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Cronaca

In Veneto milioni di euro di danni per la siccità: la Regione incontra lo Stato

Secondo la stima della Direzione agroalimentare, la cifra si aggira tra i 120 e i 170 milioni e a provocarla sarebbero state le scarse piogge e le alte temperature che hanno messo in crisi le coltivazioni

Ammontano tra i 120 e i 170 milioni di euro i danni all’agricoltura veneta causati dalla prolungata siccità del 2017. A effettuare la stima è stata la Direzione agroalimentare della Regione Veneto, sentiti i soggetti interessati nel territorio delle sette province venete, in vista del confronto tra le Regioni e il ministro per l’ambiente Gianluigi Galletti. Mancanza di piogge e alte temperature stanno mettendo in crisi le diverse aree del Veneto, senza esclusione alcuna.

Nel dettaglio, questo lo stato dei danni provocati da oltre otto mesi di mancate precipitazioni, nella ‘fotografia’ scattata dalla Direzione agroalimentare del Veneto.
ROVIGO. Le coltivazioni estensive di mais e soia vedono dimezzarsi i raccolti. Il mais, là dove è stato precocemente raccolto, è stato svenduto a 2 euro al quintale, e destinato alla produzione di bioenergia, nei digestori, in quanto inutilizzabile per alimentare il bestiame. Si acuisce, inoltre, il problema della risalita del cuneo salino, in particolare nell’area deltizia.
PADOVA. Gravi i danni subiti dalle colture di mais, soia e barbabietole, soprattutto nella parte meridionale della Provincia, dove i raccolti sono compromessi sino al 70%. I bacini d’acqua sono ormai quasi esauriti e difficoltà si registrano anche per i vigneti, in particolare sui Colli Euganei, dove l’irrigazione è più difficile. Né le piogge di questi giorni hanno portato ristoro, visti gli apporti minimi o nulli, in particolare nella parte meridionale della provincia. La portata dell’Adige a Boara Pisani è pari al 53% della media.
VERONA. Colture estensive e orticole sono in ginocchio: i frutteti del Veronese stanno producendo frutta di pezzatura ridotta, poco adeguata alle richieste dei consumatori. In significativa flessione anche la produzione di foraggio nei pascoli di montagna (meno 40%): le mandrie stanno ritardando la monticazione.
VICENZA. La crisi idrica sta compromettendo i raccolti non solo di ortaggi, cerali e foraggi per l’alimentazione degli animali, ma anche di colture specializzate come il tabacco.
VENEZIA. I danni quantificati nelle campagne del litorale si aggirano tra il 25 e il 30% di minor raccolto. I danni maggiori sono provocati dal cuneo salino. A rischio anche il trapianto del radicchio di Chioggia Igp.
TREVISO. Il bacino del Piave gode di riserve sino al 90% della portata idrica e quindi in quest’area le perdite sono per ora limitate. Ma la ‘grande sete’ mette in difficoltà in particolare i produttori di mais, soia e barbabietola.

“La gestione dell’acqua deve privilegiare gli usi prioritari, quello potabile e quello irriguo, e non il profitto di società che usano la risorsa idrica per scopi diversi e rispondono unicamente agli interessi dei propri azionisti. Non è più tollerabile che la gestione della risorsa idrica sia lasciata in mano a società che tendono ad ottimizzare i ricavi anziché preoccuparsi del corretto uso di una risorsa limitata, indispensabile per la vita umana e la società civile”. È la posizione assunta dalla Regione Veneto, nel confronto prima citato con il ministro per l’ambiente Galletti avvenuto nella Conferenza Stato-Regioni.

Con un proprio documento la Regione Veneto, rappresentata dall’assessore all’Agricoltura e alle bonifiche e dall’assessore ai fondi comunitari, ha invitato il ministro ad intervenire per fronteggiare - a breve, media e lunga scadenza - le conseguenze delle scarse precipitazioni dello scorso inverno e primavera e delle torride temperature di questa estate.

“Tra lo scorso ottobre e giugno 2017 le piogge in Veneto sono diminuite del 25% rispetto alla media stagionale, con punte del 33% nel bacino dell’Adige e del Po, e con effetti particolarmente drammatici anche alle foci del Brenta – ha premesso il referente per le politiche agricole e i consorzi di bonifica della Regione – per la risalita del cuneo salino. Nella sezione di Boara, ed esempio, il fiume Adige ha attualmente una portata di 25-30 metri al secondo, contro gli 80 previsti per il corretto di funzionamento della barriera anti-intrusione salina posta in prossimità della foce.
L’amministrazione regionale ha già predisposto interventi emergenziali per oltre 7 milioni di euro ed è pronta ad emanare la quarta declaratoria di crisi idrica, protraendo così al 10 agosto lo stato emergenziale per limitare i prelievi irrigui del 50 per cento nel bacino dell’Adige e del 20% negli altri bacini – ha riassunto l’assessore veneto – ma la penuria d’acqua è aggravata dal fatto che a primavera i bacini idroelettrici che afferiscono all’asta dell’Adige erano quasi completamente vuoti, perché si è privilegiata la produzione idroelettrica rispetto ad una corretta gestione degli invasi.
Appare sempre più urgente – ha concluso l’assessore - varare un piano nazionale di soccorso idrico, in particolare per le pianure del Nord, e realizzare importanti infrastrutture che consentano di diversificare gli approvvigionamenti idropotabili, accumulare l’acqua nei periodi piovosi, in particolare nelle zone montane, e ottimizzarne l’uso nei periodi più secchi. Il Veneto ha pronti nel cassetto 80 progetti finanziabili per avviare cantieri di interventi idraulico e di bonifica. Ma serve un patto di collaborazione tra Regioni, amministrazione statale e Unione europea – è stato l’appello finale - che privilegi l’uso idropotabile e irriguo della risorsa acqua, investa sulle strategie di contrasto ai cambiamenti climatici in atto e metta un freno alla produzione idroelettrica. Non ci interessa tutelare gli interessi di azionisti che hanno come unico obiettivo la massimizzazione dei ricavi, anziché il corretto e lungimirante uso di una risorsa che si sta rivelando fragile e non infinita. Il nostro dovere è dare una risposta duratura e sostenibile alle esigenze primarie della popolazione”.

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