sindaco contro il lavoro di ricostruzione della trasmissione di Rai3: "Non c'è una sola prova". Intanto il parlamentare Giorgetti chiede una commissione straordinaria che valuti i contatti tra malavita e Comune

Sospetti su appalti da concordare con personaggi calabresi "border line" e attenzionati dall'Antimafia, nonchè presunti favoritismi ad amici, conoscenti e parenti (tra questi la sorella Barbara, la moglie Stefania Villanova e la consorte del comandante della guardia di finanza di Verona, la pittrice Barbara Pinna). Sono le frecce lanciate dall'arco della trasmissione "Report" di Rai3 e che ora scuotono i palazzi scaligeri. Già il sindaco non l'aveva presa bene mesi fa, quando era venuto a sapere che il giornalista Sigfrido Ranucci stava raccogliendo materiale potenzialmente scottante su sindaco e amministrazione comunale di Verona. Ora Tosi rincara la dose. E lo fa senza peli sulla lingua, ribadendo alcuni concetti "forti", dopo aver notato che nella puntata si parla tanto di video hard e festini a luci rosse ma di questi non c'è traccia. Nemmeno un fotogrammo. Si ricostruiscono i presunti contatti con la 'ndrangheta, ma anche qui sembrano solo illazioni e confessioni portate da personaggi oscuri e oscurati alle videocamere.

"La reazione a caldo è stata che sono delle merde e lo ribadisco. Ciò detto, guardando chi sono gli interlocutori del giornalista che sono gente coperta, gente disperata, cacciata dalla Lega, che hanno provato a buttare del fango sul sottoscritto senza una prova che sia una. Alla presunta cena della 'ndrangheta era presente il sindaco, il presidente della Provincia, tre assessori provinciali, consiglieri comunali, il presidente di Confindustria e professionisti in un ristorante pubblico e pieno di Forze dell'ordine dentro e fuori per ragioni di sicurezza. Questo fa capire il grado di mistificazioni raggiunto. Si capisce allora che c'è qualcuno a cui faccio paura perchè altrimenti non c'è ragione per cui bisogna costruire questo castello di fango e inoltre mi fa un po' schifo che qualcuno utilizzi la tv di stato per farlo".

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Intanto, però, qualcuno sta muovendo altre inchieste. Il parlamentare di Forza Italia Alberto Giorgetti, già sottosegretario all'Economia è andato diretto in prefettura: "Unico elemento degno di nota è il contatto presentato tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata. Ho chiesto martedì mattina (il giorno successivo alla messa in onda della puntata, ndr) al prefetto di avviare un'indagine in tal senso, come prevede la norma, con la nomina di tre commissari che verifichino entro 90 giorni se c'è o meno un problema a Verona, oggi, in relazione ad attività connesse tra l'amministrazione comunale e la malavita. E' un elemento di chiarezza che tutta la città vuole". L'iter potrebbe portare alla valutazione da parte del Ministero dell'Interno e allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e alla decadenza della Giunta del sindaco. "Una soluzione estrema - precisa Giorgetti - ma a questo punto bisogna fare le cose in modo corretto. Non si può più andare avanti con i mormorii e le indiscrezioni. Finora non ho alimentato polemiche giornalistiche. Non sono mai intervenuto nonostante da mesi Verona sia di fatto una città paralizzata, sconcertata e in preda alla negatività. Del resto l'arresto prima del vicesindaco Vito Giacino e poi di alcuni dirigenti comunali del settore edilizia non è un'illazione o fango mediatico gettato dagli avversari politici di Tosi".

BOTTA-E-RISPOSTA - Immediata la risposta di Tosi, approfittando della presenza contemporanea del sindaco e del parlamentare berlusconiano nei padiglioni del Vinitaly. "Quando si parla di appalti alla 'ndrangheta - spiega Tosi - per quel po' di trasmissione che ho visto, si parla dell'Ater, che non dipende però dal Comune di Verona, e se si va a vedere chi è l'organo di vigilanza è l'assessorato alla Regione del Veneto che fa capo a Massimo Giorgetti, quindi a suo fratello".

E il fratello, delegato ai Lavori pubblici in Regione, non fa certo attendere una sua risposta, chiarendo che "la Regione non ha competenze dirette sulla gestione delle Ater, le aziende territoriali per l'edilizia residenziale, che sono autonome e governate ognuna da un proprio consiglio di amministrazione. D'altro canto, lo stesso Tosi non può non sapere dell'esistenza e della funzione dei Consigli di amministrazione delle Ater - sottolinea Giorgetti - in quanto è stato proprio lui a nominare, in rappresentanza del Comune di Verona, Umberto Peruffo, giaà assessore leghista a San Bonifacio, nel Consiglio di Ater Verona. Dovesse avere dei dubbi o bisogno di informazioni, il sindaco Tosi si rivolga quindi a Peruffo, che essendo stato da lui nominato, si immagina debba godere anche della sua fiducia".

DALLA REGIONE - Non meno clamore lo suscitano le dichiarazioni del presidente del Veneto, Lua Zaia, anch'egli presente a VeronaFiere. "Relativamente a fatti che eventualmente riguardassero uffici della Regione Veneto, o di società controllate, ho dato disposizione al direttore generale di attivare ogni possibile verifica allo scopo di garantire come sempre la piu' cristallina trasparenza negli atti e nei processi". Ha spiegato Zaia, all'agenzia di stampa Ansa in merito all'inchiesta tv nella quale, oltre a Tosi, venivano citati anche Marco Vanoni, consigliere di amministrazione della finanziaria regionale "Veneto Sviluppo" e la moglie dello stesso sindaco veronese, Stefania Villanova, funzionaria del dipartimento Sanità alla Regione Veneto.

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