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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Bussolengo / Piazza XXVI Aprile

Si va verso la creazione di un'unione dei comuni dell'entroterra gardesano

Comprenderebbe Bussolengo, Castelnuovo del Garda, Patrengo, Pescantina, Sona e Valeggio sul Mincio, ma è aperto anche ad altri. Prima di realizzarla però è stato chiesto uno studio di fattibilità all'università di Padova

Bussolengo, Castelnuovo del Garda, Patrengo, Pescantina, Sona e Valeggio sul Mincio. Sei Comuni dell'entroterra gardesano che si vogliono unire. E per partire con il piede giusto hanno deciso, prima di creare un'unione dei comuni, di affidarsi all'università di Padova, a cui hanno dato mandato di realizzare uno studio di fattibilità.

La sottoscrizione della convenzione per lo studio di fattibilità è avvenuta questa mattina, 24 maggio, nella sala del consiglio comunale di Bussolengo, che in questa prima fase è il comune capofila. Il primo sindaco a firmare è stato proprio quello di Bussolengo, Maria Paola Boscaini, seguita poi dagli altri cinque primi cittadini: Gianluigi Mazzi di Sona, Angelo Tosoni di Valeggio sul Mincio, Giovanni Peretti di Castelnuovo del Garda, Gianni Testi di Pastrengo e Luigi Cadura di Pescantina.

Tutti e sei i sindaci hanno sottolineato che questo è il primo passo verso un'unione e non una fusione fra comuni. "È importante che ogni territorio mantenga la propria identità", ha dichiarato Angelo Tosoni. 

"Sono circa due anni che ci confrontiamo sull'idea di poter unire le forze per offrire migliori servizi ai cittadini - ha esordito il sindaco Boscaini - Con questa unione, riusciremo a ragionare come un territorio di 85 mila abitanti e non è escluso che altre amministrazioni si aggiungano".

Tanti sarebbero i vantaggi, dalla possibilità di ottenere le agevolazioni economiche previste per questo genere di aggregazioni, ma anche dalla prospettiva di poter essere più competitivi a livello europeo per conquistare i fondi che l'Europa mette a disposizione delle progettualità territoriali più valide. Eppure, questi vantaggi economici, che pure sono importanti, sono stati messi quasi in secondo piano dai sei sindaci che vogliono realizzare l'unione dei comuni. Il loro obiettivo non è creare un'ente utile solo a sbloccare qualche incentivo, perché gli incentivi finiscono, mentre questa unione dei comuni vuole durare nel tempo, prendendo come esempio unione dei comuni padovani del camposampierese, che sopravvive da più di 15 anni.

E il punto di partenza sembra buono perché a volere questa unione è "un gruppo di sindaci che lavora bene insieme", ha detto il sindaco si Sona Mazzi. "Servono però dei meccanismi che rendano complicata l'uscita di un comune dall'unione, perché altrimenti si ricade negli errori del passato", ha aggiunto Tosoni.

Il 7 giugno poi ci sarà un incontro con le figure apicali dei sei comuni, quindi dirigenti e tecnici, a cui saranno spiegati i passaggi e soprattutto i cambiamenti che una possibile unione potrebbe comportare, "perché è importante che i funzionari collaborino - ha spiegato Giovanni Peretti - Noi amministratori ce ne andremo alla fine del mandato. I dirigenti invece rimarranno e dovranno portare avanti un lavoro che non si deve interrompere per i naturali avvicendamenti dei sindaci".

Particolarmente contento per questo passaggio è il sindaco di Pastrengo Gianni Testi. Il suo è il comune più piccolo e conosce le difficoltà che quotidianamente devono affrontare le amministrazioni con pochi abitanti. 

"Siamo sei sindaci già abituati a collaborare - ha concluso Luigi Cadura - Tanti sono gli esempi negativi di unioni dei comuni. Noi non vogliamo compiere gli stessi errori e proprio per questo chiediamo all'università di Padova di realizzare uno studio di fattibilità, in modo da poter capire quali step seguire per aggregare i nostri servizi in modo efficace".

Errori che rischiano di essere compiuti anche da unioni dei comuni create nel veronese, come quella di Adige Guà, che rischia di cessare perché il comune più grande di questa unione, Cologna Veneta, vuole uscire. "La nostra unione deve essere più forte delle distrazioni di amministratori poco lungimiranti", ha chiosato Giovanni Peretti.

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