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Cronaca Piazza delle Erbe

Ristoratori e albergatori veronesi in rivolta contro il colosso del web TripAdvisor

Recensioni truffaldine ordite a tavolino che minano la credibilità del famosissimo portale online TripAdvisor. Albergatori e ristoratori a Verona protestano e promuovono una campagna civile di sensibilizzazione

L’epoca in cui, per un capello nella zuppa o una mosca nella pizza, si facevano “piazzate” virulente al ristorante, lo sappiamo tutti, non è ormai altro che un lontano miraggio del passato. Oggi se qualcuno ha qualcosa da ridire sulla qualità del servizio ricevuto in un ristorante o in una struttura alberghiera, esiste un’arma ben più efficace, e a detta di molti più subdola, per protestare: Tripadvisor. Il noto sito internet raccoglie, infatti, milioni di utenti di tutto il Mondo, impegnati a scrivere commenti e recensioni di locali, hotel, pizzerie, ristoranti, bar, gelaterie e molto altro ancora. Un vero e proprio impero economico viene dunque quotidianamente coinvolto, in un’attività di giudizio e scambio di pareri che i moltissimi utenti del web, spesso al riparo dell’anonimato, si dilettano ad esercitare in piena libertà.

Quella che potrebbe sembrare l’ennesima forma di democrazia diretta, sdogata anche in questo caso dalla tipica immediatezza della rete, rischia invece di rivelarsi come un sistema di valutazione opaco, se non totalmente incontrollabile. O almeno questa sembra essere l’opinione dei tanti ristoratori veronesi che, come segnalato dall’inchiesta del quotidiano l’Arena, si stanno organizzando per promuovere una “campagna civile e di comunicazione”, tesa a sensibilizzare i consumatori circa la scarsa affidabilità delle recensioni e graduatorie pubblicate sul noto portale internet. Alberto Lupini, direttore della rivista di cucina Italia a tavola, sottolinea in una nota che porta la sua firma, come l’intenzione dei tanti commercianti coinvolti non sia tanto quella di “abbattere il gigante TripAdvisor, vogliamo solo far vincere la serietà ed il valore di ristoratori, albergatori, gestori di bar o agriturismi, pasticceri, pizzaioli eccetera che oggi subiscono i danni di un sistema che con la truffa delle recensioni a pagamento (positive o negative che siano) scardina le regole del mercato, creando graduatorie fasulle di gradi, fra i consumatori. Clienti a loro volta truffati da opinioni false e costruite a tavolino”.

Il problema principale pare, infatti, essere proprio questo: non solo ci si mette lo schermo dell’anonimato a invalidare potenzialmente la ponderatezza delle opinioni espresse dagli utenti di TripAdvisor, ma addirittura a prospettarsi è la presenza di un vero e proprio business dalle tinte piuttosto fosche. Dopotutto ciò di cui si parla, e ciò che più lascia con l’amaro in bocca gli addetti ai lavori, è banalmente la cara vecchia pratica che porta il vituperato nome di “concorrenza sleale”, semplicemente aggiornata alle tecnologie del nuovo millennio. Concorrenza 2.0 certo, ma pur sempre “sleale”. Pare, infatti, che col passare del tempo si sia man mano sempre più diffusa, la pratica di scrivere recensioni “truffaldine” e ordite a tavolino, spesso dietro compenso, mirate a svalutare o celebrare in modo artefatto il prestigio di un locale piuttosto che di un altro. Certo bisognerebbe considerare bene il quantitativo di opinioni “costruite” effettivamente presente su Tripadvisor, per potersi esprimere in modo adeguato circa la reale incidenza sul sistema complessivo. Ma su questo punto pare non avere dubbi Leo Ramponi, referente ristoratori di Confcommercio, il quale intervistato dall’Arena spiega: “Non temo TripAdvisor, anzi. Ma è una questione di correttezza e trasparenza: sul web tanto auspicata quanto inesistente”.

La battaglia insomma è appena iniziata. E, al di là di come finirà per il gufetto di TripAdvisor, che negli adesivi distribuiti da Ramponi si ritrova bandito da un segnale rosso di divieto, viene comunque da chiedersi se, nel frattempo, a qualcuno non possa magari ripresentarsi la voglia di tornare a provare quella strana sensazione di curiosità colma di ingenue aspettative, entrando in un locale quasi per caso, senza necessariamente aver passato la notte precedente insonne leggendo recensioni.

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