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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Verona, "animale in gabbia", "vicenda che scuote", "al capolinea": la lettera di Giacino crea dibattito

Negli scorsi giorni l’ex vicesindaco di Verona ha scritto di suo pugno una lettera in cui ammette alcuni “errori di valutazione” sull’imprenditore edile, suo accusatore che considerava “un amico”

“Animale in gabbia”, “Rispetto”, “Fa intristire”, “La sua situazione scuote gli animi”. Sono le reazioni dei politici veronesi alla vicenda Giacino. Negli scorsi giorni l’ex vicesindaco di Verona ha scritto di suo pugno una lettera poi recapitata alla stampa locale e in cui ammette alcuni “errori di valutazione” sull’imprenditore edile che considerava “un amico” e di essere stato dato “in pasto alla stampa e ai media a seguito delle accuse più disparate, fino alla collusione con l'ndrangheta, con piste rumene e russe”. Con la missive recapitata al fratello Edoardo, l’amministratore veronese cerca di spiegare la sua situazione e di difendersi con i mezzi che ha, per ora. Carte e penna. E quei tre fogli scritti evidentemente hanno colto nel segno, dato che da più parti sono arrivate parole di sostegno. Il vicepresidente della Provincia e fedelissimo di Tosi, Fabio Venturi, da dichiarato a L’Arena di essere molto “scosso, umanamente”

 «Non entro nel merito delle indagini», aggiunge, «ma il fatto che Giacino si senta impossibilitato a difendersi dal punto di vista mediatico e politico lo deve far sentire un animale in gabbia, tanto da costringerlo, per far uscire il suo urlo di dolore, a ricorrere a un mezzo antico come lo scrivere una lettera. E ciò mi ha fatto riflettere sull'angoscia che sta provando».

Affetto sulle pagine del quotidiano locale anche da Giorgio Gugole, vicepresidente della settima Circoscrizione in quota Lista Tosi, che azzarda anche dubbi sull’indagine.

“Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Ma qui», afferma dopo aver letto lo scritto dell'amico, «c'è qualcosa che non convince: la parola di Vito contro quella del suo accusatore, Vito il carnefice, l'altro la vittima. Vito, incensurato, ritenuto non credibile, il suo accusatore, già coinvolto in altre inchieste, ritenuto credibile oltre ogni ragionevole dubbio. Senza contare», prosegue, «le continue fughe di notizie su particolari della vita privata che nulla c'entrano con le indagini». E si chiede: «Qual è il fine ultimo? Fare giustizia? Colpire il politico? Umiliare la persona? E intanto Vito rimane in carcere perché avrebbe una "propensione a delinquere fuori dal comune". Sfido chiunque l'abbia conosciuto a sottoscrivere questa affermazione»

LA LETTERA DI VITO GIACINO DAL CARCERE DI MONTORIO

E ancora, Vittorio Di Dio, ex assessore e collega di Giacino in Giunta Tosi e ora consigliere comunale nella civica del sindaco.

«La sua lettera mi ha provocato impressione e tristezza... Su di lui ne sono state scritte e dette tante però non voglio fare né l'avvocato né il giudice e invito ad aspettare elementi oggettivi e riscontrati prima di giudicare. L'ho visto molto provato, spero che le accuse nei suoi confronti si rivelino fumo e non arrosto, altrimenti si dovrebbe parlare di tradimento della fiducia di tutti...»

“Rispetto” invece dal capogruppo Pd in Consiglio comunale, Michele Bertucco che, pur considerando “pesante” il quadro indiziario, giudica “presunto innocente” l’indagato Giacino. Nessuna commozione o “scossa” invece dalle sponde del Movimento 5 Stelle. Anzi, il consigliere Gianni Benciolini , rincara la dose

«La lettera di Giacino dal carcere e la minaccia di querelare Report da parte dell'assessore Giorlo», esclama, «sono gli ultimi respiri di un pachiderma morente... Il sistema amministrativo Tosi dove le nomine sono basate non sulle competenze ma sul risultato elettorale, sugli amici degli amici e sulle conoscenze è ormai arrivato al capolinea»

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