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Cronaca San Bonifacio

Tentato sequestro di un imprenditore, coinvolti fratello e sorella veronesi

Il loro compito sarebbe stato quello di avvicinare la vittima, la quale poi doveva essere rapita e torturata a Milano. Il piano però è stato scoperto e scongiurato dai carabinieri

Due veronesi, fratello e sorella, sono stati fermati da carabinieri nell'ambito di un'indagine condotta tra Milano e Bologna e volta a scongiurare un sequestro di persona a scopo di estorsione. Le misure cautelari totali sono 17 e riguardano due casi tra loro connessi. Nel primo caso il delitto contestato è tentato sequestro di persona ed è quello che riguarda i due fermati veronesi. Nel secondo caso invece l'accusa è rapina aggravata in concorso.
I due veronesi coinvolti sono attivi a San Bonificio ma risiedono in altri due comuni del Veronese. Le iniziali dell'uomo sono G.B. ed è un residente a San Martino Buon Albergo del '79. Fermata però anche la sorella, iniziali L.B., classe '89, residente a Colognola ai Colli.

Noemi di Leonardo e Sirio Tesori su BolognaToday hanno ricostruito l'intera vicenda. Tutto sarebbe partito da un'indagine della Procura di Milano sugli autori di alcune truffe informatiche. Questa indagine, questa estate, ha prodotto il congelamento dei conti dei malviventi. Soldi che però sarebbero serviti urgentemente alla banda. Per questo sarebbe stato organizzato il rapimento di un imprenditore di 41 anni, un ternano domiciliato a Bologna, ma con la residenza in Polonia. L'uomo sarebbe stato avvicinato dai due veronesi e, con la scusa di un colloquio di affari, sarebbe stato convinto a spostarsi nel suo ufficio di Milano. Nel tragitto tra la stazione e l'ufficio, l'uomo doveva essere rapito da un gruppo di malviventi ingaggiati dagli organizzatori del sequestro. La vittima doveva poi essere nascosta, torturata e costretta a pagare un'ingente somma di denaro per salvarsi. Il piano è stato però scoperto in anticipo dai carabinieri milanesi e bolognesi, i quali sono intervenuti prima che il rapimento venisse compiuto. Le intenzioni della banda erano comunque molto concrete, dato che i militari hanno trovato tutto il materiale che avrebbero utilizzato nel sequestro di persona: stun gun (storditore elettrico), una manganello telescopico, bende, passamontagna, guanti e cellulari con schede telefoniche dedicate.

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