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Cronaca Navigatori / Viale Cristoforo Colombo

La guardia di finanza denuncia 54 persone per una presunta truffa internazionale da 5,5 milioni di euro

Tra le centinaia di persone che hanno denunciato di essere rimaste vittima del preteso raggiro vi sono anche sette veronesi 

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Venezia, sotto la direzione della procura della Repubblica di Pordenone, fa sapere in una nota di aver «denunciato 54 soggetti di nazionalità ucraina, serba, ceca, ungherese, russa ed israeliana (nessun italiano al momento risulta indagato)», i quali «attraverso 14 società site in Scozia, Ucraina, Isole Marshall, Serbia, Estonia, Inghilterra, St. Vincent e Grenadine, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, Israele e Ungheria» avrebbero perpetrato «truffe seriali a danno di cittadini italiani». In particolare, la guardia di finanza precisa che «in ordine ai reati contestati (associazione per delinquere transnazionale finalizzata ai reati di truffa aggravata, abusiva raccolta del risparmio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e riciclaggio)», sarebbe stato, altresì richiesto «il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di quasi cinque milioni e mezzo di euro, frutto dei raggiri».

In base a quanto è stato rivelato a VeneziaToday, avrebbero presentato denuncia diverse persone residenti in varie aree del Nordest. Si tratterebbe in particolare di sei persone della provincia di Venezia, sette di Verona, due di Vicenza, tre di Treviso, due di Padova e, ancora, sette di Udine, tre di Pordenone, una di Bolzano e tre di Trento. La guardia di finanza veneziana spiega nella sua nota che, nell’ambito di «un ampio ed articolato contesto investigativo», che si sarebbe incentrato sull’«analisi dei flussi finanziari evidenziati dalle segnalazioni di operazioni sospette e indirizzati a schermi societari internazionali che utilizzavano sistemi di pagamento e piattaforme informatiche create ad hoc», sarebbe emerso «un vasto sodalizio criminale di carattere internazionale dedito a truffe seriali online, definite "boiler room" - il cosiddetto locale caldaia (perché mettono sotto pressione l’investitore) -, nel settore del Foreign Exchange cosiddetto "Forex"».

Stando alla ricostruzione operata dalla guardia di finanza di Venezia, il sistema sarebbe stato «costituito da una complessa e articolata struttura multi-societaria, a "geometria variabile", fluida e multitasking, costituita da più livelli operativi, ognuno dei quali servente e deputato prevalentemente ad uno specifico compito». Tale struttura, riferiscono sempre i finanzieri, avrebbe previsto «la periodica, sistematica apertura e chiusura di società e conti correnti per evitare i controlli delle Autorità competenti e comunque al primo segno di pericolo». 

Il primo livello sarebbe stato «costituito da call center situati nell’Europa centrale» e sarebbe stato «funzionale a contattare i potenziali investitori italiani e a convincerli a inviare denaro ai codici Iban di società dell’Europa centro-orientale per investimenti forieri di "miracolosi" guadagni». Tuttavia, secondo l'indagine della guardia di finanza, l’unico scopo sarebbe stato quello di «carpirne i risparmi». Il secondo livello sarebbe stato formato da tali aziende e avrebbe provveduto alla «raccolta abusiva del risparmio degli ignari truffati, senza avere le previste autorizzazioni governative, disponendone poi i vari fittizi investimenti». I militari della guardia di finanza spiegano che «allettati dai primi guadagni», le persone che sarebbero state truffate, spesso «finivano per impiegare nell’investimento telefonico tutti i risparmi di una vita, bruciandoli letteralmente e scivolando progressivamente in uno stato di prostrazione psicologica». Condizione che avrebbe finito con il legarli ancora di più ai presunti truffatori, precisa la nota della guardia di finanza, «nella speranza di riprendersi dalle inevitabili perdite».

In realtà, stando sempre alla ricostruzione della vicenda effettuata dai militari delle fiamme gialle, il denaro sarebbe stato «utilizzato, mediante servizi di pagamento non autorizzati, anche per il saldo di fatture emesse da imprese comunitarie nei confronti di aziende ucraine e russe e dell’Europa orientale». Nel contempo, chiarisce ancora la nota della guardia di finanza, i «proventi illeciti» sarebbero stati «diluiti, reinvestendoli, cancellandone le tracce e travasandoli in ulteriori conti societari, fino a farli scomparire, per mezzo di professionisti titolari di società svizzere e dei Caraibi». Queste ultime società, che vengono definite dalla guardia di finanza il «terzo livello» della struttura, avrebbero fatto «girare ulteriormente il denaro di illecita provenienza» e lo avrebbero quindi indirizzato «al terminale criminale costituito dalla cerchia dei responsabili di Israele e dell’Europa orientale».

Gli stessi finanzieri di Venezia, sempre nella loro nota, si soffermano sul profilo dei presunti 141 truffati che, ad oggi, sono stati identificati, anche se il numero di chi sarebbe caduto nella cosiddetta "rete" sarebbe «molto superiore» secondo i militari. Questi sarebbero «dislocati su praticamente tutto il territorio nazionale (di cui 34 nel Triveneto)» e, spiega sempre la nota dei finanzieri, «non si tratta di persone sprovvedute o con un basso grado di istruzione». Al contrario, chiarisce ancora la guardia di finanza, molto spesso si tratterebbe di «liberi professionisti, talvolta dell’area economico-legale, certamente facoltosi in quanto hanno avuto la possibilità di investire decine se non centinaia di migliaia di euro, spesso anche con pregressa esperienza di investimenti azionari». 

Le indagini, secondo quanto riferito dai finanzieri, sono svolte «anche su territorio estero per il tramite di rogatorie internazionali (in particolare in Ungheria e Svizzera) promosse dalla Procura della Repubblica di Pordenone nonché a mezzo della cooperazione internazionale di polizia veicolata dal Comando generale del Corpo», e oltre al «perseguimento dei responsabili», sono tese anche «al recupero delle somme oggetto delle truffe». Tali attività, viene però in conclusione evidenziato dai finanzieri, «si profilano tuttavia particolarmente complesse e di esito incerto anche tenuto conto dell’attuale conflitto in Ucraina, ove sono localizzati la maggior parte dei soggetti indagati».

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