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Cronaca

Traffico internazionale di droga sgominato, 15 arresti

L'hashish arrivava da Torino alla famiglia El Montassir di Bonavigo, che poi riforniva il Veronese

Dalla semplice osservazione della vendita di una dose di hashish avvenuta tra maggio e giugno 2009 i carabinieri della compagnia di Verona sono riusciti a risalire agli anelli superiori che rendevano possibile questo traffico illegale. Dopo due anni di indagini, infatti, questa notte sono finite in carcere quindici persone, tutte di nazionalità marocchina, per il reato di concorso in traffico internazionale di hashish. L'operazione, che si è svolta tra Verona, Legnago, Villafranca, Cuneo, Novara, Mantova e Modena, ha smantellato un'organizzazione criminale che aveva come punto di riferimento centrale la famiglia El Montassir, di origine magrebina, residente in un casolare a Bonavigo.

A CAPO UNA FAMIGLIA DI BONAVIGO - Il capo era Lekbir El Montassir, 39enne, chiamato dai suoi sodali "Schef",
nomignolo tunisino per indicare il capo che ha dato il nome all'intera operazione. Viveva con il figlio 21enne Abderrazak e i due fratelli Brahim, 36enne, e Tarik, 32enne. Questo era il nucleo principale dell'organizzazione, che riforniva tutta la Bassa di hashish, con propaggini anche nel capoluogo e nelle province di Rovigo e Mantova. La famiglia ogni mese trattava carichi provenienti dal Marocco da 40 o 50 chilogrammi. Quantitativi importanti. Arrivata in terra scaligera la droga veniva divisa in pacchi da mezzo chilo o da un chilo e smistata ai vari spacciatori affiliati.

IN MANETTE ANCHE CHI ORGANIZZAVA I VIAGGI - Probabilmente il giro di affari coinvolgeva anche altre zone del nord Italia. I carabinieri di Verona, infatti, sono riusciti a risalire il versante veronese dell'organizzazione, ma la droga, che arrivava in Italia passando per la Spagna o via nave, aveva come primo punto di smistamento Torino. Da qui poi partiva il "carico scaligero". Evidentemente altro stupefacente prendeva direzioni diverse. In manette sono finiti anche Yassine Kaabar, 26enne, e Chami Ait, 34enne, il primo attivo a Lesa, in provincia di Novara, il secondo a Mondovì. I due trafficanti si occupavano di organizzare materialmente le spedizioni tramite loro contatti in Marocco. Raccoglievano in Italia il denaro necessario per il finanziamento del viaggio, poi, attraverso il servizio “money transfer” di Western Union, inviavano i soldi in Marocco e consentivano al carico di partire alla volta di Torino. I carabinieri, quindi, sono arrivati anche al livello superiore a quello della famiglia El Montassir, che si appoggiava a questi due personaggi per i propri rifornimenti.

OMICIDIO E INTERCETTAZIONI - Durante le indagini, condotte con pedinamenti e intercettazioni telefoniche, sono stati eseguiti man mano cinque arresti "di controllo". Ciò ha permesso agli inquirenti di verificare le informazioni di cui erano in possesso e di capire che si era sulla buona strada. Oltre ai quattro componenti della famiglia di Bonavigo e i due trafficanti internazionali di droga sono finiti in carcere anche otto spacciatori dell'organizzazione, tra cui due si trovavano già in cella. A Khalid Taouaf, 37enne, sono invece stati accordati i domiciliari. Le indagini, che erano a buon punto, erano state rallentate dall'omicidio di un componente dell'organizzazione a ottobre 2009, fatto che ha reso più prudenti gli El Montassir, che avevano smesso di nascondere la propria droga nelle campagne del casolare. In questi due anni, però, le prove raccolte e portate davanti al gip sono schiaccianti. Compreso il fatto che gran parte delle tavolette di hashish risultavano riportare impresso il logo di un cavallo. In molte intercettazioni veniva, infatti, convenzionalmente, utilizzato il termine cavallo per riferirsi allo stupefacente.

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