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Cronaca San Martino Buon Albergo / Piazza del Popolo

Tangenti e appalti truccati. Società veronese nel mirino delle Fiamme Gialle

Otto le ordinanze di custodia cautelare scattate nei confronto di altrettante persone, in merito alla vicenda dell'appalto per la gestione del bar interno al Palazzo di Giustizia torinese

Una società veronese è finita nel mirino della guardia di finanza di Torino, che lunedì mattina ha eseguito l'ordinanza del gip del tribunale del capoluogo piemontese, con la quale è stata disposta l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone, in merito alla vicenda dell’appalto per la gestione del bar interno al Palazzo di Giustizia torinese. Uno dei soggetti destinari dell'ordinanza però non è stato arrestato, in quanto i militari non sono riusciti a rintracciarlo. 

Nell'occhio del ciclone è finita la Service Companies S.r.l., che ha sede al civico 58 di piazza del Popolo, a San Martino Buon Albergo. A finire in manette sono stati l’amministratore unico e due amministratori occulti dell’azienda aggiudicataria della gara d’appalto, un dipendente del Comune di Torino, un commercialista di Modena e due intermediari a vario titolo. Le accuse mosse nei loro confronti sono quelle di corruzione, turbata libertà degli incanti e truffa aggravata ai danni del Comune di Torino. 

L’indagine, diretta da due sostituti della Procura della Repubblica coordinati dal Procuratore aggiunto del gruppo specializzato nei reati contro la Pubblica Amministrazione e condotta dai militari del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Torino, ha permesso di delineare il ruolo centrale ricoperto nella vicenda da uno degli amministratori occulti, pregiudicato per reati di mafia, della società veronese, formalmente amministrata da un prestanome a lui prossimo. Costui infatti, secondo l'ipotesi accusatoria, si sarebbe adoperato, con l’aiuto di altri corresponsabili, per favorire l’aggiudicazione dell’appalto alla ditta anche mediante la corruzione di un pubblico ufficiale preposto alla gara. 

Secondo la ricostruzione accusatoria, la turbativa della gara sarebbe avvenuta attraverso varie condotte collusive e fraudolente dei soggetti privati, favorite o non adeguatamente contrastate dal pubblico ufficiale, corrotto dapprima con la promessa e poi con la pagamento di una somma di denaro, quali:

  • le falsità o le omissioni contenute nella dichiarazione resa in sede di domanda di partecipazione alla gara (per esempio, l'omessa dichiarazione di precedente fallimento dell’amministratore, deposito di polizza fideiussoria a titolo di cauzione provvisoria emessa da un intermediario finanziario non abilitato al rilascio di garanzie nei confronti di enti pubblici, falsa dichiarazione circa la capacità dell’azienda nella somministrazione di alimenti e bevande secondo i requisiti previsti dall’articolo 7 del disciplinare di gara);
  • la sostituzione dell’offerta originaria con una nuova, dopo la rivelazione delle offerte degli altri partecipanti alla gara;
  • la predisposizione di documentazione falsa per provare il rispetto dei requisiti previsti dal bando di gara prima dell’aggiudicazione definitiva.

Poiché dalle false dichiarazioni e dalla falsa o irregolare documentazione prodotta in sede di gara è scaturito un danno per il Comune di Torino, consistito nel mancato incasso del corrispettivo dell’ appalto, dei canoni di locazione e nell’ impossibilità di riscuotere la fideiussione di 32.650 euro, è stato altresì contestato, ad alcuni degli arrestati, anche il reato di truffa ai danni dell'ente pubblico.

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